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Come il cervello sceglie di dimenticare alcune cose

Mantenere i percorsi di associazione che fanno ricordare i concetti è molto costoso: così entrano in gioco i neuroni, che fanno da freno

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SCOPERTE – Se avete visto il film Pixar Inside Out, vi sarete certamente messi a fantasticare su quali meccanismi nel nostro cervello stabiliscono che una certa informazione va mantenuta, un’altra eliminata per fare spazio e via dicendo – probabilmente vi siete anche chiesti chi nella vostra testa ha deciso che una certa canzone deve tornarvi in mente nei modi meno opportuni. Certo, perché il cervello umano può contare non solo su strategie per imparare e memorizzare concetti, ma anche su altre che si occupano letteralmente di dimenticare ciò che non serve.

Ora alla Lund University svedese i ricercatori hanno indagato il meccanismo a livello cellulare, spiegando un fenomeno che risultava piuttosto ostico da capire. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista PNAS. La premessa dello studio è che un qualsiasi essere umano o animale è in grado di associare un segnale luminoso o un suono a uno “sbuffo” d’aria negli occhi. Quest’ultimo fa sbattere la palpebra e, per collegamento, porta poi il soggetto a sbatterla quando sente il suono o vede il segnale luminoso. L’aspetto strano è che quando questi due stimoli vengono presentati insieme (e associati all’aria) il meccanismo di apprendimento non migliora rispetto a quando compaiono singolarmente. Al contrario, peggiora.

Due stimoli ottengono risultati peggiori rispetto all’azione di uno solo: sembra poco sensato, “ma crediamo che il motivo sia proprio che il cervello cerca di risparmiare energie”, spiega il neuroscienziato Germund Hesslow. Insieme al collega Anders Rasmussen, che ha lavorato allo studio, Hesslow aveva già dimostrato che una volta che il cervello ha appreso una determinata associazione (e la ha padroneggiata a sufficienza) si attivano alcuni neuroni che si comportano come dei freni rispetto al processo di apprendimento. Niente più nozioni nuove, insomma. Quando le associazioni apprese sono due, questo freno diventa ancora più potente: il risultato è che dimentichiamo le cose, anche se “solitamente si tratta di un processo solo temporaneo”, precisa Hesslow.

Ma è così costoso continuare a ricordare? Sì: mantenere i percorsi di associazione tra un elemento e l’altro richiede un notevole dispendio energetico da parte del cervello, che notoriamente è un grande ottimizzatore, ed è questo che innesca il freno, secondo gli scienziati. La scoperta è arrivata da ricerche condotte su modelli animali, per ora, ma Hesslow e i colleghi sono fiduciosi che per il nostro cervello sia lo stesso.

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: GerryShaw, Wikimedia Commons

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".