AMBIENTE

Il pipistrello che prospera con il cambiamento climatico

Con l'aumento delle temperature medie invernali, il pipistrello albolimbato ha esteso il suo areale europeo del 400%. Uno studio italiano

Un giovanissimo pipistrello albolimbato. Le femmine mettono al mondo due piccoli ogni anno invece che uno solo come molte altre specie della famiglia dei Vespertilionidi. Foto Wikimedia Commons, Mnolf

AMBIENTE – Negli ultimi 40 anni l’areale di diffusione del pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii) è aumentato quasi del 400%. Un’espansione simile non era mai stata registrata prima per altri pipistrelli e il motivo è, molto probabilmente, il cambiamento climatico. La scoperta, di un gruppo di ricerca guidato da Danilo Russo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è stata appena pubblicata sulla rivista The Science of Nature.

Inizialmente questo pipistrello si poteva incontrare nell’Africa Settentrionale, in parti dell’Asia occidentale e nel Sud dell’Europa. Ma già negli anni ’80 è stato avvistato anche nel Nord della Francia e in Bulgaria, fino ad arrivare nel Regno Unito, in Repubblica Ceca, in Slovacchia, Ucraina, Ungheria, Romania, Bulgaria, Serbia e Polonia. Più una zona si è riscaldata, più è probabile che P. kuhlii vi sia arrivato per colonizzarla.

Via via che gli inverni sono diventati meno rigidi, tra il 1980 e il 2013 questo pipistrello si è spinto dal bacino Mediterraneo a Est verso i Balcani, a Ovest verso la penisola iberica e a Nord raggiungendo le Alpi e la Francia occidentale. “Nel contesto del cambiamento climatico, questa specie è una vincitrice”, commenta a OggiScienza Leonardo Ancillotto, primo autore dello studio. “Per di più ha un tasso riproduttivo alto, fino a due piccoli l’anno invece che uno solo come molte altre specie. Potenzialmente, ma per ora è un’ipotesi, è capace di mettere a dura prova le specie delle zone che ha colonizzato”.

I ricercatori hanno raccolto oltre 25.000 dati di presenza, cioè punti nei quali la specie è stata segnalata tramite bioacustica o catture. “Si parla di high resolution records perché nel nostro lavoro di modellistica abbiamo usato una scala il più fine possibile, considerando le specifiche coordinate nelle quali è stato registrato ogni animale. Come una mappa ad altissima risoluzione”, continua Ancillotto. “Raccogliere i dati in modo così minuzioso è stato possibile grazie a una collaborazione internazionale, con l’aiuto di ONG, gruppi chirotterologici ed esperti”.

In base alle conoscenze sul pipistrello albolimbato, ampiamente studiato dalla Wildlife Research Unit guidata da Russo, gli scienziati hanno selezionato quattro possibili fattori come driver dell’espansione attraverso l’Europa. L’aumento della temperatura, l’urbanizzazione, la distribuzione delle precipitazioni e le precipitazioni medie annuali.

“Le precipitazioni possono essere dei buoni indici sia di disponibilità dell’acqua, molto importante per i pipistrelli, che della presenza di fonti di cibo”, dice Ancillotto. Questa specie, come molti altri chirotteri, si nutre di insetti in cui parte del ciclo vitale è legato agli ambienti acquatici, ad esempio le zanzare. “Grazie a dei modelli statistici abbiamo potuto stabilire quanto ciascuna di queste variabili abbia influenzato la presenza di P. kuhlii nel corso degli anni. L’unica davvero significativa è stata la temperatura media invernale”.

L’urbanizzazione non ha un effetto così forte a livello globale sulla specie, anche se questo pipistrello predilige le aree cittadine ed è specializzato nella caccia presso i lampioni (al punto che si è fatto crescere la testa per cacciare meglio le falene) ma gioca comunque un ruolo importante. In gran parte dell’Europa la temperatura media invernale è aumentata negli ultimi 40 anni, ma non sensibilmente nell’Europa dell’Est. Nonostante questo “l’ambiente era adatto a favorire l’espansione di P. kuhlii, perché mentre le temperature si abbassavano aumentava l’urbanizzazione”, conclude Ancillotto.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".