SALUTE

Midollo osseo, solo l’1% degli under 55 è donatore

Sabato 26 settembre nelle principali piazze italiane la campagna "Ehi, tu! Hai midollo?", in collaborazione con ADMO e Federazione VIP ViviamoInPositivo Italia ONLUS

ehituhaimidolloSALUTE – Fra l’intera popolazione italiana fra i 18 e i 55 anni, che secondo i dati Istat corrisponde a circa 31 milioni di persone, solo poco più dell’1%, precisamente 357.253 persone, è donatore di midollo osseo. Si parla ovviamente di “potenziali donatori”, cioè di persone che hanno dato la loro disponibilità, facenti capo a 77 Centri Donatori e a 17 Registri Regionali. Quelli che hanno effettivamente donato nel 2014 sono però stati molti meno: 169 persone: 121 uomini e 48 donne. Nel mondo invece, i potenziali donatori di midollo osseo nel 2015 sono 26 milioni. Sono i dati raccolti nell’ultimo report annuale del Registro Nazionale Donatori di Midollo Osseo.

Questi numeri però non sono poi così tanti. Domani, 26 settembre le principali piazze italiane ospiteranno la campagna “Ehi, tu! Hai midollo?“, in collaborazione con ADMO e Federazione VIP ViviamoInPositivo Italia ONLUS, per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di questo tipo di donazione.

Perché donare il midollo osseo
Per chi soffre di alcune malattie del sangue o di certi tumori, come per esempio forme gravi di leucemia, o di alcune malattie genetiche, l’unica strada percorribile per tentare di guarire è subire un trapianto di cellule staminali emopoietiche, che sono le cellule staminali che differenziandosi danno origine poi a tutte le cellule del sangue, e che si trovano appunto nel midollo osseo. Il problema è che non basta avere del midollo: quest’ultimo deve essere compatibile fra donatore e ricevente, e le percentuali di compatibilità non sono certo elevate. Fra fratello e sorella per esempio questa compatibilità sussiste solo in 1 caso su 4. Basta un semplice conto della serva per capire che l’1% di italiani donatori non è un numero così rassicurante per chi si trova davanti una diagnosi di leucemia.

È un dato assai significativo inoltre, che la maggior parte delle trasfusioni effettuate nel 2014 su pazienti italiani provenissero da donatori europei ma non italiani, un incremento notevole rispetto a 10 anni fa.

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Come avviene la donazione? Ci sono conseguenze per il donatore?

Se hai dai 18 ai 40 anni, pesi più di 50 chilogrammi e non sei affetto da malattie del sangue o da altre gravi forme infettive (AIDS, HIV, epatite), puoi dare la tua disponibilità e puoi essere chiamato a donare fino al compimento dei 55 anni. Si può donare in due modi: sottoponendosi a un intervento chirurgico sotto anestesia della durata di circa 45 minuti, dove si estrae il midollo dalle ossa del bacino, oppure grazie all’estrazione dil sangue periferico. Non vi sono rischi per il donatore, se non quelli eventuali dovuti all’anestesia generale. Normalmente il prelievo comporta solo un lieve dolore nella zona del bacino, che tende a sparire in pochi giorni. Dopo 4 settimane circa il midollo prelevato al donatore si ricostruisce completamente, come prima del trapianto.

I trapianti da non consanguinei sono fondamentali

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Come si sottolineava, i casi in cui il midollo di un consanguineo è compatibile sono pochi: in media il 25% del totale. Nel 75% dei casi è necessario ricorrere a una persona fuori dalla famiglia, spesso a un estraneo. Dal 2000 a oggi i trapianti di midollo fra non consanguinei sono rimasti stabili, circa 200 interventi l’anno, mentre sono aumentati moltissimo quelli da sangue periferico.

Calano i giovani e pochi donatori al sud

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A parte la Sardegna, che vanta il miglior indice regionale di donatori sul totale della popolazione adulta (2,29% dei 18-55 enni), al sud Italia i donatori iscritti sono molti di meno rispetto al centro-nord: in Campania addirittura solo l0 0,1%.

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Un ultimo fattore significativo è il calo negli ultimi anni di giovani potenziali donatori, specie nella fascia di età dai 26 ai 35 anni, dimezzati dal 2003 a oggi, mentre aumentano i donatori più “anziani”, specie gli over 45, raddoppiati in 10 anni.
@CristinaDaRold

Leggi anche: Più allattamento al seno, meno leucemia. E quindi?

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.