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Cancro, scoperto il legame proteico che va fermato

La proteina Id-2 inibisce l'oncosoppressore Vhl, scatenando la proliferazione delle cellule tumorali. A scoprirlo un team americano guidato da due ricercatori italiani

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SCOPERTE – Il problema principale del cancro è che le cellule tumorali proliferano, diventano sempre di più andando a intaccare altri organi e spesso non siamo in grado di fermare questa degenerazione. Ci riusciamo in molti casi con la chemioterapia e la radioterapia, ma non è sempre così. Il glioblastoma multiforme, un tumore del cervello molto aggressivo, per esempio, significa oggi avere dai 12 ai 15 mesi di vita.
Il punto è quindi intercettare i meccanismi biochimici che regolano la proliferazione delle cellule tumorali, e grazie a una scoperta realizzata da un team internazionale di ricercatori della Columbia University a New York, guidati da due eccellenze italiane, Antonio Iavarone e Alla Lasorella, abbiamo fatto un enorme passo in avanti. Lo studio è apparso il 6 gennaio sulla rivista Nature.

Il gruppo, dopo anni di ricerca, è riuscito a comprendere il meccanismo molecolare responsabile della proliferazione delle cellule staminali tumorali. Al centro di questo meccanismo i ricercatori hanno scoperto esserci un particolare legame mai studiato prima: quello fra due proteine: Id-2 e Vhl. Spezzando questo legame è possibile bloccare la proliferazione delle cellule tumorali.
Il fulcro qui è la parola “staminali”. Le cellule staminali tumorali sono quelle cellule presenti nel tumore che hanno la capacità di ripopolazione del tumore. In realtà la percentuale di queste cellule all’interno di quelle tumorali è molto bassa, solitamente al di sotto del 5%, ma tuttavia sono quelle che trasformano un cancro in un male incurabile.

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“Ci siamo concentrati sulla catena molecolare di proteine che fanno crescere e sopravvivere le cellule staminali tumorali, un network basato sulla proteina Id-2, presente normalmente nelle cellule staminali embrionali, che possediamo tutti quando nasciamo. Il problema sorge quando una cellula si evolve in tumorale: la proteina Id-2 cresce in maniera aberrante, sia come quantità che come attività nociva per l’organismo” prosegue Iavarone.

Nelle cellule staminali tumorali Id-2 blocca un gruppo di proteine oncosoppressori, Vhl, che hanno il compito, lo dice la parola stessa, di sopprimere eventuali cellule tumorali. Inibendo l’oncosoppressore, Id-2 favorisce dunque la proliferazione di queste cellule staminali tumorali, che rendono il cancro insensibile a chemio e radioterapie.

Una scoperta di primaria importanza, dunque, perché permette agli scienziati di avere un obiettivo preciso su cui lavorare: bloccare farmacologicamente l’azione inibitoria di Id-2.
In realtà attraverso manipolazioni di altre proteine coinvolte, dette chinasi, i ricercatori sono già riusciti nei topi a bloccare l’azione di Id-2 su Vhl, ma si tratta solo di un primissimo passo. “Quella delle manipolazioni proteiche è una tecnica che non si può utilizzare sull’uomo” precisa Iavarone. “Per una futura sperimentazione sull’uomo serve un approccio farmacologico, per il quale come è noto ci vuole molto tempo e molta ricerca.”

“Adesso che abbiamo capito che cosa fa Id-2 e chi la regola siamo pronti per aprire una fase successiva, verso la messa a punto di farmaci mirati in grado di fare questo” conclude il ricercatore. “Si tratta comunque di un futuro non certo dietro l’angolo, la nostra scoperta rientra in quella che viene definita ricerca di base, mentre per la messa a punto di un farmaco, se ci riusciremo, la strada è ancora lunga.”

@CristinaDaRold

Leggi anche: Modelli animali per lo studio del cancro

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Antonio Iavarone

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.