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Paleodieta: cosa dice la scienza

È sempre più di moda in vista della “prova costume”, ma non c'è evidenza scientifica che provi la sua validità a lungo termine

“Al momento non esistono ricerche scientifiche che abbiano valutato gli effetti di questa dieta sulla salute, non solo a 10 anni, ma neanche a 1 anno dall’inizio della dieta. Ci sono libri, articoli sull’argomento, ma nessuno di questi è basato su ricerche scientifiche pubblicate su riviste serie.” Crediti immagine: Pixabay

SPECIALE APRILE – “La paleodieta è la tipica dieta dal nome curioso ed evocativo, che suscita interesse e che per questo si sta diffondendo rapidamente nel mondo occidentale, ma a oggi non esiste alcuna evidenza scientifica, alcuno studio condotto in ambito medico che ne abbia confermato gli effetti benefici a lungo termine.” A parlare è Giuseppe Rovera, Responsabile scientifico del Centro per i disturbi alimentari del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (Bergamo).

Dottor Rovera, anzitutto ci spieghi meglio che cos’è questa paleodieta che impazza soprattutto in rete.
La paleodieta, lo dice la parola stessa, è un regime alimentare che cerca di perseguire l’idea di alimentazione che avevano i nostri avi che vivevano del Paleolitico, cioè prima dell’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento. Si tratta fondamentalmente di una dieta povera di carboidrati e ricca di proteine, animali e vegetali. Prevede anzitutto molta carne, ovviamente cacciata cioè selvaggina, molta frutta e verdura, pesce pescato – non quindi pesce da allevamento – e alimenti come radici, bacche e tutto ciò che supponiamo costituisse l’alimentazione dei nostri avi. Che – per inciso – avevano un metabolismo molto diverso dal nostro e solitamente un’aspettativa di vita molto breve. Il punto nevralgico però è l’enorme squilibrio fra l’assunzione di proteine e di carboidrati e latticini, che contrasta per esempio con i dettami della nostra dieta mediterranea, che al contrario è stata analizzata da numerosi studi scientifici.

Sono sempre di più le persone che negli ultimi anni ricorrono alla paleodieta. Su quali basi?
Fondamentalmente la gente la sceglie perché permette alla maggior parte di chi la prova di perdere peso in breve tempo. Quanto poi sia valida come regime alimentare salutare a lungo termine non è dato sapere al momento. Si tratta di una dieta iperproteica che spesso produce un calo di peso rapido in chi si sottopone alla dieta, tanto che viene normalmente definita come la ‘dieta di maggio’, perché appunto viene iniziata in tarda primavera in vista dell’estate. Il punto è che a livello medico l’efficacia di una dieta si valuta solo dopo circa 10 anni dal suo inizio, non certo dopo tre mesi sulla base della prova costume. È la concezione stessa di dieta qui che è fraintesa: si pensa solo in termini di perdita di peso, senza considerare gli altri aspetti legati alla salute, e senza ragionare a lungo termine.

Lei afferma che al momento “non è dato sapere” quali sono gli effetti a lungo termine della paleodieta. Non esistono delle ricerche scientifiche che ne analizzano benefici e rischi?
No, al momento non esistono ricerche scientifiche che abbiano valutato gli effetti di questa dieta sulla salute, non solo a 10 anni, ma neanche a 1 anno dall’inizio della dieta. Ci sono libri, articoli sull’argomento, ma nessuno di questi è basato su ricerche scientifiche pubblicate su riviste serie. A oggi la paleodieta è una moda senza alcuna valenza scientifica, così come lo è per esempio la dieta dei gruppi sanguigni (OggiScienza ne aveva parlato qui). Come sappiamo la scienza non ha solo l’obiettivo di studiare se un farmaco, un trattamento, una dieta fanno bene, ma soprattutto di capire se possono nuocere all’organismo. Questa è la differenza fra un passaparola fra persone che affermano di essersi trovati bene con una certa dieta e la ricerca scientifica, che è invece in grado di valutare gli effetti complessivi sulla salute delle persone.

Dal punto di vista nutrizionale, da medico nutrizionista, quali sono i rischi di una dieta iperproteica come questa? La letteratura scientifica ha infatti evidenziato in più occasioni i rischi per la salute legati all’eccessivo consumo di carne.
A livello nutrizionale, i due grossi limiti della paleodieta sono da un lato la scarsità di carboidrati e di cereali, che sono comunque importantissimi in una dieta bilanciata, e non da ultimi i problemi dovuti alla mancanza di calcio. La paleodieta non prevede infatti i latticini, che evidentemente non erano presenti nell’alimentazione preistorica dove non si praticavano né l’agricoltura né l’allevamento. Un po’ come la dieta vegana di oggi, viene da dire. Sì certo, con la differenza che seguire un’autentica dieta paleo significa non fare uso di alcuna forma di integratore alimentare o di farmaco, che appunto i nostri antenati non possedevano. Non bisogna dimenticare poi che la letteratura scientifica mette in guardia circa il consumo eccessivo di carne, considerato un potenziale problema a lungo termine per l’organismo, specie per quanto riguarda l’incidenza di malattie legate all’apparato digerente ed escretore.

Ci sono invece delle diete per cui esistono degli studi scientifici fondati e che prevedono la valutazione a lungo termine e non ai 3 mesi, degli effetti della dieta?
L’unica dieta evidence-based, cioè i cui benefici a lungo termine sono stati ampiamente confermati dalla scienza è la dieta mediterranea, quella che conosciamo bene, che prevede una base del 60% di carboidrati, il 10-15% di proteine e il 25-30% di lipidi, unita a una costante attività fisica. Si tratta di percentuali studiate in letteratura e consolidate da studi promossi dalle più importanti organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la FAO. Per quanto riguarda il resto delle diete, possono servire per riuscire a infilarsi nel tanto agognato costume da bagno per l’estate, ma ciò non significa che rappresentino un regime alimentare valido per la nostra salute. Una buona dieta deve anzitutto essere un buon fattore di prevenzione, e per parlare di prevenzione della salute è necessario basarsi sul metodo della scienza.

@Cristina Da Rold

Leggi anche: Nessuna evidenza scientifica per la dieta dei gruppi sanguigni

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.