CRONACA

Missione Rosetta: ghiaccio in superficie e l’addio a Philae

La missione Rosetta ha individuato ghiaccio d'acqua sulla superficie della cometa, ma ha dovuto dire addio al lander Philae: è fallito l'ultimo tentativo di risvegliarlo

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CRONACA –  Una buona notizia e una cattiva arrivano nelle prime due settimane del 2016 dalla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko. La missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha scoperto la presenza di ghiaccio d’acqua sulla superficie della cometa, ma ha dovuto dire addio a Philae. Il lander non inviava segnali da luglio 2015 e il 10 gennaio i tecnici del German Aerospace Center di Colonia hanno messo in atto l’ultimo disperato tentativo di risvegliarlo. Tentativo che è fallito, spiega il direttore della missione Stephan Ulamec: “Non abbiamo ricevuto risposta, dobbiamo dirgli addio”.

C’è ghiaccio sulla cometa

La presenza di acqua sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko era già nota ed è stata confermata dai dati pubblicati nel 2014 dagli scienziati. La sonda Rosetta ha viaggiato per oltre 10 anni nel Sistema Solare per raggiungere la cometa, evidenziando la presenza di acqua non solo in stato di vapore nella coda dell’oggetto celeste, ma anche sulla sua superficie sotto forma di ghiaccio.

I dati, raccolti dallo strumento VIRTIS tra settembre e novembre 2014, sono stati analizzati e il 13 gennaio 2016 gli scienziati hanno annunciato in un articolo pubblicato su Nature di aver trovato ghiaccio d’acqua nella regione di Imhotep, oltre a polveri scure e materiale organico.

Focalizzando l’attenzione sulla regione di Imhotep è stato possibile individuare due macchie brillanti che si sono rivelati depositi di ghiaccio d’acqua e detriti ad una temperatura media di meno 120 °C.

Perché cerchiamo l’acqua sulle comete?

Per molto tempo in astronomia si riteneva che le comete fossero gli oggetti celesti responsabili di aver portato l’acqua sul pianeta Terra, una teoria che il contatto ravvicinato con 67P/Churyumov–Gerasimenko ha però smentito. L’acqua presente sulla cometa infatti non è pura, cioè formata da idrogeno e ossigeno, ma più “pesante”.

L’analisi dei gas emessi dalla coda ha infatti individuato la presenza di deuterio, un isotopo dell’idrogeno, in quantità tripla rispetto agli oceani del nostro pianeta. Dopo la scoperta il rebus su come l’acqua sia arrivata sulla Terra resta al momento ancora da risolvere per gli scienziati.

Addio Philae

Se la sonda Rosetta continua a inviare dati dalla cometa, il lander Philae che per primo ne ha toccato la superficie si è ormai addormentato. Il lander ha inviato l’ultimo segnale dalla cometa lo scorso luglio e da allora è sprofondato in un letargo da cui non riesce a destarsi.

La cometa si sta allontanando sempre più dal Sole, la cui luce è necessaria per ricaricare Philae e permetterne un corretto funzionamento. Per questo motivo gli scienziati hanno lanciato il 10 gennaio un ultimo disperato tentativo di risvegliare il lander.

L’obiettivo era attivare il volano del lander e dargli una scossa, in modo che la vibrazione rimuovesse la polvere depositata sui suoi pannelli solari e che ne impediva la carica. Un tentativo decisamente rischioso, dato che la scossa avrebbe potuto danneggiare l’ancoraggio di Philae e causarne il distacco dalla superficie, e che è purtroppo fallito.

“Non abbiamo sentito nulla”, ha dichiarato Ulamec spiegando che nel miglior scenario il lander ha ricevuto il comando e si è mosso, ma per un danno al trasmettitore non è stato in grado di rispondere. Nel caso peggiore Philae ormai è inattivo e non ha ricevuto il comando, ha concluso Ulamec: “Dobbiamo fare i conti con la realtà, e le probabilità di sopravvivenza diventano ogni giorno minori mano a mano che la cometa si allontana dal Sole. Arrivati a questo punto dobbiamo accettare che non riceveremo più segnali da Philae”.

I dati raccolti nel novembre 2014 sulla composizione della superficie e sulla presenza di molecole organiche, che sono i mattoni della vita sulla Terra, continueranno ad essere analizzati dagli scienziati e rappresentano informazioni preziose e importanti, le ultime che il lander è riuscito a inviare. Ma ormai sembra certo che il letargo di Philae sia diventato un triste addio.

@oscillazioni

Leggi anche: Philae si è addormentato. Ora cosa ci aspetta?

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: ESA/Rosetta/NavCam

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.