SCOPERTE

Siamo nati “prematuri”: la vita sulla Terra prima del baby boom cosmico

La nascita della vita sulla Terra è “prematura” e avrebbe anticipato il baby boom cosmico, che secondo gli esperti del Centro Smithsonian per l'astrofisica dell'università di Harvard arriverà tra moltissimi anni

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La nascita della vita sulla Terra è “prematura” e avrebbe anticipato il baby boom cosmico Crediti immagine: Christine Pulliam (CfA)

SCOPERTE – L’universo nasceva 13,8 miliardi di anni fa dal Big Bang e 4,5 miliardi di anni fa nasceva il pianeta Terra. La vita così come la conosciamo è diventata possibile circa 30 milioni di anni dopo il Big Bang*, ma secondo uno studio coordinato da Avi Loeb del Centro Smithsonian per l’astrofisica dell’università di Harvard sarebbe decisamente in anticipo. Una vita “prematura” dunque rispetto all’atteso baby boom cosmico, periodo ottimale per la nascita della vita anche sugli altri pianeti e nell’universo.

Dal Big Bang in poi, spiegano i ricercatori, è stato innescato un processo per cui le prime stelle nel cosmo hanno iniziato a “nutrire” l’universo con elementi come il carbonio e l’ossigeno, necessari alla nascita della vita come la conosciamo. Il processo durerà ancora 10 000 miliardi, o 10 triliardi, di anni, cioè fino a quando non moriranno le ultime stelle, esaurendo così la loro capacità di generare i mattoni all’origine delle forme di vita nel cosmo. Un tempo decisamente lungo che fa pensare ai ricercatori che il “baby boom cosmico”, cioè la nascita e lo sviluppo della vita, fosse destinato a iniziare ben più tardi di quanto accaduto sul nostro pianeta.

Loeb, che ha pubblicato i risultati dello studio sulla rivista scientifica Journal of Cosmology and Astroparticle Physics, ha spiegato in un comunicato: “Se chiedete, ‘quando è più probabile che le prime forme di vita emergano?’, la risposta potrebbe essere ‘ora’. Ma abbiamo scoperto che le probabilità di svilupparsi della vita crescono decisamente in un futuro ancora lontano”.

Il fattore dominante per lo sviluppo della vita d’altronde è il ciclo vitale delle stelle. Più grande è la massa di una stella, più corta è la sua vita. Per esempio stelle che sono grandi 3 volte il Sole moriranno prima che la vita abbia il tempo di evolvere sui pianeti che orbitano intorno a loro.

Al contrario invece, le stelle più piccole con una massa inferiore del 10 percento a quella del Sole sono in grado di vivere fino a 10 triliardi di anni, dando così la possibilità alla vita di formarsi sui pianeti che si trovano nel rispettivo sistema stellare. Il risultato è che la probabilità che la vita nasca su tali pianeti è ben 1000 volte più alta in un futuro lontano, piuttosto che 30 milioni di anni dopo il Big Bang* come sulla Terra, spiega Loeb: “Quindi voi potreste chiedervi perché non siamo nati nel futuro e vicino ad una stella di piccola massa. Le possibilità sono due: la prima è che siamo ‘prematuri’, la seconda è che intorno a tali stelle le condizioni dell’ambiente non sono ideali per la vita”.

Anche se le stelle nane rosse hanno un ciclo vitale molto lungo, nella loro giovinezza emettono radiazioni ultraviolette e violenti bagliori in grado di deprivare i pianeti rocciosi della loro atmosfera, una condizione che rende di fatto il pianeta non ospitale per la vita.

Per capire dunque se la nostra comparsa sulla Terra e nell’universo è prematura o se i sistemi planetari di stelle con masse inferiori a quelle del sole sono inospitali per la vita l’obiettivo di Loeb e colleghi ora è quello di studiare i pianeti che orbitano intorno alle nane rosse. Un nuovo obiettivo a cui si dedica il satellite Transiting Exoplanet Survey e che rappresenterà uno dei possibili misteri a cui potrà rispondere il telescopio spaziale James Webb della NASA, il cui lancio nello spazio è previsto per il 2018.

@oscillazioni

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*Correzione: la data dell’origine della vita sulla Terra è stata corretta, inizialmente l’articolo riportava “a partire da 30 milioni di anni fa”.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.