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Sport e tecnologia: dal nuoto al ciclismo, un rapporto sempre più stretto

Le tecnologie più avanzate sono necessarie per vincere nello sport, ma non bastano per arrivare primi.

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Di Olimpiade in Olimpiade, piccole innovazioni tecnologiche portano a strumenti sempre più efficaci. Crediti immagine: Misty, Flickr

SPECIALE AGOSTO – “Per vincere una gara di ciclismo non basta un telaio iper tecnologico. Per battere Merckx devi essere Moser o Indurain, atleti eccezionali. Non puoi essere un brocco in sella a un mostro di tecnologia. La tecnologia è sempre andata a braccetto con lo sport e ogni epoca ha avuto a disposizione i suoi gioielli tecnologici. È indispensabile per vincere, ma non basta per arrivare primo”. A raccontarci il lungo rapporto tra sport e tecnologia è Nunzio Lanotte, ingegnere meccanico fondatore di APLab nonché pentatleta agonista e autore del libro Sportivi ad alta tecnologia per Zanichelli Editore.

Il rapporto tra sport e tecnologia esiste da sempre e oggi è più evidente che mai. Viviamo immersi nella tecnologia e ci sembra normale che, di Olimpiade in Olimpiade, le performance degli sportivi ci stupiscano anche per le trovate tecnologiche messe a punto nel quadriennio. Diamo per scontato che i telai delle biciclette tendano a essere sempre più leggeri e che le innovazioni siano millimetriche. Gli stratagemmi tecnologici esistono da sempre e in alcuni casi hanno portato a successi notevoli. Nelle Olimpiadi antiche, per esempio, i lottatori si cospargevano il corpo con unguenti per essere difficili da afferrare, ma anche le staffe per andare a cavallo entrano a far parte della rosa dei supporti tecnologici.

Generalmente le innovazioni tecnologiche accompagnano lo sport con piccole trasformazioni, ma può capitare che facciano salti improvvisi: arriva il momento in cui, alle Olimpiadi invernali, un atleta si presenta con gli sci di alluminio anziché di legno. Dalla gara successiva quella diventa la tecnologia dominante. Anche negli sport in cui l’apporto tecnologico non è così evidente, come per esempio nel nuoto, le innovazioni ci sono e vanno di pari passo agli allenamenti degli atleti, alle ore di fatica e al loro talento. Aiutano a migliorare le performance e sono al servizio delle tecniche di allenamento, degli strumenti e delle attrezzature sportive.

“Certe volte, però, arriva un’innovazione così dirompente che rischia di falsare le gerarchie tra gli atleti. Mi riferisco al caso dei super costumi di poliuretano. Quando uscirono, la Federazione Italiana me li diede da studiare: davano un vantaggio tra 0,7 e 1 secondo nei 100 metri e il vantaggio cambiava da atleta ad atleta. Il francese Alain Bernard ha abbassato il record di 7 decimi di secondo, non perché fosse un talento eccezionale, ma perché era grosso e quei costumi funzionavano meglio su corpi di quel tipo”, racconta Lanotte, che continua: “Era tutto basato sui costumi e succedevano anche cose bizzarre: gli atleti si mettevano un costume sopra all’altro, oppure i costumi stessi si laceravano sui blocchi di partenza, come è successo alla nuotatrice Flavia Zoccari che ha dovuto abbandonare la gara. Il record deve rispecchiare la vera gerarchia degli atleti. Noi, come pubblico, non accetteremmo mai che il Chievo batta il Barcellona solo per merito di una scarpetta speciale”.

A bandire i super costumi dalle competizioni, infatti, sono stati proprio gli atleti e gli allenatori che hanno preferito tornare a concentrarsi sulle basi di questo sport, forse uno tra i più tecnici in assoluto. Così, eliminati costumi di poliuretano e sfumata la possibilità di affidarsi esclusivamente ai materiali, il nuoto è diventato un ottimo laboratorio nel quale la tecnologia serve per visualizzare, misurare e migliorare ogni singolo gesto tecnico. “Si continua a lavorare sui costumi, che adesso hanno fibre di carbonio inserite nel tessuto per rinforzarlo, si lavora sull’idrodinamica degli occhiali e della cuffia”, specifica Nunzio Lanotte, “ma la tecnica ha un’importanza maggiore: se ci si concentra sul modo in cui il nuotatore si muove nell’acqua, si riescono a ottenere risultati migliori.”

Migliorare le tecnica dei nuotatori significa, quindi, servirsi di una serie di dispositivi tecnologici: le riprese video durante gli allenamenti, sulla base delle quali vengono fatte poi analisi biomeccaniche; il velocimetro; i dispositivi che migliorano lo scivolamento, l’ingresso in acqua, la virata e che, in generale, permettono di ridurre la resistenza idrodinamica e di aumentare la propulsione. “Con APLab abbiamo messo a punto un velocimetroSpeed RT – che permette di analizzare ogni fase della nuotata, dalla partenza alla virata, e mostra la velocità, lo spazio percorso e l’accelerazione”, racconta Lanotte. “Questo oggetto è formato da un piccolo mulinello posto sui blocchi di partenza, da una scheda di acquisizione e da uno speciale software per la visualizzazione sul computer”.

Tra i vari dispositivi tecnologici di APLab ci sono anche le palette KZ, un sistema brevettato che misura la pressione esercitata dal nuotatore durante le bracciate. Le palette, che si adagiano tra le dita, sono in fibra di carbonio e inviano i dati a un’unità di acquisizione che il nuotatore indossa in cintura. “Intervenendo in maniera quasi millimetrica sulla preparazione dell’atleta, grazie all’uso di questi device tecnologici, si riescono pian piano ad abbassare i record, anche se non bisogna dimenticare che lo sport rimane una competizione tra atleti”, precisa Lanotte, che conclude: “Forse è solo nella Formula 1 e nel Moto GP che perdiamo di vista il pilota per tifare la casa produttrice e accettiamo che la competizione sia tra le diverse tecnologie”.

@giulirocko

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Giulia Rocco
Pensa e produce oggetti multimediali per il giornalismo e l’editoria. L’hanno definita “sperimentatrice seriale”.