ATTUALITÀ

Margherita Maiuri, “Miglior debutto nella ricerca”

"Ho potuto mettere la firma su pubblicazioni importanti e questa è la prova del fatto che si fa una buona scienza anche nel nostro paese"

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ATTUALITÀ – L’avevamo incontrata e intervistata a Princeton, nella bella cornice del campus universitario del New Jersey in una mattinata piovosa di qualche settimana fa. Oggi Margherita Maiuri, classe 1987, si trova a Roma per ricevere dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il prestigioso premio come miglior debutto nella ricerca agli Eni Award.

Il premio viene assegnato ogni anno ai ricercatori con meno di 30 anni che hanno conseguito il dottorato in un ateneo italiano, discutendo una tesi nell’ambito delle due principali aree di interesse di Eni Award, ovvero energia e ambiente. L’edizione 2015 è tutta al femminile, infatti, oltre a Margherita, Daniela Meroni, ricercatrice dell’Università di Milano, si è aggiudicata una medaglia appositamente coniata dalla Zecca dello Stato e un premio in denaro di 25.000 euro.

Margherita Maiuri ha origini partenopee ma ha vissuto a Milano da quando, nel 2005, si è iscritta all’università. Dopo una laurea in ingegneria fisica e un dottorato al Politecnico di Milano, lavora al Dipartimento di Chimica della Princeton University da ormai un anno a un progetto sulle energie rinnovabili. In particolare la giovane ricercatrice sta cercando di dare il suo contributo nell’ambito del fotovoltaico, studiando i fenomeni naturali per applicare gli stessi principi nella realizzazione di impianti per lo sfruttamento dell’energia solare.

L’abbiamo intervistata sui divani della grande sala di ingresso del Dipartimento di Chimica, sotto a una rappresentazione artistica degli orbitali atomici. “Quello che facciamo si chiama spettroscopia ultraveloce su sistemi laser – sorride Margherita. In pratica mandiamo degli impulsi di luce sulle molecole, come se le fotografassimo con dei flash, per cercare di capire come si muovono”. L’obiettivo finale è riuscire a imitare il comportamento di sistemi naturali, come le foglie degli alberi durante la fotosintesi.

Il team di Margherita lavora su scale temporali molto ridotte, si parla di un milionesimo di miliardesimo di secondo. Per produrre impulsi di luce di così breve durata, oltre ai laser, servono anche sistemi particolari, che gli stessi ricercatori hanno messo a punto. “Quando sono arrivata qui ho iniziato a costruire un apparato ottico – ricorda Margherita. Adesso che è quasi ultimato sto cercando di studiare nuovi sistemi artificiali, in modo da produrre materiali biosintetici in grado di imitare quelli naturali”.

Questa ricerca rappresenta la prosecuzione della tesi di dottorato che le è valsa il premio Eni, oltre alla pubblicazione su riviste come Science e Nature Materials. “Ho avuto un’esperienza felice durante il mio dottorato a Milano, sono venuta qui perché ho conosciuto un professore che mi ha offerto di proseguire le mie ricerche ma ho lavorato bene anche in Italia. Ho potuto mettere la firma su pubblicazioni importanti e questa è la prova del fatto che si fa una buona scienza anche nel nostro paese. Posso dire senz’altro che sono a Princeton grazie al mio percorso di dottorato”.

Per quanto riguarda i progetti futuri, mentre Margherita è certa di voler continuare a fare ricerca, ancora non ha le idee chiare sul posto in cui vorrebbe farla: “Princeton è un piccolo centro, la mia vita qua è molto diversa da quella che conducevo a Milano. Tutto ruota intorno al campus, è una condizione perfetta per chi vuole lavorare perché puoi sempre migliorarti attraverso il contatto con ricercatori provenienti da ogni parte del mondo e collaborare in modo molto facile e veloce, ma mi piacerebbe anche poter continuare queste ricerche in Italia”. Quelle che è sicuro è che per i prossimi due anni rimarrà a Princeton, e poi tornerà in Italia per un anno per concludere il suo progetto sulle energie rinnovabili.

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Viola Bachini
Mi occupo di comunicazione della scienza e della tecnologia. Scrivo su giornali e riviste, collaboro con case editrici di libri scolastici e con istituti di ricerca per la comunicazione dei risultati al grande pubblico. Ho fatto parte del team che ha realizzato il documentario "Demal Te Niew", finanziato da un grant dello European Journalism Centre e pubblicato in italiano sull'Espresso (2016) e in spagnolo su El Pais (2017). Sono autrice del libro "Fake people - Storie di social bot e bugiardi digitali" (Codice - 2020).