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Là, in fondo al sistema solare, c’è un grande cuore su un piccolo pianeta

Fino alla fine dell'anno OggiScienza racconterà le ricerche più importanti del 2015. Il team di Science ha messo al primo posto la CRISPR, ma i lettori? Hanno scelto Plutone

SPECIALE DICEMBRE – È piccolo, freddissimo, un po’ strambo. Ma ha un cuore grandissimo, Plutone, il corpo celeste che da decenni stuzzica la fantasia degli astrofili, a partire dalla ormai proverbiale disputa sulla sua natura: è un pianeta, un pianeta nano o un asteroide molto particolare? Cos’è Plutone? Com’è Plutone?

La lontananza da noi (è, infatti, ai confini del nostro sistema solare), le sue dimensioni ridotte (la sua superficie è inferiore a quella del Sudamerica) e un’orbita molto particolare (ha un’orbita inclinata rispetto all’eclittica e fortemente eccentrica), insomma tutte queste particolarità hanno fatto sì che Plutone, il signori degli inferi siderali, entrasse nella mitologia contemporanea dell’immaginario spaziale popolare. È il confine del nostro cortile galattico, il guardiano del Sistema Solare.

Invero, anche la sua scoperta è abbastanza recente. Che esistesse un altro pianeta oltre a quelli conosciuti, chiamato “Pianeta X”, lo si era dedotto agli inizi del Novecento grazie ad alcuni calcoli astronomici soprattutto ad opera di Percival Lowel (le cui iniziali sono anche le prime lettere di Plutone, e il cui monogramma rappresenta il simbolo spaziale del pianeta nano). La prova “fotografica” della sua esistenza, però, fu prodotta solo negli anni Trenta del secolo scorso da parte di Clyde Tombaugh, un giovane astronomo dell’Illinois che lavorava in Arizona (nella disputa sulla natura del pianeta, lo Stato dell’Illinois ha stabilito, con una risoluzione del senato locale, che quello scoperto Tombaugh sia un pianeta, infischiandosene del dibattito scientifico). La sua scoperta divenne talmente popolare, che pochi mesi dopo i disegnatori della Disney decisero di chiamare un suo nuovo personaggio, il cane di Topolino, proprio col nome del pianeta nano.

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Il nono pianeta del sistema solare, insomma, era stato scoperto, ma negli anni seguenti i misteri su questo piccolo e periferico corpo celeste non trovavano risposte. Anzi, aumentavano. Cos’era? Com’era? Era strano come pianeta: molto piccolo, aveva però un sistema di satelliti abbastanza importante. Quattro satelliti minori (tutti con nomi infernali: Stige, Cerbero, Idra e Notte) e un satellite, che più che satellite sembrava un fratellino gemello, ovviamente chiamato Caronte. Grande la metà di Plutone (precisamente: ha il diametro poco più lungo della metà di quello di Plutone), Caronte mostra sempre il solito emisfero a Plutone (come da noi fa la Luna), ma, unici nel Sistema Solare, anche Plutone fa lo stesso. I due pianeti, insomma “si guardano in faccia” da miliardi di anni. La grandezza di Caronte e il fatto che orbitino tra loro attorno a un centro di gravità esterno a Plutone ha fatto pensare che i due corpi celesti costituissero un sistema binario di pianeti nani, anche se poi Caronte è stato riportato alla categoria di satellite di Plutone. Anche qui: cos’è quindi Plutone? E come è fatto?

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Le migliori immagini che avevamo finora di Plutone, grazie al telescopio Hubble. Crediti immagine: NASA, ESA e M. Buie (Southwest Research Institute)

Le prime risposte un po’ più concrete sono arrivate solo pochi anni fa: grazie al telescopio spaziale Hubble le osservazioni di Plutone migliorarono. Tuttavia questo non bastava, non sapevamo ancora come fosse quel corpo lontano, troppo lontano per essere osservato in modo soddisfacente dalla Terra. E allora, sin dall’inizio degli anni Duemila, si è iniziato a strutturare il progetto New Horizons, sulle ceneri di un progetto più ambizioso, il Pluto Kuiper Express. Il 12 maggio 2006, da Cape Canaveral in Florida, è partita la sonda spaziale New Horizons, piccola e velocissima (ha raggiunto i 58 000 km/h, divantando l’oggetto artificiale più veloce a lasciare la Terra). Il percorso verso Plutone è stato lungo, 7,5 miliardi di km, e la piccola sonda è riuscita a percorrerla grazie alla spinta gravitazionale di Giove. Il 14 luglio 2015, dopo più di nove anni di viaggio, New Horizon ha raggiunto il punto più vicino a Plutone, continuandolo a fotografarlo mentre continuava il suo viaggio verso l’infinito. La sonda, assieme a tutte le attrezzature scientifiche e a un francobollo commemorativo, trasportava anche una parte delle ceneri di Tombaugh, che forse mai si sarebbe immaginato di arrivare così vicino al “suo” Plutone.

Le prime foto che New Horizons ha trasmesso hanno suscitato una grande emozione da parte del pubblico: Plutone ha una vasta regione superficiale a forma di cuore. Un cuore grande, bellissimo, e gelato: si tratta probabilmente di un cratere riempito di neve d’azoto. Gli scienziati, intanto, iniziavano ad avere informazioni più precise su questo pianeta misterioso. Al momento (New Horizons sta ancora inviando i dati che ha raccolto) si ritiene che la superficie sia composta in gran parte di ghiaccio d’azoto, solido come roccia, con piccole percentuali di metano e monossido di carbonio, con una temperatura superficiale di circa – 200°C. Ha pure una debolissima atmosfera, composta dai vapori dei ghiacci superficiali quando Plutone si avvicina di più al Sole.

Il pianeta nano, insomma, è decisamente inospitale per la vita umana, ma estremamente affascinante per i sogni, e le emozioni, di tutti noi terrestri.

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