SCOPERTE

Nuove scoperte sui primitivi umani della Red Deer Cave

Dopo anni trascorsi ad attendere in un museo dello Yunnan, un femore di 14.000 anni fa ha da raccontare una storia straordinaria

151217151544_1_900x600SCOPERTE – In Cina gli scienziati della University of New South Wales e dello Yunnan Institute of Cultural Relics and Archaeology hanno scoperto che un femore conservato in un museo dello Yunnan ha circa 14.000 anni, e appartiene a un’antica specie umana che si pensava estinta da molto più tempo. In base alla scoperta, riportata sulla rivista PLOS ONE, questa specie potrebbe essere sopravvissuta addirittura fino alla fine dell’ultima Era Glaciale.

L’osso è stato rinvenuto tra i resti dei Red Deer Cave People (trovati, come dice il nome, nella Red Deer Cave e nella Longlin Cave nel 2012), ovvero la popolazione preistorica più recente a noi nota che non ha grande somiglianza con gli esseri umani moderni, ma presenta un insieme di caratteristiche molto diverse tra loro e da anni si trovava nel museo in attesa d’essere studiato. A quanto pare l’osso (che apparteneva a un piccolo individuo di circa 50 chilogrammi) ha peculiarità tali da somigliare molto a femori dei più antichi membri del genere Homo, come H. abilis e H. erectus. Nonostante sia decisamente più giovane, dato che queste specie vissero oltre 1,5 milioni di anni fa.

I ricercatori per ora invitano alla cautela. “La sua giovane età suggerisce che questi umani dall’aspetto primitivo siano sopravvissuti fino a un momento tardo nella nostra evoluzione”, spiega Xueping Ji, co-autore, in un comunicato. “Ma dobbiamo essere scrupolosi, perché si tratta di un unico osso”.

Se l’ipotesi dovesse rivelarsi più concreta, renderebbe la nuova vita di questo femore decisamente controversa. In base alle conoscenze attuali, si pensa che i più giovani umani pre-moderni che vivevano nell’Eurasia continentale (Neanderthal europei e dell’Asia Occidentale e Denisoviani) siano sopravvissuti solamente fino a 40.000 anni fa, poco dopo l’arrivo dei moderni umani. “I nuovi indizi indicano la possibilità che una specie pre-moderna abbia convissuto con i moderni umani nell’Asia Orientale, ma bisognerà indagare con molta calma e con ulteriori ritrovamenti ossei a disposizione”, aggiunge Darren Curnoe, primo autore dello studio.

La scoperta dei resti nelle caverne cinesi aveva già creato scompiglio nella comunità scientifica al tempo del ritrovamento, quando si iniziò a speculare potesse trattarsi di una nuova specie, o di un gruppo ancora sconosciuto e primitivo di umani moderni, che si erano spostati fino all’attuale Cina più di 100.000 anni or sono. La nuova scoperta, precisano gli scienziati, ancora una volta ci indica che almeno una parte delle ossa delle caverne cinesi potrebbe appartenere a una misteriosa specie pre-moderna.

I crani della Longlin Cave, ipotizzano ancora, potrebbero essere appartenuti a un ibrido tra gli umani moderni e un gruppo arcaico ancora sconosciuto alla scienza. Forse proprio quello cui appartiene il femore, e che è riuscito a sopravvivere ben oltre quanto si pensasse grazie alle condizioni ambientali e climatiche peculiari dell’area della Cina sud-occidentale. Trovandovi un rifugio.

Curnoe è cauto, ma non cela il suo entusiasmo. “È eccitante perché le ossa di Maludong, dopo 25 anni trascorsi nel dimenticatoio, continuano ad avere una storia incredibile da raccontare. C’è la possibilità che varie tipologie di esseri umani abbiano vissuto fino a tempi recenti nella Cina sud-occidentale”. Ma chi erano? Perché sono sopravvissuti così a lungo e perché solo in Cina? Nell’anno di Homo naledi, spuntano nuove intricate e affascinanti domande.

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Darren Curnoe & Ji Xueping

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".