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SKA, sospetti e proteste per il super telescopio africano

Come è successo mesi fa sul monte Mauna Kea nelle isole Hawaii, le comunità locali in Sud Africa sollevano perplessità per la costruzione delle prime antenne del progetto SKA, che prevede l'installazione di 2500 radio telescopi in due continenti

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Il progetto SKA prevede la costruzione di 2500 radio telescopi distribuiti in Australia e in Sud Africa. Crediti immagine: SKA Project Development Office and Swinburne Astronomy Productions, Wikimedia Commons

APPROFONDIMENTO – Nelle ultime settimane, scienza e società civile sono state di nuovo messe alla prova. L’oggetto della contesa che ha scatenato un nuovo caso di difficoltà di comunicazione tra le parti è un progetto internazionale di astronomia, un po’ come è stato sperimentato mesi fa sul monte Mauna Kea nelle isole Hawaii. Questa volta è successo in Sud Africa, all’ombra delle prime antenne di SKA (Square Kilometer Array), il super radio telescopio che batterà in grandezza e potenza i record di Arecibo, per dirne una, e che conterà la partecipazione di Paesi da tutto il mondo, Italia compresa con la presenza di INAF.

Agli abitanti delle città e degli agglomerati agricoli nelle vicinanze dei telescopi, il progetto inizia però a non piacere. Le voci di protesta hanno iniziato a farsi grosse in una serie di incontri organizzati dal Science Tech Department durante l’ultima settimana di maggio nella contea di Nothern Cape, sito che ospita un primo gruppo di telescopi già operanti, il MeerKAT.

“In che modo ci guadagneremo?” “Come potrà aiutarci?” o, anche, “E’ vero che la vicinanza a SKA influisce sulla gravidanza?” , sono state alcune tra le domande rivolte ai rappresentanti di SKA South Africa, come riportato da alcuni cronisti presenti agli incontri.

Cosa sta succedendo nell’area che ospita SKA, in città come Carnavon e Van Wyksvlei?

Grandi aspettative per MeerKAT, il precursore

Nel 2012, dopo alcuni anni di battaglie con la controparte Oceanica, il Sud Africa ha vinto la gara ex equo per accaparrarsi una quota importante del progetto internazionale di radioastronomia Square Kilometre Array, proposto per la prima volta nel 1991.
SKA è uno di quei progetti dai grandi numeri, paragonabile, con i dovuti distinguo tecnico-scientifici, a qualcosa come LHC per la fisica delle particelle. Si tratta – o si tratterà, quando sarà terminato, nel 2024 – di un complesso costituito da più di 2500 radio telescopi, un’orchestra che lavorerà per captare onde cosmiche dallo spazio più profondo, e per studiare così i primordi dell’Universo e l’evoluzione delle galassie. Si tratta, in sostanza, del più grande radio telescopio mai costruito, circa cento volte più potente di quelli attualmente in funzione.
L’eccezionalità di SKA sta anche nella sua complessità tecnologica: tutte queste antenne sono distribuite su due continenti, in Africa e Australia, e saranno collegate da una rete di sensori e fibre ottiche di ultima generazione. Molte di queste saranno alimentate a energia pulita e i dati raccolti saranno gestiti e analizzati da un unico, potente sistema di calcolo gestito in collaborazione con l’Università di Cape Town. Il cantiere, che già da solo garantisce un notevole indotto di manodopera, è dislocato in diverse aree, ognuna con le sue peculiarità. La strada per il suo completamento, quindi, è lunga e complessa, divisa in due fasi di costruzione, SKA1 e SKA2, e comprende l’avvio di telescopi precursori.
Il progetto MeerKat, con le sue 64 antenne, rappresenta una parte della prima fase, SKA1MID, operativa sulle frequenze radio medie, che conterà in totale 197 antenne. Il programma di MeerKAT comprenderà diversi progetti di ricerca, con ampio spazio per proposte innovative – il Pulsar Timing Program, tra gli altri, contribuirà alla rilevazione e allo studio di onde gravitazionali provenienti dai punti di massima concentrazione di buchi neri. MeerKAT è inoltre uno dei telescopi precursori di SKA, un test importante, indispensabile per confermare la possibilità di gestire una tecnologia così avanzata.

Questi numeri hanno naturalmente l’effetto di attrarre scienziati da tutto il mondo, ma sono diventati anche il punto di forza di promesse politiche delle istituzioni locali e di tutto il Sud Africa.
Naledi Pandor, Ministro della Scienza nel 2012, durante l’avvio ufficiale dei lavori dichiarava infatti che il peso di questo evento nella storia del Sud Africa è politico quanto scientifico: SKA è un’occasione di riscatto per il Sud Africa, garantirà ricchezza a una regione in cronica difficoltà, che ha peraltro già familiarità con l’astronomia – il primo osservatorio è stato costruito nel 1820, a Cape Town.

