SCOPERTE

Dalla Tunisia il più grande coccodrillo marino mai scoperto

Un gruppo di ricerca coordinato dal paleontologo Federico Fanti dell'Università di Bologna ha trovato i resti dell'enorme rettile nel deserto tunisino, nella regione di Tataouine.

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SCOPERTE – Il più grande coccodrillo marino noto alla scienza è stato scoperto in Tunisia nella regione di Tataouine: lunga quasi dieci metri per poco meno di tre tonnellate, la nuova specie Machimosaurux rex ha portato nuova linfa alla discussione sull’estinzione di massa avvenuta alla fine del Giurassico. È stata appena descritta sulla rivista Cretaceous Research.

A scoprire il coccodrillo è stato un gruppo guidato dal paleontologo Federico Fanti dell’Università di Bologna, che era al lavoro in loco dal 2009, insieme ai colleghi del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali e del Museo Geologico “Giovanni Capellini” e dell’Office National des Mines di Tunisi. La spedizione, che ha seguito anni di ricerche che hanno fatto luce su un ecosistema antico quanto peculiare, è stata finanziata dalla National Geographic Society.

Machimosaurux rex non raggiunge le dimensioni dei coccodrilli d’acqua dolce. Il più grande che conosciamo risale al Cretaceo anche lui ed è Sarcosuchus imperator, 12 metri e fino a otto tonnellate di peso, scoperto nel Sahara negli anni Sessanta. Ma tra quelli marini, M. rex si è decisamente conquistato il primato. Viveva in un ambiente lagunare collocato tra le regioni sahariane e l’oceano della Tetide, che al tempo separava Africa ed Europa, spiegano gli scopritori. Si trattava di un predatore apicale, forse cacciava per imboscate, nutrendosi di pesci, tartarughe e altri animali incauti arrivati troppo vicino alla riva.

Fanti e i colleghi hanno rinvenuto parziali resti di ossa e il cranio del coccodrillo. I resti, risalenti a 130 milioni di anni fa, hanno permesso di stimarne le dimensioni (considerando le proporzioni di altre antiche specie a noi note) e di scoprire che questo enorme rettile vantava una sorprendente forza nel morso. Vicino al luogo del ritrovamento, nello stesso sito di ricerca, gli scienziati hanno trovato quelli che potrebbero essere gli scarti dei suoi pasti, i carapaci delle grandi tartarughe marine che popolavano quelle acque nel Cretaceo.

I fossili rinvenuti in Europa e Nord America documentano che in questo periodo diversi gruppi di rettili marini attraversarono un periodo di crisi e la loro biodiversità calò drasticamente, spiegano gli scienziati in un comunicato. Machimosaurus rex appartiene proprio a una famiglia di coccodrilli, i teleosauridi, che verso la fine del Giurassico (145 milioni di anni fa, quando si ipotizza sia avvenuta un’estinzione di massa) popolava i mari del pianeta, e in via teorica avrebbero dovuto essere duramente colpiti dall’estinzione.

Aver rinvenuto i resti di M. rex e altri databili al Cretaceo dimostra che, nel passaggio dal Giurassico, questa e altre specie non sono andate perdute come si sarebbe potuto pensare, vittime anche loro di un’estinzione con effetti a livello globale. Gli eventi alla fine del Giurassico, una crisi biologica ancora poco compresa e documentata sulla quale gli studiosi sono piuttosto divisi, potrebbero essersi verificati con una dinamica più locale. Nuove scoperte potrebbero aiutarci a far luce ancora di più, nel frattempo abbiamo il più grosso coccodrillo che abbia solcato i mari del pianeta.

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti illustrazione: Davide Bonadonna

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".