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GJ 1132b, il Venere sterile: c’è ossigeno, ma non la vita

Secondo il modello dei ricercatori, solo un decimo dell’ossigeno presente nell’atmosfera viene assorbito dal magma, mentre il rimanente 90% viene in parte disperso nello spazio

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Nonostante la presenza di ossigeno nell’atmosfera, sull’esopianeta GJ 1132b non è possibile la vita. Crediti immagine: CfA/Dana Berry/Skyworks Digital

SCOPERTE – Un Venere “cotto” e sterile. Così può essere immaginato l’esopianeta GJ 1132b scoperto un anno fa e che si trova a 39 anni luce dalla Terra. GJ 1132b dista dalla sua stella 2,2 milioni di chilometri e la sua temperatura superficiale raggiunge i 230 gradi. La superficie è destinata a rimanere allo stato di magma per milioni di anni, ma allo stesso tempo i ricercatori hanno ipotizzato la presenza di un’atmosfera ricca di ossigeno. Nonostante la presenza dell’ossigeno però sull’esopianeta è esclusa la possibilità di trovare vita aliena.

Se la superficie del pianeta è un oceano di magma incandescente, come è fatta l’atmosfera? E’ densa e spessa, o rarefatta e fine? A queste domande hanno tentato di rispondere i ricercatori guidati da Laura Schaefer, astronoma dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, elaborando un modello al computer e pubblicando i risultati del loro studio sulla rivista Astrophysical Journal.

La simulazione parte da una ipotesi, cioè che l’esopianeta presenti una grande quantità di vapore acqueo. La distanza ravvicinata dalla stella, appena 2,2 milioni di chilometri, fa sì che l’esopianeta sia irradiato da luce ultravioletta e raggi UV, in grado di scindere le molecole di acqua nei suoi componenti fondamentali: l’idrogeno e l’ossigeno molecolare.

Una volta scissi, l’idrogeno che è più leggero si disperde nello spazio, mentre l’ossigeno riesce in parte a rimanere nell’atmosfera dell’esopianeta. Una condizione che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non indica però la presenza di vita, come ha spiegato la Schaefer: “Sui pianeti più freddi, la presenza di ossigeno indica la possibilità di sviluppo di vita aliena e la condizione base per l’abitabilità, ma questo non è vero nel caso di pianeti caldi come GJ 1132b. Nel suo caso infatti la presenza indica l’esatto opposto, cioè che l’esopianeta è stato ‘cotto’ e sterilizzato”.

Il pianeta infatti appare come un oceano di magma incandescente, dove la superficie fusa interagisce con l’atmosfera assorbendo in parte l’ossigeno. Secondo il modello dei ricercatori, solo un decimo dell’ossigeno presente nell’atmosfera viene assorbito dal magma, mentre il rimanente 90% viene in parte disperso nello spazio.

La maggior parte dunque permane nell’atmosfera e questa scoperta rappresenta un punto di partenza nello studio di pianeti simili a Venere, come sottolinea Robin Wordsworth, co-autore dello studio e ricercatore dell’Harvard Paulson School of Engineering and Applied Sciences: “GJ 1132b rappresenta il primo pianeta roccioso esterno al nostro sistema solare in cui rileviamo la presenza di ossigeno”.

Lo studio di Schaefer e colleghi rappresenta un importante tassello nella risoluzione del puzzle dell’evoluzione di pianeti come Venere, che come la Terra hanno iniziato il loro ciclo vitale con una atmosfera ricca di vapore acqueo, poi scisso in idrogeno e ossigeno dalla radiazione solare. Fino a oggi infatti segni della passata presenza di ossigeno sono rivelabili sul pianeta che si trova nel nostro sistema solare, ma l’ossigeno mancante resta un mistero per gli astronomi.

Se quello elaborato dalla Schaefer è al momento solo un modello, bisognerà attendere l’entrata in funzione dei telescopi di prossima generazione come il Giant Magellan Telescope e il James Webb Space Telescope della NASA, il cui lancio è previsto nel 2018, per confermare quanto fino ad ora ipotizzato.

Il modello elaborato inoltre potrà essere utilizzato per determinare un nuovo approccio allo studio di altri esopianeti con caratteristiche simili, come per esempio i mondi rocciosi del sistema Trappist-1, i cui tre pianeti nella regione abitabile godono di temperature superficiali decisamente più fredde e dove la possibilità di trovare una atmosfera compatibile con la vita è più alta.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.