STRANIMONDI

Guerra Fredda e scienza secondo The Americans

Tra ARPANET e le armi batteriologiche, The Americans esplora il conflitto tra USA e Unione Sovietica giocato anche sul piano dell'innovazione scientifica.

The_Americans
La serie televisiva di FX ricrea con grande precisione lo scenario della Guerra Fredda nei primi anni Ottanta, su cui aleggia la minaccia nucleare.

STRANIMONDI – Siamo a Washington, nei primi anni Ottanta. USA e URSS stanno entrando nell’ultima decade di un estenuante conflitto, la Guerra Fredda, combattuto a colpi di spionaggio, corsa agli armamenti e guerre in nazioni ritenute strategiche. Sullo sfondo l’incubo di una terza guerra mondiale nucleare. Una normale famiglia americana, i Jennings, vive nella capitale statunitense. I coniugi Philip (Matthew Rhys) ed Elizabeth (Keri Russell) lavorano in un’agenzia di viaggi e hanno due figli adolescenti, Paige ed Henry. Il loro vicino di casa, Stan Beeman (Noah Emmerich), è un agente dell’FBI che si occupa di controspionaggio. Tutto normale. Non fosse che Elizabeth e Philip sono in realtà spie russe del KGB e che quella normale vita a stelle e strisce sia solo una abilissima copertura. Sin da bambini sono stati addestrati alla missione: sono due efficenti soldati, molto devoti alla causa (soprattutto Elizabeth), ma mascherati da tranquilla famiglia americana.

Questa è l’ambientazione di The Americans, serie televisiva di FX, che in questo periodo sta trasmettendo negli Stati Uniti la quarta stagione. Una serie degli anni Dieci del Duemila che però ricrea gli anni Ottanta con una maniacale precisione, dall’estetica generale offerta dalle scelte registiche e di fotografia, nei costumi, nella colonna sonora e negli spezzoni televisivi o radiofonici che vengono inseriti nelle puntate. La serie è scritta e ideata da Joe Weisberg, ex agente della CIA, e si gioca su due piani: quello famigliare e quello storico. Gli autori infatti indagano da un lato i meccanismi sociali, i rapporti umani tra genitori e figli, amici e vicini, colleghi; dall’altro il vero lavoro dei Jennings, ovvero lo spionaggio, che in certi frangenti s’intreccia con la storia. Le varie missioni delle due spie possono risultare decisive per volgere a favore dell’Unione Sovietica la Guerra Fredda.

Ed ecco che in questo contesto scienza e tecnologia vengono utilizzate sapientemente dagli autori. Vediamo all’opera diversi congegni e strumenti che in certi casi potremmo definire quasi tecnosauri, soprattutto se confrontati allo spionaggio dei droni e della tecnologia smisurata (forse anche eccessiva) che vediamo all’opera, per esempio, in serie come Homeland, ambientata ai giorni nostri. Lo spionaggio degli anni Ottanta è uno spionaggio fatto con cimici nascoste in elettrodomestici e penne stilografiche, nastri e registratori in valigette con doppio fondo, cabine telefoniche e messaggi in codice, fotocopiatrici manomesse. Ecco quindi che i Jennings, oltre che a essere grandi attori, anglofoni perfetti e abili lottatori, devono sapersi muovere con grande brillantezza anche davanti a un computer o a un qualsiasi dispositivo tecnologico.

Spesso gli obiettivi strategici delle missioni dei Jennings riguardano la scienza e la tecnologia: nella seconda stagione Philip ed Elizabeth hanno a che fare con Anton Baklanov, scienziato russo le cui competenze sono fondamentali al fine di sviluppare la tecnologia stealth, ovvero una nuova generazione di strumenti, materiali e accorgimenti decisivi per rendere le spie sempre più difficili da individuare dal controspionaggio nemico. Baklanov diserta e passa ai rivali americani: il compito dei Jennings è quello di reclutarlo di nuovo alla causa sovietica, anche con la forza, se necessario. Come nel caso della bomba atomica nella Seconda Guerra Mondiale, la scienza e lo sviluppo tecnologico hanno anche in piena Guerra Fredda un ruolo cruciale nel determinare le sorti del conflitto. L’Unione Sovietica arranca dopo i grandi successi spaziali di fine anni Cinquanta (con lo smacco ai rivali del primo uomo nello spazio) e deve inseguire la supremazia statunitense: altre missioni dei Jennings saranno legate alla manomissione di ARPANET, il progetto informatico-militare americano, che mise in rete una serie di computer per scambiare informazioni e dati riservati e dalla cui idea nacque la rete Internet che oggi ha rivoluzionato le nostre vite.

Nella quarta stagione, i Jennings sono al lavoro per mandare in Russia campioni di batteri utili al fine di sviluppare armi batteriologiche poiché la Rezidentura ritiene che anche gli americani si stiano attrezzando in tal senso.

Se armi batteriologiche e reti di comunicazione militari innovative sono materia di spie e controspionaggio, la popolazione teme soprattutto la minaccia nucleare. Ecco che spesso negli spezzoni televisivi vediamo immagini di repertorio che parlano di bombe atomiche; Paige Jennings, figlia maggiore della coppa sovietica sotto copertura e ignara della vera identità dei genitori, partecipa a una manifestazione contro le armi nucleari. Nella quarta stagione, attualmente in onda, una puntata ha il titolo di un film per la tv uscito in America nel 1983 che raccontava lo scoppio della tanto temuta una guerra atomica. Il film e la puntata si chiamano “The day after”.

Per quanto lo spionaggio sia guerra a tutti gli effetti (a tratti molto violenta, spesso contro civili che hanno la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato), i Jennings sono convinti di combattere una battaglia che potrebbe evitare proprio l’olocausto messo in scena dal film: ecco quindi la sacra causa che rende moralmente legittimo il traffico di batteri pericolosissimi, custoditi in casa a stretto contatto con i figli, e i numerosi omicidi commessi e tradimenti orditi con persone di fiducia che puntata dopo puntata i Jennings si ritrovano a commettere. Perché la serie, pur concentrata sugli avvenimenti della famiglia, non lesina riferimenti e scene nei laboratori di ricerca sovietici, luoghi nevralgici al fine di vincere la guerra.

Sappiamo come andrà a finire la Guerra Fredda, ma l’abilità degli autori è tale da rendere questo inevitabile spoiler del tutto ininfluente. Questo grazie a una narrativa solida e convincente, capace di mescolare con sapienza realismo e sospensione dell’incredulità, ricerca del dettaglio e situazioni estreme. Per esempio: quanto è probabile che una coppia di spie sotto copertura veda arrivare come vicino di casa un ignaro agente FBI? Al di là di questo siamo molto lontani dalle esagerazioni iperboliche dell’universo di James Bond e come detto anche dalla magniloquenza tecnologica dello spionaggio di Homeland, il tutto incorniciato in dinamiche personali molto ben indagate: ecco perché The Americans è uno dei migliori prodotti ora in onda.

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Enrico Bergianti
Giornalista pubblicista. Scrive di scienza, sport e serie televisive. Adora l'estate e la bicicletta.