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L’asteroide che spazzò via i dinosauri fece estinguere anche il 90% dei mammiferi

Una ricerca dell'Università di Bath ha studiato 59 specie di mammiferi diffuse nel Nord America occidentale al tempo dell'impatto dell'asteroide che ha portato all'estinzione dei dinosauri

Nick Longrich
Una ricerca ha analizzato le specie di mammiferi diffuse in Nord America al tempo dell’impatto dell’asteroide che portò all’estinzione dei dinosauri. Crediti immagine: Anthony Prothero, University of Bath

SCOPERTE – L’asteroide che colpì la Terra 66 milioni di anni fa non causò soltanto l’estinzione dei dinosauri, ma spazzò via anche il 90% dei mammiferi dell’epoca. Al contrario di quel che si è creduto finora, anche questi vertebrati rischiarono di scomparire per sempre. Però furono le loro capacità di recuperare tale svantaggio a determinarne il futuro successo.

Lo studio pubblicato sul Journal of Evolutionary Biology, firmato dai ricercatori del Milner Centre dell’Università di Bath, ha preso in esame 59 specie di mammiferi, concludendo che solo 4 di esse sopravvissero all’evento catastrofico.

Tipiche del Nord America occidentale, le specie analizzate vissero in un arco di tempo che andava da 2 milioni di anni prima dell’impatto sino a 300 000 anni dopo (cioè da 68 a 65,7 milioni di anni fa). Il fattore valutato dagli scienziati è stato quello della diversità tra di esse, dal quale si è potuto comprendere che il tasso di estinzione fu assai più elevato del 75%, valore stimato finora.

“Le specie che sono a maggior rischio di estinzione sono quelle rare, e poiché sono rare i loro fossili hanno meno probabilità di essere trovati. Le specie che tendono a sopravvivere sono più comuni, così noi siamo soliti trovarle” spiega in un comunicato ufficiale Nick Longrich, del dipartimento di Biologia e Biochimica dell’ateneo britannico. “Le testimonianze fossili sono sbilanciate a favore delle specie che sono sopravvissute.” Di conseguenza “includere più dati dimostra che l’estinzione era più grave di quanto precedentemente creduto”.

Dopo la caduta dell’asteroide, la maggior parte delle piante e degli animali morirono, fornendo così nutrimento per gli insetti. Questi, a loro volta, divennero cibo per animali dalla taglia inevitabilmente limitata: roditori come Purgatorius (minuscoli come un ratto delle risaie) erano la norma, mentre un Eoconodon (grande quanto un gatto) era un gigante del suo tempo.

I ricercatori hanno anche scoperto che i mammiferi si ripresero più rapidamente di quanto si pensasse, non solo riconquistando la perduta diversità di specie, ma raddoppiando il numero di quelle presenti prima dell’estinzione. Il tutto in soli 300 000 anni, un tempo brevissimo in termini evolutivi.

“Poiché i mammiferi si comportarono così bene dopo l’estinzione, abbiamo avuto la tendenza a pensare che questa non li avesse colpiti così duramente”, sottolinea Longrich. “Tuttavia la nostra analisi mostra che i mammiferi furono colpiti più profondamente della maggior parte dei gruppi di animali – come le lucertole, le tartarughe e i coccodrilli – ma si dimostrarono di gran lunga più adattabili dopo la calamità. Non furono bassi tassi di estinzione, ma fu la capacità di recuperare e adattarsi nel periodo successivo che portò i mammiferi ad avere il sopravvento.”

È interessante notare che la ripresa dall’estinzione è avvenuta in modo diverso in svariate parti del continente, e che per esempio le specie trovate in Montana erano distinte da quelle del vicino Wyoming. “Ci si potrebbe aspettare di vedere gli stessi pochi sopravvissuti in tutto il continente. Ma non è ciò che abbiamo trovato”, aggiunge lo scienziato. “Con così tante specie dissimili in evoluzione in direzioni diverse, in differenti parti del mondo, era più probabile che l’evoluzione s’imbattesse in nuovi percorsi evolutivi”.

Con un secolo di relativi studi alle spalle, può stupire che non si sia giunti prima a queste conclusioni. “Potrebbe essere una questione di prospettiva” conclude Longrich. “Storicamente l’ipotesi dell’asteroide è sempre stata controversa, e i paleontologi attivi sui fossili di mammiferi sono sempre stati acerrimi nemici dell’ipotesi dell’impatto. Quindi probabilmente hanno avuto la tendenza a trascurare le prove che la supportano, e non sono stati realmente interessati nell’osservare il problema con attenzione. Noi non siamo specializzati nei mammiferi, quindi siamo in grado di guardare le prove in un modo diverso: e infatti i dati dei fossili di mammiferi sostengono fortemente l’ipotesi dell’asteroide”.

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