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Virus Zika: prevedere e prevenire

Se l'epidemia dovesse espandersi, abbiamo già qualche strumento per contrastarla?

Aedes_aegypti_CDC-Gathany

ATTUALITÀ – Il virus Zika potrebbe raggiungere l’Europa? Con questa domanda si era chiuso l’articolo di inizio gennaio , mentre l’epidemia stava flagellando l’America Latina. Ebbene, le ultime notizie hanno riportato l’evidenza di tre casi nel Regno Unito, due casi segnalati in Spagna e quattro in Italia, questi ultimi risalenti alla primavera dell’anno scorso. Si tratta di viaggiatori rientrati in Europa dopo aver visitato la Colombia, il Suriname, la Guyana e il Brasile.

Ma il bollettino più grave resta quello dell’America Latina, dove ci sono 21 Stati che hanno lanciato l’allarme. La situazione più preoccupante resta quella del Brasile, dove secondo gli ultimi dati confermati dal Ministero della Salute brasiliano sarebbero 3535 i neonati affetti da microcefalia, una condizione che parrebbe essere collegata con la diffusione dell’infezione virale.

Il virus Zika non è un agente infettivo recente, ma la sua espansione per molti anni è stata piuttosto limitata. Il virus è stato isolato per la prima volta in un macaco della foresta di Zika, in Uganda. Era il 1947. Oggi è endemico in una parte dell’Africa e dell’Asia. La diffusione in America Latina è invece un evento molto più recente: i primi casi sono stati registrati nel 2014.

Secondo la Pan American Health Organization (PAHO), il virus Zika potrebbe potenzialmente espandersi “in tutte le regioni in cui sono presenti le zanzare del genere Aedes”. L’urbanizzazione, la globalizzazione e l’espansione degli ambienti in cui le zanzare possono proliferare ha fatto sì che la diffusione del virus sia stata molto più rapida in questi ultimi anni piuttosto che in precedenza.

È possibile prevedere quali saranno le prossime regioni colpite dall’epidemia di Zika virus? Ci ha provato un gruppo di ricercatori internazionali facenti capo all’Università di Toronto, creando un modello globale di diffusione, adattando un modello stagionale inizialmente formulato per la dengue. Per farlo hanno integrato i dati delle nicchie ecologiche per Aedes aegypti e albopictus e i dati relativi alle temperature globali. A queste informazioni hanno aggiunto quelle tratte dall’International Air Transport Association e da LandScan, che rispettivamente hanno fornito notizie sul traffico aereo tra Brasile e resto del mondo e sulla distribuzione della popolazione, per stabilire il numero di persone che vivono in aree a rischio di trasmissione per il virus.

Dalla raccolta dati è emerso che Argentina, Stati Uniti e Italia hanno più del 60% della popolazione che risiede in aree in cui potrebbe trasmettersi il virus Zika con una frequenza stagionale. Sono invece a rischio tutto l’anno circa 90 milioni di persone che vivono tra Messico, Colombia e USA.
Purtroppo non esistono cure per contrastare la malattia. L’unica cosa che i medici possono fare è alleviare i sintomi dopo l’infezione, che peraltro spesso è asintomatica. Il danno indubbiamente più grave è quello che potrebbe capitare a un feto, ma anche in questo caso non sarebbe possibile intervenire.

Evitare le punture di zanzara sembra essere il metodo migliore per non incorrere nell’infezione.
Per questo è importante tenere sotto controllo la popolazione di questi insetti, contrastandone la diffusione soprattutto allo stadio larvale. E la pregressa conoscenza fornita dai dati sulla sorveglianza di altre malattie trasmesse da zanzare, come la dengue, potrebbe essere un buon punto di partenza per prendere misure contro l’epidemia. Per esempio, proprio in Brasile si sta cercando di definire quali sono i parametri da tenere sotto controllo per prevenire la diffusione della dengue.

Un’altra soluzione per limitare la diffusione delle zanzare potrebbe arrivare da Oxitec, una compagnia che si occupa di biologia sintetica e che potrebbe rilasciare alcune varianti di zanzare del genere Aedes geneticamente modificate, la cui progenie non sopravviverebbe. In tal modo si potrebbe cercare di limitare la proliferazione di questi insetti. Nell’ambito della prevenzione non esiste un vaccino, anche se proprio in questi giorni il Brasile ha dichiarato di voler stanziare i fondi per la ricerca di un vaccino, che potrebbe essere pronto tra tre-cinque anni.

Sebbene ancora non vi sia la certezza che il virus sia correlato a microcefalia, per aumentare il livello di sicurezza, il Centers for Disease Control and Prevention statunitense ha invitato le donne in stato di gravidanza a non recarsi nei Paesi in cui l’epidemia è in piena espansione. A oggi sono 14 le regioni che sarebbe meglio evitare. Ma in ogni caso sarebbe importante mantenere alto il livello di prevenzione anche in altre zone, con le tecniche già note per altre malattie veicolate dalle zanzare.

@AnnoviGiulia

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: James Gathany, Wikimedia Commons

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.