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Il prezzo dell’infedeltà nei passeri

Le coppie di passeri sono monogame e trascorrono insieme tutta la vita. Eppure le femmine tradiscono: i loro compagni lo sanno, e si comportano di conseguenza

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Nelle coppie di passeri, quando la femmina è infedele il compagno tende a procurare meno cibo per la nidiata. Crediti immagine: Tambako The Jaguar, Flickr

SCOPERTE – In natura i passeri formano coppie monogame: una volta scelto il proprio compagno, si resta insieme. Eppure molte femmine sono infedeli e non è raro che parte dei piccoli sia il risultato di queste scappatelle, consumate con maschi dalla qualità genetica migliore rispetto al partner ufficiale, e quindi in grado di dare paternità a pulli più forti e in salute. Ma che ne dicono i “mariti traditi”, che secondo i biologi sono moderatamente consapevoli dell’infedeltà della propria compagna?

Finora non avevamo una risposta soddisfacente a questa domanda, ma era lecito pensare che non stessero lì a subire il tradimento senza fare nulla, per di più pagando il prezzo di prendersi cura dei figli di un altro. Promuovendo così la sua fitness, il successo riproduttivo, e non la propria. Secondo un nuovo studio internazionale, pubblicato su The American Naturalist da ricercatori di Regno Unito, Germania e Australia, una conseguenza c’è: quando la femmina è tendenzialmente infedele, il suo partner procura meno cibo per la nidiata. Perché sa che i piccoli non sono tutti suoi, anche se non può distinguere quali.

La teoria non è nuova ma provarla non è stato semplice. C’era infatti un’alternativa molto quotata, ovvero che le femmine infedeli e i maschi pigri tendessero naturalmente a formare coppie tra loro. Ma 12 anni di osservazioni, sulla popolazione di passeri dell’isola di Lundy nel canale di Bristol, hanno permesso di chiarire la questione. “I maschi cambiano il proprio comportamento in base alla partner. Quando passano da una femmina fedele a una che tende a tradire, portano meno cibo al nido”, racconta in un comunicato Julia Schroeder dell’Imperial College London, che ha guidato lo studio.

La decisione non ha a che vedere con i poveri figli, ma è strettamente legata al comportamento della femmina. Quando i ricercatori hanno spostato i piccoli di una femmina infedele in un nido diverso, dove la madre era fedele, il maschio di quel nido ha continuato a nutrirli regolarmente. “Il che suggerisce non abbiano un meccanismo, basato ad esempio sull’olfatto, per distinguere quali sono loro e quali no”, continua Schroeder. Su cosa si basano, dunque, per stabilire il da farsi?

L’ipotesi è che sfruttino indizi legati al comportamento della femmina nel periodo fertile, per esempio quanto tempo trascorre lontana dal nido. Gli scienziati hanno monitorato 200 maschi e 194 femmine durante la formazione di 313 coppie monogame, che hanno generato 863 piccoli all’interno dei nidi. Alcune coppie si separavano intenzionalmente, ma per la maggior parte era la morte di uno dei partner a stabilirne la fine e indurre la ricerca di un nuovo compagno.

Grazie al DNA di ogni singolo passero dell’isola, i ricercatori hanno costruito sofisticati alberi genealogici per i passeri. Così hanno individuato le femmine più infedeli e i maschi che avevano subito il tradimento. Come racconta Schroeder, l’isola di Lundy è una sorta di laboratorio a cielo aperto ed è perfetta per questo tipo di indagini. Si tratta di un sistema quasi chiuso, perché le famiglie di passeri dell’isola rimangono sempre in loco e i nuovi arrivi sono rarissimi: in 12 anni di lavoro si sono aggiunti solo quattro passeri “estranei”, probabilmente trasportati dalla barca del gruppo di ricerca.

Sfruttando l’unicità di quest’ambiente, Schroeder e i colleghi intendono approfondire tutti gli aspetti del comportamento dei passeri che ancora non conosciamo, oltre alla loro storia evolutiva. Per esempio capire perché le femmine abbiano un comportamento “costoso” come l’infedeltà, che non ci si aspetterebbe in uccelli che depongono solo una quantità limitata di uova, cui è affidata tutta la loro fitness. L’ipotesi, da confermare, è che non sia dovuto solo al tentativo di generare prole di maggior qualità, ma che sia l’eredità dei loro antenati, poligami.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".