ATTUALITÀCOSTUME E SOCIETÀ

Le controversie sulla sigaretta elettronica

Dubbi e perplessità della comunità scientifica dopo la pubblicazione dell'articolo sull'e-cig su The Lancet

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ATTUALITÀ – Un precedente articolo sulla sigaretta elettronica, pubblicato il 21 gennaio 2016, ha suscitato commenti e alcune polemiche. Per amor del vero, sembra corretto sottolineare che la ricerca a cui si fa riferimento per la stesura del pezzo, lo studio pubblicato su The Lancet Respiratory Medicine, ha sollevato anche nel mondo accademico non pochi dubbi e perplessità, che riportiamo qui di seguito.

Per discutere di quello che non torna nell’articolo del The Lancet, non si farà riferimento a blog dedicati alle sigarette elettroniche che, esattamente come la controparte dedicata al fumo di tabacco, hanno interessi da difendere. Prendiamo in considerazione infatti nuovamente la comunità scientifica, che ha analizzato l’articolo in seguito alla sua pubblicazione. Perché sottolineare dopo la pubblicazione? Perché, come sostiene Robert West, professore di psicologia della salute presso l’UCL di Londra, questo articolo potrebbe essere un esempio del “fallimento del sistema di peer review“.
Le critiche mosse allo studio si focalizzano sui metodi scientifici utilizzati.

Per Linda Bauld, professoressa presso l’Università di Stirling, non è convincente il metodo di paragonare i risultati di articoli così differenti e con variabili poco confrontabili. Sarebbero poco omogenei i criteri con cui sono stati scelti gli individui inclusi negli studi e poco trasparenti i parametri messi a confronto. Il tentativo di riunire in un unico studio tutta la letteratura sul tema e-cig era ambizioso, ma la conclusione a cui gli autori dell’analisi sono giunti sarebbe troppo affrettata.

Linda Bauld sottolinea che alcuni degli studi più recenti, peraltro inclusi nella meta-analisi pubblicata dal Lancet Respiratory Medicine, “differenziano le diverse categorie di e-cig usate, pongono attenzione a quando e per quanto tempo è stata usata la sigaretta elettronica e se è stata provata proprio nel tentativo di smettere di fumare”. Tenendo conto di tali dati, la sigaretta elettronica avrebbe dimostrato efficacia nel favorire l’abbandono del tabacco quando “contiene nicotina a sufficienza, è usata spesso e per un tempo abbastanza prolungato e quando il dispositivo utilizzato è di quelli più moderni”, ha sottolineato la Bauld.

Peter Hajek, della Queen Mary University of London, rincara la dose dicendo che nello studio sono stati inclusi solo quelli che hanno tentato di smettere con l’e-cig ma hanno fallito. Sarebbero stati esclusi invece coloro che hanno smesso di fumare in seguito all’utilizzo di e-cig.

Rosanna O’ Connor, direttore del Tobacco, Alcohol & Drugs, Public Health England, sottolinea come la sigaretta elettronica abbia spesso dimostrato efficacia se usata con il supporto di esperti del servizio di prevenzione al fumo.

Parafrasando le parole di Linda Bauld, che chiedono approfondimenti più attenti e nuove review che raccolgano la letteratura relativa alla sigaretta elettronica per fornire un’informazione di qualità a medici e fumatori, ci è sembrato corretto scrivere il presente articolo per correggere quanto dichiarato in precedenza e per tentare di informare nel modo migliore.

Mi permetto di concludere con un’osservazione personale. L’incidente accaduto con l’articolo apparso su The Lancet non vuole dividere gli scienziati in due fazioni opposte, ma ci racconta come procede la scienza: un dibattito complesso, che però deve basarsi su dati trattati nella maniera più opportuna.

@AnnoviGiulia

Leggi anche: Negazionismo HIV/AIDS “peer-reviewed”? Scienziati e pazienti non ci stanno

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Crediti immagine: carlo occhiena, Flickr

 

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.