WHAAAT?

In Uganda il grooming te lo fanno le manguste

I facoceri del Queen Elizabeth National Park hanno trovato un modo vantaggioso per farsi ripulire dalle fastidiose zecche

A. Plumptre
Tra manguste e facoceri si è instaurato un rapporto di mutualismo, basato sul reciproco vantaggio (e su parecchia fiducia). Fotografia di A. Plumptre

WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – I facoceri del Queen Elizabeth National Park, in Uganda, hanno trovato un ottimo modo per liberarsi dalle zecche. Di fronte alle manguste fasciate si distendono e lasciano che i piccoli carnivori si arrampichino veloci su tutto il loro corpo, frugando coda, orecchie, pancia, alla ricerca dei fastidiosi parassiti. Che mangeranno come gustoso snack. Dopo che queste scene alla Timon e Pumbaa sono comparse in un video della BBC e riportate da molti visitatori, Andy Plumptre del WCS Albertine Rift Program ha deciso di indagare il fenomeno e pubblicato i risultati su Suiform Soundings.

“Questo tipo di accordi tra specie diverse di mammiferi sono rare. In questa interazione in particolare è in gioco un notevole livello di fiducia tra i partecipanti”, spiega Plumptre. I facoceri possono arrivare al metro e mezzo di lunghezza e decisamente bisogna nutrire fiducia in uno di loro per arrivare al punto di scalarlo, avvicinandosi alle lunghe zanne che usa per difendersi e scavare nel terreno. “Viene da domandarsi quali altri comportamenti si verificano tra una specie e l’altra senza che abbiamo occasione di osservarli, perché una o entrambe temono l’essere umano”.

La relazione in questione prende il nome di mutualismo e prevede che entrambi gli animali coinvolti traggano dal rapporto un qualche beneficio. Basta pensare ai fiori che ricevono la visita delle api, che si nutrono del nettare e contribuiscono a portare in giro il polline, anche se per capire quanta fiducia serve l’esempio più calzante potrebbe essere il piviere egiziano, un uccello che si spinge tra le fauci del coccodrillo del Nilo dove, in cambio di una pulizia dei denti, otterrà un pranzo.

“I suini selvatici non smettono mai di stupirmi”, commenta Erik Meijaard  dello IUCN/SSC Wild Pigs Specialist Group. “Non ci sono molti scienziati interessati a studiare le 18 diverse specie che conosciamo, ma comportamenti come quello descritto confermano quanto siano animali che si adattano, intelligenti e persino carini”.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".