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Si può migliorare la vista usando la bicicletta?

L'attività motoria agisce sulla plasticità cerebrale legata alla visione. I risultati potrebbero servire per il trattamento di patologie come l'occhio pigro

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RICERCA – Non si tratta di una credenza popolare, ma del risultato di uno studio scientifico. Secondo infatti un articolo pubblicato sulla rivista Current Biology l’attività motoria sarebbe in grado di migliorare la plasticità del cervello, in particolare quella della corteccia visiva.

Da tempo è noto il ruolo positivo dell’attività fisica per un migliore stato di salute generale e si sa che contemporaneamente si possono migliorare le capacità cognitive, rallentando l’invecchiamento. Poco si sapeva, però, del meccanismo che sta alla base di questo fenomeno.

Due ricercatori italiani, Alessandro Sale e Claudia Lunghi, hanno cercato di indagare il funzionamento del sistema visivo e in particolare la rivalità binoculare, un particolare fenomeno per cui se si presentano due immagini diverse ai due occhi vi è un’instabilità della percezione visiva per cui le due immagini continuano ad alternarsi tra loro. La prevalenza di un’immagine o dell’altra, ovvero la durata di percezione di un segnale, può essere utilizzata per indagare la plasticità del cervello, ovvero la capacità dei neuroni di cambiare in risposta alle esperienze. Questa capacità è a livelli massimi durante lo sviluppo e scende rapidamente nella fase adulta.

Sale e Lunghi, rispettivamente ricercatori presso l’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) di Pisa e del Dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, hanno studiato il fenomeno testando la plasticità della corteccia visiva adulta in relazione all’attività motoria. È stato quindi bendato un occhio per due ore ad alcuni soggetti adulti che erano seduti o stavano pedalando su una cyclette. Già si sapeva, infatti, che coprire l’occhio dominante tende non a diminuire, ma addirittura ad aumentare il segnale percepito da quello stesso occhio chiuso.

Dai risultati dell’esperimento ciò è stato verificato, ma è anche emerso che il potenziamento della risposta agli stimoli inviati all’occhio chiuso era più forte in coloro che stavano svolgendo l’attività motoria.

Come mai? Il meccanismo ancora non è chiaro, ma sembra che possa essere dovuto ai livelli di GABA, un neurotrasmettitore che inibisce il sistema nervoso. La chiusura di un occhio, infatti, provoca la riduzione di GABA nella corteccia visiva, facendo pensare che l’attività motoria sia causa di una sua ulteriore riduzione; questa riduzione, a sua volta, comporterebbe un aumento di plasticità.

Questo studio è importante perché permette una miglior comprensione del fenomeno di plasticità cerebrale nella percezione visiva. Non solo: è una delle prime dimostrazioni degli effetti positivi dell’attività motoria in relazione alla vista e al contrasto dell’invecchiamento. E migliorare la neuroplasticità nei soggetti adulti potrebbe anche voler dire avere nuove strategie per trattare disturbi della vista, come l’occhio pigro. Questa patologia, infatti, è molto comune e non esistono attualmente terapie adatte. Poter inserire adeguati esercizi fisici come validi trattamento per il recupero della funzione visiva potrebbe essere una conquista importante.

@FedeBaglioni88

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Beverly Goodwin, Flickr

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88