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Quei batteri laggiù…

Uno sguardo al microbioma delle donne incinte. Per scoprire che anche la flora batterica vaginale potrebbe avere un ruolo nel rischio di parto prematuro.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Lattobacilli.jpg?uselang=it

GRAVIDANZA E DINTORNI – Per la mamma tutto cambia, in gravidanza: i livelli di ormoni, il metabolismo, il peso e la forma del corpo. E anche la composizione della flora batterica della vagina, che si arricchisce ancora di più di lactobacilli, già i microrganismi più comuni in questo organo. A scoprirlo è stata poco più di un anno fa l’équipe di Roberto Romero, capo del programma sulla ricerca perinatale del National Institute of Child Health and Human Development americano, inaugurando un filone di studi dedicato proprio al misterioso mondo del microbioma materno in gravidanza. Di questo mondo, e di come potrebbe interferire con la durata della gestazione e il rischio di parto prematuro, ora sappiamo qualcosa in più, grazie a uno studio pubblicato su PNAS da un gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine, guidato dal microbiologo David Relman.

Settimana dopo settimana, per i nove mesi di gravidanza, i ricercatori hanno analizzato il microbioma di 49 donne incinte – 15 delle quali avrebbero partorito prima del tempo – prelevando campioni da quattro sedi differenti: gengive, saliva, vagina e feci. Il primo dato emerso è che la composizione della flora batterica dei diversi campioni rimane sostanzialmente stabile per tutta la gravidanza (al di fuori della gravidanza questa composizione tende a variare di più nel tempo).

Se in particolare consideriamo la vagina, Relman e colleghi ci dicono che le popolazioni di microrganismi che la abitano sono composte per lo più da lactobacilli, sono poco diversificate (cioè c’è una ridotta biodiversità) e rimangono all’incirca le stesse che si tratti del primo trimestre o dell’ultimo giorno di gestazione. In molte donne, però, con il parto c’è una rivoluzione, e questo è il secondo dato interessante. Indipendentemente da quando e da come avviene la nascita – se a termine o prematura, se per via naturale o con taglio cesareo – questa può segnare un cambiamento profondo e duraturo, anche per un anno dopo il parto, nella natura della flora batterica vaginale. Che perde un po’ di lactobacilli a favore di altri batteri, come Prevotella e Anaerococcus, diventando un po’ più simile alla flora batterica fecale.

L’ultimo risultato di rilievo riguarda il confronto tra i microbiomi delle donne che hanno partorito a termine e di quelle che hanno partorito in anticipo, prima di arrivare a 37 settimane. Queste ultime, infatti, fin dall’inizio della gravidanza avevano una flora batterica peculiare, caratterizzata da una maggiore biodiversità e più ricca di batteri Gardnerella o Ureaplasma. I ricercatori sottolineano che soprattutto per quanto riguarda Gardnerella, un’elevata abbondanza di questi microbi associata a una ridotta presenza di lactobacilli indica con forza un rischio di parto prematuro. Secondo quanto dichiarato in un comunicato stampa da uno degli autori del paper, Daniel DiGiulio, “il ruolo del microbioma nella nascita pretermine è qualcosa che si costruisce nel tempo e probabilmente affonda le sue radici già nel primo trimestre di gravidanza o addirittura nel periodo preconcezionale”.

Relman e colleghi pensano che anche il drastico cambiamento di batteri vaginali che si verifica in alcune donne dopo il parto potrebbe comportare un rischio di nascita prematura in gravidanze successive, se queste si verificano a breve distanza. Un’osservazione interessante, ma da verificare, come è ancora tutto da verificare l’eventuale significato clinico di queste informazioni. Un giorno, forse, si scoprirà che modificando la composizione del microbioma vaginale di una donna si può ridurre il suo rischio di parto prematuro. Per il momento resta il fatto che si comincia a far luce su uno dei tanti tasselli che compongono l’intricato puzzle della prematurità: una condizione unica dalle molteplici cause.

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Crediti immagine: Riccardoariotti, Wikimedia

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance