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Report OCSE, ecco i numeri del mercato farmaceutico

OggiScienza racconterà in 4 puntate il nuovo report di OCSE "Health at a Glance 2015". Prima puntata: la spesa farmaceutica oggi, fra consumi e ricerca

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SPECIALE NOVEMBRE – Il 4 novembre scorso l’OCSE ha pubblicato il suo report annuale Health at a Glance 2015, la più grande raccolta di dati sanitari che propone un confronto al livello mondiale. OggiScienza ha deciso di provare a raccontare alcuni di questi dati, che sono aggiornati all’anno 2013 in una serie di 4 puntate: la spesa farmaceutica nei Paesi OCSE, le cosiddette “risorse umane”, cioè la situazione di medici e infermieri, la questione dell’accesso alle cure, e infine come sta la popolazione più anziana, e chi si sta prendendo cura di questo gruppo di persone, che sono sempre di più e che nella maggior parte dei casi vivono con malattie croniche.

Dal 1990 a oggi – raccontano i dati OCSE – la spesa farmaceutica è diminuita e al momento ci si assesta in media intorno ai 515 dollari pro capite all’anno. Le differenze fra i Paesi però fanno riflettere: si passa dai 1026 dollari pro capita degli Stati Uniti ai 240 della Danimarca. L’Italia si colloca leggermente sopra la media, con 572 dollari a persona per la spesa farmaceutica. Rispetto a 25 anni fa, nel mondo si spende il 3,2% in meno per la farmaceutica, in Italia il 3,9% in meno.

Ma se la spesa pubblica per la farmaceutica negli ultimi anni è leggermente diminuita, la spesa pubblica nel suo complesso nei Paesi OCSE, almeno in media, è leggermente cresciuta dal 1990 a oggi.

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Se prendiamo come riferimento il GDP, cioè il prodotto interno lordo, la spesa farmaceutica secondo OCSE rappresenta l’1,4% del pil. L’Italia è fra i primi Paesi in “classifica” con l’1,6% del pil speso in farmaceutica, ma anche qui le differenze all’interno del gruppo OCSE sono notevoli. Si osserva per esempio che il nord Europa in proporzione spende molto poco in questo settore, e in molti casi come Danimarca, Lussemburgo, Norvegia, Olanda e Islanda, addirittura meno dell’1% del pil.

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Nel frattempo cresce la ricerca farmacologica, quella privata delle case farmaceutiche, tanto che dal 1990 a oggi è addirittura raddoppiata. Nel 2011 il settore dell’industria ha investito 92 miliardi di dollari (dato OCSE) in ricerca e sviluppo, cioè il 10-15% dei loro redditi. Cinquanta miliardi sono stati spesi sempre nel 2011 negli Stati Uniti, 11,5 miliardi in Giappone, 5,2 miliardi in Germania e 3,7 in Francia.
Se consideriamo come parametro la percentuale di GDP spesa in ricerca e sviluppo (R&S, research and development) dai Paesi OCSE però, troviamo al primo posto la Svizzera, seguita da Belgio, Slovenia e Danimarca. Dal 2000 a oggi le industrie farmaceutiche e biotech statunitensi hanno investito in R&D l’85% in più, il Giappone il 76% in più e l’Europa nel suo complesso il 38% in più.

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Anche se investiamo di più, non significa tuttavia che stiamo immettendo sul mercato in proporzione più farmaci, come dimostra il caso degli Stati Uniti, il colosso della farmaceutica a livello mondiale. Sebbene il numero di farmaci approvati dall’FDA sia raddoppiato dal 1970 a oggi, il numero di farmaci per miliardo di dollari investiti è diminuito. A parità di denaro investito in ricerca e sviluppo dunque, oggi si approvano meno farmaci.

Anche se produciamo meno farmaci nuovi rispetto a 15 anni fa, comunque, ne consumiamo in maggiore quantità. Sempre secondo i dati OCSE dal 1990 a oggi i Paesi ricchi hanno visto raddoppiare il consumo di farmaci per l’ipertensione, triplicare quello di farmaci per il colesterolo (anche per un’attenzione maggiore al problema e un abbassamento delle soglie considerate a rischio), raddoppiare l’uso di medicinali per il diabete e un notevole aumento del consumo di antidepressivi.

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@CristinaDaRold

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Crediti immagine: Victor, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.