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Quanto inquinamento respiriamo?

Ecco quanto le nostre città superano i limiti fissati dalle normative Europee.

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APPROFONDIMENTO – Sono sempre scandali come quello recente della Volkswagen ad allarmare l’opinione pubblica sui rischi dell’inquinamento atmosferico dovuto alle automobili, quando in realtà questo problema è ben più grande, anche se se ne parla poco. In Italia (dati Istat relativi al 2012) abbiamo il secondo tasso di motorizzazione più alto d’Europa: 621 automobili ogni 1000 abitanti. Davanti a noi solo il Lussemburgo, mentre la media europea è 487 auto per 1000 abitanti.
Ovviamente il punto non è solo – come ci insegna il caso Volkswagen – quante auto possediamo, ma quanto queste inquinano, sia in termini di emissioni vere e proprie, che di usura di freni e pneumatici. Ebbene, secondo un report di Legambiente datato gennaio 2015, dal titolo evocativo “Mal’aria”, l’Italia è uno dei paesi dove la situazione è più critica a livello europeo, per quanto riguarda il PM10, il PM2,5 e l’ozono, come si evince dai dati dell’ultimo “Rapporto sulla Qualità dell’aria 2014” pubblicato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente.

E pare che siamo anche recidivi. Forse non tutti sanno che a causa degli altissimi livelli di inquinamento atmosferico l’Italia è stata al centro di una procedura d’infrazione a causa della “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE”. Ben 19 zone italiane, da nord a sud della penisola, hanno registrato importanti violazione dei limiti imposti dall’Europa. Non è la prima volta che succede: già nel 2012 eravamo stati condannati a una sanzione relativa al periodo 2006-2007, per superamenti dei limiti in ben 55 zone italiane. Come riporta Legambiente, il dato più scoraggiante è che in 13 di queste 55 aree sono stati registrati superamenti per quanto riguarda il PM10 anche nei 4 anni successivi, dal 2008 al 2012.

Per il PM10 il limite fissato dall’Europa con in DL 15/2010 è di 50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte nel corso di un anno. Per quanto riguarda il PM2.5 invece il limite è di 25 microgrammi per metro cubo, una soglia fissata con la Direttiva Europea 2008/50/CE. Ebbene, nel 2014 ben 33 capoluoghi di provincia hanno superato le 35 giornate fissate come limite per quanto riguarda il PM10. A Frosinone maglia nera: con ben 110 superamenti.

Schermata 2015-10-06 alle 08.48.23Per visualizzare l’intera infografica clicca qui.

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni

La situazione è la medesima da nord a sud. Limitandoci al PM10, in Veneto, solo a Belluno non ci sono stati superamenti, mentre in Lombardia il 68% delle centraline urbane ha superato il limite, fra cui le centraline urbane di Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Monza e Pavia. In Piemonte la percentuale è del 50%, in Campania del 44% e a Benevento e Avellino tutte le centraline hanno superato i 35 giorni di superamento. Nel Lazio li superano il 33% delle centraline e in Emilia il 30%.

Il punto nevralgico di tutto questo però è l’aspetto epidemiologico: l’inquinamento ambientale è fondamentalmente un problema di sanità pubblica. L’’talia nel 2011 era il primo paese europeo per numero di morti premature dovute a inquinamento da ozono, con circa 3400 vittime, e al secondo posto per morti da PM2.5 (circa 64 mila vittime). Sempre secondo quanto riporta Legambiente, 9 europei su 10 residenti in centri urbani sarebbero esposti a livelli di polveri sottili più elevati di quelli imposti dalla legge.
Certo, non è solo colpa delle automobili. Secondo elaborazioni di Legambiente su dati ISPRA, per quanto riguarda ad esempio il PM10, il trasporto su strada inciderebbe per il 16%, mentre il riscaldamento domestico per il 41%.

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Per visualizzare l’infografica interattiva clicca qui.

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni

@CristinaDaRold

Leggi anche: Quale auto inquina meno?

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: Friends of the Earth Scotland, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.