AMBIENTE

5 anni dopo Deepwater Horizon, gli effetti sui tursiopi di Barataria Bay

Calati il successo riproduttivo e la sopravvivenza: i risultati degli studi indipendenti cominciano a chiarire gli effetti del disastro ambientale, causato dall'esplosione della piattaforma British Petroleum

dolphin-with-oil-barataria-bay-la-aug2010_ladfw_mandy-tumlin_472AMBIENTE – Anche se il petrolio non si vede più, i danni causati dall’esplosione di Deepwater Horizon diventano sempre più chiari via via che le ricerche indipendenti finanziate in loco pubblicano i loro risultati, insieme a quelli di grandi enti che si occupano di monitoraggio ambientale. L’ultimo è uno studio della NOAA (National Oceanic and Athmospheric Administration) su Proceedings of the Royal Society, che ha valutato il successo riproduttivo e il tasso di sopravvivenza dei tursiopi che vivono a Barataria Bay, la baia della Louisiana sud-orientale che a causa dell’incidente fu pesantemente inquinata, con conseguenze devastanti su ecosistemi come le paludi salmastre e le acque costiere, che ospitano numerosissime specie animali e vegetali.

Dall’incidente del 20 aprile 2010, il più grande disastro ambientale ad aver colpito gli Stati Uniti, sono trascorsi più di cinque anni, durante i quali gli scienziati NOAA hanno monitorato con continuità lo stato di salute delle specie locali. Tra queste ci sono i tursiopi: già nel 2011, un anno dopo l’esplosione, tra quelli che erano entrati in contatto con il petrolio c’era un’alta prevalenza di patologie polmonari e disfunzioni surrenali. L’ultimo monitoraggio ha permesso di constatare che solo il 20% tra i tursiopi controllati con una gravidanza in corso è riuscito a portarla a termine (una percentuale allarmante, considerato che in altre baie non inquinate come Sarasota Bay, in Florida, il tasso di successo raggiunge l’83%).

Nell’agosto 2011 il delfino Y35 di Barataria Bay, una femmina, sembrava in buone condizioni di salute. In base agli ultrasuoni risultava in corso una gravidanza e l’inquinamento da greggio non pareva aver avuto effetti sul peso dell’animale o sulle condizioni dei suoi polmoni. Ma ad attirare l’attenzione dei veterinari c’erano i livelli di ormoni dello stress, quelli responsabili dei comportamenti che si verificano, ad esempio, in presenza di un predatore. E che spingono tramite una cascata ormonale alla fuga o al combattimento, la cosiddetta risposta fight or flight. Quelli di Y25 erano sorprendentemente bassi.

Di fronte a una situazione di pericolo o stress considerata “normale”, come appunto il rischio di un predatore, la presenza di questi ormoni aiuta gli animali a prendere una decisione e a gestire il problema. In caso di livelli molto bassi si parla di ipoadrenocorticismo, una condizione medica molto nota ma che non era mai stata osservata prima in un tursiope: Y35, che ne soffriva, è stata avvistata l’ultima volta nel febbraio 2012, un paio di settimane circa prima della data in cui avrebbe dovuto partorire. Molto probabilmente è morta insieme al suo piccolo.

Questo trend nel tasso di sopravvivenza e nel successo riproduttivo è diventato a oggi una costante nei tursiopi di Barataria Bay, spiegano i ricercatori: solo due dei dieci cetacei che nel 2011 erano in gravidanza hanno poi avuto piccoli che sono riusciti a sopravvivere. Una delle femmine ha affrontato due gravidanze di fila, terminate entrambe con morte prematura del piccolo in utero. Almeno la metà di questi tursiopi soffriva di patologie ai polmoni a causa del petrolio, mentre le due femmine che sono riuscite a portare a termine la gravidanza con successo erano quelle le cui condizioni di salute erano meno precarie. Tra l’estate 2010 e la fine del 2011 c’è stato il più alto numero di morti di tursiopi (i cui corpi sono arrivati a riva portati dalla corrente) mai registrato in Louisiana.

Se l’ipoadrenocorticismo non era stato mai osservato prima nei tursiopi, negli esseri umani è una condizione nota e quando colpisce una madre in gravidanza mette in pericolo di morte lei e il bimbo in arrivo. Nel 1989, in occasione del disastro ambientale della petroliera Exxon Valdez nel golfo dell’Alaska, altri ricercatori avevano scoperto come nelle lontre marine entrate a contatto con il petrolio erano aumentati i casi di gravidanze fallite e morte prematura dei piccoli. Probabilmente dovranno passare decenni prima di avere un quadro più chiaro sulla situazione, ma una cosa è certa, dicono gli scienziati: le conseguenze sulla popolazione di tursiopi di Barataria Bay sono state estremamente gravi e abbiamo solo cominciato a comprenderle.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Deepwater Horizon, l’impatto sugli abitanti della costa

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Louisiana Department of Wildlife and Fisheries/Mandy Tumlin

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".