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Diabete, stop punture? Il futuro è in una pillola

Una vescicola riempita di insulina, che riesce a superare inerme gli acidi dello stomaco, potrebbe essere la soluzione alternativa all'iniezione per i diabetici

È stato brevettato col nome di Colestosoma: è un nuovo ritrovato che potrebbe aiutare i diabetici. Si tratta di una vescicola microscopica al cui interno è contenuta l’insulina. Crediti immagine: Pixabay

RICERCA – Sono 422 milioni le persone nel mondo che soffrono di diabete. Una malattia responsabile di 3,7 milioni di morti all’anno, come ha evidenziato l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo ultimo rapporto. Ogni giorno quelle affette dal diabete di tipo 1 -il diabete giovanile autoimmune- sono costrette a iniettarsi insulina nel sangue, per evitare che l’alto tasso di zuccheri arrechi danni agli organi. Anche alcuni pazienti affetti dal diabete di tipo 2 -detto dell’adulto- ricorrono a tale pratica, qualora le medicine e uno stile di vita differente non siano sufficienti.

Gli scienziati della Niagara University sono riusciti a mettere a punto un sistema più pratico e meno fastidioso per l’assunzione di insulina: una pillola. L’annuncio è stato dato a Filadelfia, al 252esimo convegno nazionale dell’American Chemical Society (ACS), la più grande società scientifica mondiale.

Brevettato col nome di Colestosoma, il nuovo ritrovato è una vescicola microscopica costituita di lipidi (esteri, per la precisione), al cui interno è contenuta l’insulina. Per poterla riempire al massimo della capacità, i ricercatori hanno anche determinato l’acidità e la forza ionica ottimali della soluzione da inserirvi all’interno. Un espediente differente dai ben noti liposomi, rivestiti da polimeri e utilizzati per veicolare farmaci.

Questa vescicola, dalla carica neutra, riesce ad attraversare lo stomaco senza venire intaccata dai suoi potenti acidi, finché viene assorbita nell’intestino tenue. Passata quindi nel sistema circolatorio, la particella viene accolta dalle cellule che la richiedono, che ne rompono le pareti permettendo finalmente all’ormone di diffondersi. Studi sui topi hanno dimostrato che alcuni tipi di Colestosomi carichi di insulina mostrano un’alta biodisponibilità, viaggiando nel sangue proprio dove c’è bisogno di insulina.

Questa nuova tecnologia sarebbe la prima vera valida alternativa all’iniezione: l’insulina inalabile, approvata negli Stati Uniti nel 2006, si rivelò un tale insuccesso commerciale che venne ritirata dagli scaffali. I ricercatori puntano ora a ottimizzare le formulazioni con nuove proposte, a condurre ulteriori test su animali e a stringere nuovi accordi per poter procedere con la sperimentazione umana nei trial clinici. Una terapia tascabile e indolore appare sempre più vicina, nell’interesse di centinaia di milioni di pazienti.

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