WHAAAT?

Un bimbo che ride impara più in fretta

Più coinvolto nell'ambiente circostante e in quello che succede, un bambino che ride riesce a imparare le cose più rapidamente

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WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Le risate dei bambini sono divertenti e contagiose, dicono. O perlomeno è la conclusione alla quale probabilmente sono giunti molti di coloro che sono incappati in rete in video virali in stile “Provate a non ridere”, in cui un bimbo felice trascina nella sua allegria l’intera famiglia.

Decisamente più interessante però è una nuova scoperta, che alle risate attribuisce un altro merito ancora: quello di essere d’aiuto all’apprendimento del bimbo stesso. La scoperta è di un gruppo di scienziati francesi, che dalle pagine di Cognition and Emotion spiegano come un bambino possa imparare più rapidamente e con più facilità a svolgere un compito proprio in relazione alle risa e alle emozioni positive che le accompagnano.

Partendo dal presupposto che risate e divertimento aiutano i ragazzi più grandi nell’apprendimento, gli scienziati si sono chiesti perché mai non avrebbe dovuto funzionare anche per i piccoli, bambini di 18 mesi in questo caso. Così hanno imbastito il loro studio: di fronte al gruppo di bambini un adulto doveva cercare di raggiungere un giocattolo, sfruttando un attrezzo apposito per afferrarlo.

Una volta “catturato” il giocattolo, la scena continuava con l’adulto che lo faceva cadere in maniera goffa, fingendo di non farlo apposta e scatenando le risate di una parte dei bambini mentre gli altri rimanevano seri. Proprio quei bambini, quelli che hanno riso di fronte alla “disavventura”, sono stati più facilmente in grado di ripetere l’azione con successo. Usando lo strumento per raggiungere, e prendere, il gioco, con migliori risultati rispetto ai loro coetanei che invece erano rimasti impassibili.

Ma quale può essere la motivazione? La relazione tra risate e apprendimento non è chiara al 100%, premettono gli scienziati, ma ci sono un paio di teorie che si stanno facendo strada. La prima è legata al fatto che i bambini con temperamento più allegro sono anche quelli che più facilmente si fanno coinvolgere dall’ambiente che li circonda e da ciò che succede intorno a loro. In questo modo, poi, sono più abili nel replicare quello che hanno osservato. Se tutto ciò sia legato a migliori abilità sociali o capacità cognitive, anche questa è una teoria ma è tutto da vedere.

La seconda spiegazione messa sul tavolo dai ricercatori chiama in gioco la chimica del nostro cervello. È risaputo infatti che le emozioni positive, quelle che prova un bimbo divertito e che ride, possono aumentare il livello di dopamina nel cervello. Si tratta di un neurotrasmettitore, ampiamente studiato dalla scienza per esempio nelle ricerche sulla felicità, che viene rilasciato in risposta a stimoli (non necessariamente solo fisiologici) positivi, di ricompensa o legati alla motivazione. Rilascio che ha, come conseguenza, un effetto positivo sulla capacità umana di imparare nuove abilità e nuovi concetti.

“L’effetto che abbiamo osservato nei bimbi, perciò, potrebbe essere un risultato più generico legato alle emozioni positive e non alla risata di per sé”, precisano quindi gli scienziati. Aggiungendo che, in attesa di ulteriori scoperte che ci chiariscano il meccanismo con più completezza, se state insegnando ai vostri figli a usare il vasino o altri compiti ingrati potreste provare a ridere nel frattempo, e rendere l’esperienza qualcosa di positivamente stimolante. Non si sa mai, magari aiuta e tutto il processo diventa più rapido. (Poi fateci sapere)

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: li yong, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".