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Scoperta in Cina una nuova forma di resistenza agli antibiotici

Il problema della resistenza agli antibiotici è serio e di difficile soluzione. Ora è stato scoperto il gene responsabile della resistenza alla colistina, antibiotico di ultima generazione

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SCOPERTE – Scoperto un gene che rende i batteri resistenti all’antibiotico colistina, largamente usato negli allevamenti. L’allarme è stato lanciato da un team di ricercatori cinesi attraverso uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases.

La resistenza agli antibiotici è un problema sempre più evidente e non a caso dal 2008 si celebra il 18 Novembre la Giornata Europea degli Antibiotici. Un’occasione per sensibilizzare la popolazione sull’importanza degli antibiotici e soprattutto per limitare ed evitare di renderli un’arma “spuntata”.

La resistenza agli antibiotici è un meccanismo di difesa che i batteri utilizzano per sopravvivere. Esiste quella innata che riguarda quei batteri, come i micoplasmi, che non sono suscettibili ad alcun antibiotico a causa di alcune caratteristiche fisiche, come la mancanza della parete cellulare. La più studiata, però, è la resistenza acquisita che in genere si presenta dopo l’esposizione all’antibiotico: il batterio cambia per mutazione spontanea o annessione di DNA esterno (come vettori plasmidici), inattivando o allontanando l’antibiotico o modificando il target dell’antibiotico stesso.

Si tratta, dunque, di un fenomeno naturale, ma che diventa sempre più un problema: ogni anno solo in Europa le morti per infezioni dovute a resistenze agli antibiotici sono 25 000 (per esempio a causa di polmoniti e tubercolosi).

Perché il problema è così grave? Come detto, il cattivo utilizzo degli antibiotici rappresenta uno dei principali scogli da superare, come testimoniano i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui sono tante le informazioni scorrette a riguardo. Dalle analisi condotte in 12 Paesi è infatti emerso che 3 persone su 4 pensano che la resistenza agli antibiotici che li rende inefficaci sia una “reazione del corpo”, quando è invece il batterio che diventa resistente al medicinale.

Molti credono di poter sospendere l’assunzione di antibiotici quando ci si sente meglio. Questo comportamento è invece pericoloso perché dosi sbagliate o trattamenti troppo brevi potrebbero non eradicare l’infezione, facilitando la resistenza dei batteri sopravvissuti. Una delle convinzioni più comuni (e sbagliate) è poi quella di trattare con antibiotici infiammazioni alla gola o l’influenza, anche se gli antibiotici contrastano solo infezioni batteriche.

Il problema non riguarda solo le infezioni tra persone, o tra persone e animali, ma anche quelle dovute al consumo di acqua e alimenti.

Gli antibiotici infatti sono usati molto negli allevamenti ed è proprio questo aspetto su cui si concentra l’ultimo articolo uscito su Lancet Infectious Diseases. I ricercatori hanno preso in esame una regione del Sud della Cina e hanno analizzato i batteri contenuti nella carne di maiale e pollo e alcuni pazienti in ospedale. Si è così scoperto che nel 21% degli animali e nel 15% della carne cruda era presente un gene, chiamato Mcr-1, che sembra essere responsabile della resistenza batterica alla colistina, antibiotico di ultima generazione molto usato negli allevamenti.

Non solo: il gene è stato trovato in batteri comuni e pericolosi come Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa, e gli autori dello studio hanno ipotizzato che sarebbe in grado di diffondersi facilmente tra specie e ceppi diversi. Infatti, se finora la resistenza riguardava mutazioni cromosomiche, oggi ci sono evidenze che alla base vi possa essere il trasferimento di un plasmide.

Un dato preoccupante, perché questo potrebbe facilitare la sua diffusione nel mondo, aumentando infezioni incurabili. Per scongiurare la minaccia di un’era “post-antibiotica” è necessario da un lato informare la popolazione sul corretto uso degli antibiotici e dall’altro ridurre la possibilità di diffusione dei patogeni.

@FedeBaglioni88

Leggi anche: Biofilm e antibiotici: non è un effetto collaterale

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88