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La complessa scelta di coppia dei lupi italiani

Come fanno i lupi appenninici a scegliere il proprio partner? Secondo una nuova ricerca dell'Ispra la risposta è nel DNA

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AMBIENTE – La riproduzione sessuale è un pilastro dell’evoluzione, e la scelta del partner non può certo essere affidata al puro caso. In tutti i vertebrati esiste un pacchetto fondamentale di geni, chiamato Major Histocompatibility Complex (MHC), che esprime sulla superficie delle cellule linfatiche particolari proteine che si legano agli antigeni dei patogeni, permettendo al sistema immunitario di riconoscere la minaccia e a neutralizzarla. Il complesso MHC è molto variabile, e ci si aspetterebbe quindi che l’evoluzione favorisse l’unione tra individui che abbiano questi geni il più diversi possibile: non solo perché in teoria la prole saprebbe difendersi da più minacce, ma anche perché più gli MHC sono diversi più è improbabile che i partner siano imparentati tra loro. Alcuni esperimenti sembrano confermare in particolare questa seconda ipotesi, ma la realtà è ancora più complessa.

Se ne sono accorti i ricercatori dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che da anni monitorano la popolazione di lupo italiano grazie al DNA. La struttura sociale del lupo prevede di norma una sola coppia riproduttiva per branco, e l’animale è conosciuto per il suo eccezionale olfatto, che potrebbe essere in grado (come suggerito da altri studi) di percepire molecole indicative delle caratteristiche di ogni MHC.

Per questo il gruppo di ricerca, guidato da Marco Galaverni e coordinato da Ettore Randi, ha analizzato il DNA di 26 coppie di 19 branchi di lupo italiano (Canis lupus italicus), cercando di capire se MHC avesse un’influenza sulla scelta di coppia.

Secondo i risultati dei ricercatori, pubblicatati su Journal of Heredity, i lupi che nel complesso sono geneticamente più diversi e variabili sembrano avere un maggiore successo riproduttivo – un fenomeno noto, e chiamato vantaggio dell’eterozigote. Ma non sembra che questa scelta sia mediata dalle differenze a livello di MHC. Al contrario, sembra esserci una leggera preferenza dei lupi per gli individui con un MHC simile. Se questo segnale dovesse essere confermato in campioni più ampi (l’elusività dei lupi è affascinante ma non facilita la raccolta dei campioni) una delle ipotesi è che la particolare struttura sociale del lupo favorisca l’unione tra MHC simili. Una selezione di partner che portasse sempre a evitare accoppiamenti tra consanguinei, o inbreeding, potrebbe avere come conseguenza la scelta di un compagno con un MHC troppo diverso, che potrebbe essere un portatore sano di malattie sconosciute, e quindi da evitare. Un partner con MHC simile, invece, sarebbe meglio co-adattato alle condizioni ambientali in cui vive il branco.

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Crediti immagine: Luigi Piccirillo, Wikimedia Commons

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac