IL PARCO DELLE BUFALE

Amici della Terra? Forse no, se negano il cambiamento climatico

Un dialogo sul clima con pretese epistemologiche conferma che l'ENEA produce pensatori originali e che "Amici della Terra" è un eufemismo.

IL PARCO DELLE BUFALE – Un anno fa, il Parco ringraziava l’associazione Amici della Terra perché Francesco Mauro, il suo direttore scientifico ed ex dirigente dell’ENEA, pubblicava sulla Newsletter interrogativi inquietanti sul clima. Sulla via della COP 21, Amici della Terra propone ora un dialogo immaginario fra due casalinghi di Voghera, scritto dall’ingegner Nino de Franco dell’ENEA.

Nella divulgazione e nella critica della scienza, il dialogo ha una lunga tradizione. A prima vista, questo sembra ispirarsi a Bouvard e Pécuchetdue positivisti dilettanti presi in giro da Flaubert, uno ingenuo, l’altro saputello ed entrambi volonterosi.

Dopo aver citato il commento di un fisico sulla scoperta del bosone di Higgs – una probabilità statistica – e un discorso del segretario dell’ONU sul clima, il saputello Tom dell’ing. de Franco disinganna l’ingenuo Ter che crede all’esistenza della scienza del clima. In fondo, dall’Ottocento il clima si studia in varie discipline, dall’astronomia alla zoologia. Tom non ci crede affatto. Per di più ritiene la “teoria dei cambiamenti climatici antropogenici” (non esiste: quei cambiamenti sono i fenomeni osservabili) indegna dello “status di teoria scientifica”, e pertanto incapace di giustificare follie quali il principio di precauzione e investimenti per limitare i danni che ne causeranno di ben peggiori all’economia.

Bouvard e Pécuchet descritti da Flaubert hanno una coerenza d’acciaio, invece Tom tende a contraddirsi. Sostiene di aver letto soltanto la sintesi per decisori del V rapporto IPCC, e poco dopo dice

Il rapporto IPCC è pervaso di un numero imprecisato di giudizi del tipo ‘estremamente improbabile’, ‘molto improbabile’, ‘improbabile’, ‘indecidibile’, ‘probabile’, ‘molto probabile’, ‘virtualmente certo’.

Né la sintesi né il rapporto cita “giudizi”, ovviamente, ma probabilità quantificate esattamente come quella del bosone di Higgs.

Da popperiano per sentito dire (1), Tom è convinto che gli esperimenti siano identici in tutte le discipline e, si presume, che Galileo facesse girare in casa gli astri medicei.

L’ingenuo Ter obietta:

Non si può portare una nuvola o una corrente marina in laboratorio.

Entrambe sono state “portate” in laboratorio, per esempio la prima nel progetto Cloud al CERN e la seconda in Italia e altri paesi. All’oscuro delle ricerche più recenti, mentre Bouvard e Pécuchet si aggiornano freneticamente, Tom ribatte:

Troppo facile. Se il modello poi non risponde a quanto effettivamente accade nella realtà – e capita spesso –  può essere ‘sintonizzato’ per fornire i risultati attesi, e questo ha veramente poco di scientifico.

Confonde teoria del caos e calcolo delle probabilità, ignora beatamente i modelli climatici confermati da misure compiute dagli anni Sessanta in poi e che si fanno modelli proprio in quanto esperimenti: per verificare ipotesi suggerite da osservazioni e da esperimenti di laboratorio e sul campo.

Tom:  Ma non possiamo aspettare decenni per sapere ogni volta se è finalmente confermata la teoria del cambiamento climatico antropogenico. Ecco dove serve Popper. Potrebbe essere il caso di orientare il dibattito verso la falsificazione della teoria…

Ter:   Falsificare il cambiamento climatico…?

Tom:  …individuando quale potrebbe essere l’esperimento falsificatore. Per esempio, si mette a punto il modello definitivo, su cui tutti i climatologi si dichiarano d’accordo, e con questo si prevede che la temperatura superficiale terrestre, nei prossimi anni, avrà proprio quella particolare dinamica.

L’esperimento è riprodotto nelle serre ortofrutticole ogni volta che si aggiunge CO2 all’aria per risparmiare sul riscaldamento, e confermato dai modelli che escludono a turno la forzante dei gas serra misurata sperimentalmente, dell’ENSO in fase calda o fredda misurata sul campo, o di altre variazioni naturali o meno. Così del resto insegna il “rasoio di Occam” invocato da Tom.

I due provinciali di Flaubert sono sì infarciti di preconcetti e idées reçues, ma non ricorrono mai ad argomenti ad ignorantiam né si accaniscono contro le proprie fantasie. L’ispirazione dev’essere un’altra. Stanlio e Ollio? O l’ing.Nino de Franco ha sdoppiato il dott. Francesco Mauro per meglio parodiarlo?

(1) Oltre ad aver ammesso che la sua teoria della falsificabilità era errata, Karl Popper era un fautore dei modelli predittivi, cf. in Conoscenza oggettiva, la sua distinzione tra “predizioni scientifiche condizionali” e “incondizionali”.

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