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Empatia e dolore sono regolati da circuiti cerebrali comuni

Si tratta dell'insula anteriore e della corteccia del cingolo anteriore. La scoperta arriva dall'analisi di dati di neuroimaging

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RICERCA – Empatia e dolore sono regolati in parte dagli stessi circuiti cerebrali. Questa la scoperta effettuata da un team di neuroscienzati dell’Università di Vienna che ha pubblicato i risultati su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Cos’è l’empatia? La capacità di porsi nello stato d’animo di un’altra persona, una vera e propria simulazione di quello che prova l’altro. Da tempo si studia la partecipazione al dolore ed è noto, grazie ad analisi con risonanza magnetica funzionale, che l’empatia attiva due aree del cervello coinvolte anche durante il dolore vissuto in prima persona, chiamate insula anteriore e corteccia del cingolo anteriore. Alcuni ricercatori dell’Università di Vienna sono quindi partiti dall’ipotesi che l’empatia possa essere una simulazione cerebrale del dolore di un’altra persona, come l’evocazione di un sentimento allo stesso modo di quando lo si prova.

Da questa ipotesi basata sui soli dati di neuroimaging, i ricercatori hanno cercato di definire meglio la dipendenza fra empatia e sensibilità al dolore. Esistono infatti delle aree che vengono attivate dal dolore ma anche da input totalmente differenti. Per riuscire ad analizzare solo il fenomeno interessato, il team ha effettuato la risonanza magnetica funzionale anche su un gruppo di 102 persone a cui era stato somministrato un antidolorifico placebo. In questo modo, le persone di questo gruppo che erano soggette a uno stimolo doloroso, “percepivano” un dolore molto inferiore rispetto al controllo. Non solo, ma risultava minore anche l’attivazione dell’insula anteriore e del cingolo anteriore mediale.

Il dato interessante è che una riduzione simile nelle stesse aree è stata osservata nei soggetti che avevano subito analgesia placebo, durante i test per valutare l’empatia dei soggetti, che a sua volta si è rivelata ridotta. Per approfondire il fenomeno i ricercatori hanno effettuato un secondo esperimento, nel quale hanno somministrato ad alcuni soggetti prima un’analgesia placebo e in seguito del naltrexone, un antagonista di oppioidi endogeni in grado di bloccare l’effetto placebo. Come ci si aspettava, le risposte al dolore dopo l’assunzione di naltrexone erano tornate a livello normali e lo stesso effetto è stato osservato durante la misurazione della risposta empatica.

Da questo studio si è quindi confermata la relazione tra empatia e dolore e in particolare che parte dei circuiti cerebrali che regolano i due sentimenti sono comuni. Studi successivi saranno necessari per comprendere meglio i tratti distintivi dei due processi e come utilizzare queste informazioni per futuri trattamenti farmacologici.

@FedeBaglioni88

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Crediti immagine: Geralt, Pixabay

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88