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Le farfalle come OGM naturali

I geni di alcune vespe parassite si sono integrati nel genoma di molte specie di farfalle e le proteggono dall'azione di virus patogeni

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SCOPERTE – Nel genoma di molte specie di farfalle come la studiatissima monarca (Danaus plexippus) esistono geni originari di vespe parassite, geni che sono stati acquisiti tramite un virus veicolato dalle vespe stesse e che, ormai “addomesticati”, si sono integrati nel DNA. Oggi quei geni svolgono un ruolo importante, spiegano i ricercatori in un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLoS Genetics, proteggendo le farfalle, ormai OGM “naturali”, da altri virus patogeni.

Tra le farfalle e tarme ospiti che oggi possiedono questi virus integrati nel DNA, oltre alla monarca, vi sono il baco da seta (Bombyx mori), la cosiddetta fall armyworm (Spodoptera frugiperda) e il beet armyworm (Spodoptera exigua), noto e vorace insetto infestante. I punti fondamentali della scoperta sono due: da una parte la produzione di insetti GM assume tutto un altro aspetto visto che insetti simili esistono già in natura, frutto dell’evoluzione. Dall’altra ora sappiamo che i geni introdotti in una determinata specie possono continuare a viaggiare, e una volta integrati a essere trasferiti di specie in specie anche a distanza.

Come fanno i geni a integrarsi? Quando si riproducono, le vespe parassite braconidi (famiglia Braconidae) depongono le proprie uova all’interno dei bruchi e vi iniettano un “virus gigante”, un bracovirus, che compromette le difese immunitarie dell’ospite. I bracovirus sono in grado di integrarsi nel DNA dei bruchi parassitati e così facendo possono controllare il loro sviluppo, permettendo alle larve di colonizzare il nuovo ambiente nel modo più vantaggioso per loro.

I geni integrati identificati dal gruppo di ricerca di Laila Gasmi (Università François-Rabelais) non sono resti di poco conto e alcuni sono originari delle vespe stesse: i risultati dello studio hanno mostrato che aiutano le farfalle e le tarme a proteggersi da altri virus diffusi in natura, come il baculovirus. Se consideriamo le decine di migliaia di specie di braconidi a noi note (ognuna associata a uno specifico bracovirus), secondo la ricerca, virtualmente ogni specie di lepidottero potrebbe essere parassitata.

La nuova scoperta porta con sé anche un elemento più preoccupante, sottolineando i rischi del trasferimento di geni: nel caso si decida di produrre vespe parassitoidi GM, i geni introdotti artificialmente (che esprimano ad esempio la resistenza agli insetticidi) potrebbero involontariamente arrivare ad altre specie di insetti, trasferendo a loro quella stessa resistenza.

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: Joyce cory, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".