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Neve sulle Alpi

Un modello previsionale regionale prevede maggiori precipitazioni sull'arco alpino in seguito al cambiamento climatico

Una recente analisi e simulazione matematica avanza l’ipotesi che le previsioni realizzate a livello globale circa il riscaldamento del Pianeta potrebbero subire variazioni locali importanti. Crediti immagine: kewl, Pixabay

AMBIENTE – In questi giorni sulle Alpi stanno assistendo a un evento straordinario: in piena estate è tornata la neve al di sopra dei 2000 metri, quasi a sfidare le parole degli scienziati che mettono in guardia sul riscaldamento globale. Il riscaldamento globale c’è ed è innegabile. Lo dimostrano le temperature medie globali rilevate dalla NASA.  E lo prevedono i modelli matematici che ci proiettano in uno scenario futuro. Nei prossimi anni la temperatura media globale salirà tra gli 1,8°C e i 4°C, a seconda di quanto saremo in grado di contenere la produzione di gas serra.

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Una recente analisi e simulazione matematica, realizzata dal gruppo di Filippo Giorgi presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP) “Abdus Salam” di Trieste, avanza l’ipotesi che le previsioni realizzate a livello globale circa il riscaldamento del Pianeta potrebbero subire variazioni locali importanti.
Lo studio di Giorgi e colleghi, pubblicato su Nature Geoscience,  si riferisce peraltro proprio al territorio alpino,  per il quale non sono state previste estati secche e aride, ma piuttosto precipitazioni intense soprattutto ad alta quota. I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato il territorio alpino mediante il modello climatico regionale RegCM 4, realizzato dal team triestino. Partendo dall’ipotesi che il caratteristico territorio montano, formato da pendii e vette,  potesse in un qualche modo avere un’influenza sugli andamenti meteorologici e climatici locali, i ricercatori hanno applicato il modello su piccola scala per ottenere una previsione ad alta risoluzione. Selezionando aree non superiori ai 12 km di estensione, le previsioni potevano essere applicate a territori dalle caratteristiche topografiche e orografiche caratteristiche. Proprio la complessa topografia giustifica le previsioni di eventi estremi e abbondante piovosità, peraltro confermata dalle tendenze registrate finora.

I risultati del recente articolo ci forniscono due spunti di riflessione. Il primo riguarda il pericolo di alluvioni che potrebbe provocare ingenti danni in un territorio caratterizzato da un forte dissesto idrogeologico. Il territorio delle Alpi ha ampie zone classificate ad alta pericolosità di frane in Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e nella Provincia Autonoma di Trento, secondo quanto rilevato dal rapporto ISPRA “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio – Rapporto 2015“. Sempre secondo lo stesso rapporto, Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta sono anche classificate come zone ad ampia pericolosità idraulica, cioè sono zone che sono state soggette a frequenti alluvioni negli ultimi 20-50 anni. E tali aree corrispondono in gran parte all’arco alpino e prealpino. Il fatto di avere modelli previsionali così dettagliati potrebbero aiutare a organizzare interventi opportuni e azioni per limitare gli eventuali danni.

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La seconda riflessione invece riguarda la necessità di fare previsioni più puntuali e localizzate riguardo al cambiamento climatico. “Sarebbe interessante vedere se le nostre conclusioni, che mettono in discussione il quadro offerto dai modelli globali, possano essere applicate ad altre aree montane del pianeta”, ha commentato lo stesso Giorgi. Di qui la necessità di sviluppare altri modelli climatici regionali. Ad oggi infatti se ne contano diversi, applicati a differenti regioni.

Anche per questo aspetto il modello REgCM4 realizzato dall’ICTP offre importanti opportunità. Data la sua grande versatilità, potrebbe essere facile applicarlo ad altri territori per fare previsioni climatiche. La sua flessibilità è dimostrata anche dall’applicazione ad altre aree di ricerca, come la paleclimatologia, o ad altri territori, come alcuni Paesi in via di Sviluppo dove è già in uso. Proseguendo in questi studi, potrebbe cambiare l’attuale visione dell’impatto del cambiamento climatico a livello globale.

@AnnoviGiulia

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.