Con i lavori ancora in corso, a fine maggio sono stati presentati i primi consistenti risultati ottenuti usando solo 4 delle 64 antenne in cantiere, durante il MeerKAT Science Shop. Si tratta delle prime elaborazioni grafiche di segnali relativi a più di 50 galassie, in un’area pari a circa lo 0,01 % della volta celeste. Il dettaglio di queste immagini supera di gran lunga quello del telescopio predecessore, il KAT-7.
“Questo meraviglioso risultato ha un significato enorme. Solo 10 anni fa non avrei mai immaginato di poter ospitare un meeting di questa portata e addirittura costruire un mega telescopio in Sud Africa ” ha dichiarato Justin Jonas, direttore del comparto Scienza e Ingegneria di SKA South Africa. “Quest’immagine simboleggia tutto il lavoro che c’è dietro questo progetto decennale, nel quale abbiamo estrema fiducia”.

Per il momento però, a entusiasmarsi sono solo i ricercatori coinvolti direttamente e in generale la comunità scientifica, chi cioè riesce a leggere e interpetare questi dati in uno scenario di più lungo respiro.
Un po’ poco, viceversa, per gli abitanti di Carnavon, Williston o Van Wyksvlei, che hanno investito terreni e attività agricole avviate, e si aspettano in tempi rapidi cambiamenti quasi miracolosi.

Crescono i sospetti, la comunità locale sulla difensiva

La regione del Nothern Cape è in assoluto tra le più povere del Sud Africa, la disoccupazione è stagnante da troppi anni attorno al 25-27%. Il comitato di SKA South Africa, oltre a promettere i probabili vantaggi e presentare le prospettive di crescita economica e sociale, ha dovuto acquisire più di 100 000 ettari di terreno attorno al MeerKAT di SKA per garantire che l’area sia libera da interferenze, e decine di parcelle occupate da fattorie sono in via di definizione, per un coinvolgimento totale di cinque città e circa 50 ooo persone. Se i negoziati dovessero fallire, in realtà SKA è comunque protetto dall’Astronomy Geograhical Advantage Act, come ricorda Sarah Wild, cronista di Nature.

Che fine farà l’economia rurale di quest’area, da sempre l’unica forma di sostentamento? Gli abitanti di Northen Cape non sono certo abituati ai tempi lunghi della ricerca e non riescono quindi a comprendere tanto entusiasmo, sorpattutto se le loro aspettative non sono adeguatamente ricompensate. Ad aggravare questo gap è lo spettro del land grabbing, moderna forma di colonialismo che le comunità di colore africane conoscono ormai bene.

Il precedente di Mauna Kea aveva già dimostrato la necessità di rispettare la comunità del luogo, e l’importanza di riuscire a comunicare in modo chiaro ed efficace prospettive e limiti di un progetto scientifico di questa portata. Le circostanze sono però certo differenti. In questo caso, sul tavolo non ci sono rivendicazioni di carattere religioso o culturale e, soprattutto, la popolazione coinvolta non può contare su una macchina organizzativa, anche mediatica, che possa sostenerla in un’improbabile battaglia per fermare il progetto SKA. La popolazione sembra in realtà ben disposta ad accogliere il telescopio, ma ha fatto già capire che non consentirà di essere lasciata all’oscuro dei fatti e a bocca asciutta. In prima linea in questa rivendicazione di diritti le comunità dei cinque centri urbani sono per ora accompagnate solo da un’associazione di tutela degli agricoltori, la Agri Northern Cape di Kimberley.

Rob Adam, il nuovo direttore di SKA South Africa , è costretto perciò ora a destreggiarsi con i primi gruppi che iniziano a scalpitare per chiarire e ridimensionare le aspettative di vantaggi futuri, mai realmente quantificati. Tra le attese non soddisfate che alimentano il sospetto di essere raggirati c’è l’aiuto all’istruzione. In realtà, la città di Carvaron sta già ospitando un nuovo insegnante di matematica e fisica e un piccolo gruppo di giovani studenti beneficerà di borse di studio dedicate. Poca cosa, lamentano però i comitati, e a vantaggio di una sola delle cinque città.
Su questo punto, tuttavia, SKA South Africa non ha un reale potere organizzativo paragonabile a quello dell’Università delle Hawaii, che intervenne direttamente a Mauna Kea, e in quella regione l’offerta educativa e il livello di istruzione son già relativamente elevati e accessibili.

I tempi della ricerca (e dei cantieri) non si possono però evitare. Adam ha invitato le comunità a uno sforzo di pazienza, mentre la sua scelta di incontrarle è stata accolta positivamente, un segnale della responsabilità di SKA South Africa e dell’intenzione di convivere proficuamente.

@NightTripping

Leggi anche: Mauna Kea: ok al telescopio, ma sarà l’ultimo

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Marco Milano
Dopo gli studi in Scienza dei Materiali si è specializzato in diagnostica, fonti rinnovabili e comunicazione della scienza. Da diversi anni si occupa di editoria scolastica e divulgazione scientifica. Ha collaborato, tra gli altri, con l’Ufficio Stampa Cnr e l’agenzia Zadig.