SCOPERTE

Altro che Nessie: scoperto il Mostro di Storr Lochs

L'ittiosauro, rimasto nei magazzini di un museo per 50 anni, è stato finalmente riportato alla luce. Ritrovare ossa come queste è un evento estremamente raro

Apparentemente molto simile a un delfino, lungo 4 metri e con un muso appuntito munito di migliaia di denti conici, questo rettile acquatico popolava i mari di 170 milioni di anni fa, nutrendosi di pesci e seppie. Crediti immagine: Todd Marshall (University of Edinburgh)

SCOPERTE – Finalmente la Scozia ha il suo vero mostro marino. Non è esattamente quello di Loch Ness, il fantomatico plesiosauro avvistato innumerevoli volte, bensì un ittiosauro del Giurassico. La notizia è stata diffusa in un comunicato ufficiale dall’Università di Edinburgo.

Apparentemente molto simile a un delfino, lungo 4 metri e con un muso appuntito munito di migliaia di denti conici, questo rettile acquatico popolava i mari di 170 milioni di anni fa, nutrendosi di pesci e seppie. Il suo è lo scheletro di rettile marino del Mesozoico più completo mai trovato in Scozia e i paleontologi sperano che torni utile nel comprendere come si siano evoluti gli ittiosauri nel Giurassico medio.

I resti furono ritrovati nel 1966 su una spiaggia dell’Isola di Skye: nota come “L’isola dei dinosauri della Scozia”, è uno dei pochi posti al mondo in cui è possibile rinvenire fossili del suddetto periodo, avaro di testimonianze. La scoperta, avvenuta nelle vicinanze della centrale idroelettrica SSE di Storr Lochs, fu opera di Norrie Gillies, direttore della struttura nonché collezionista dilettante. L’uomo, intento a passeggiare una domenica pomeriggio nella zona a nord del complesso, notò dei dischi color cioccolato (le vertebre) che emergevano dal terreno. Resosi subito conto dell’importanza del ritrovamento, scrisse una lettera al Royal Scottish Museum, che qualche settimana dopo provvide alla rimozione del fossile.

Questo però rimase inglobato nella roccia sedimentaria, induritasi quando i fiumi di lava ricoprirono l’Isola di Skye tra 66 e 56 milioni di anni fa, nel Paleocene. Gillies morì nel 2011 a 93 anni e non ebbe occasione di vedere le ossa da lui trovate del tutto ripulite, poiché le tecniche dell’epoca le avrebbero danneggiate irrimediabilmente.

Ora se quello scheletro lo si può ammirare lo si deve al dottor Steve Brusatte, paleontologo della School of GeoSciences dell’università, che lo ha trovato una seconda volta a inizio 2015: giaceva nei magazzini del National Museum of Scotland, ove era stato dimenticato per 50 anni. Il figlio di Gillies, Alan, e le sue sorelle, non appena seppero di Brusatte e delle sue ricerche su un altro ittiosauro sconosciuto (Dearcmhara shawcrossi), iniziarono a tenersi in contatto. Brusatte chiamò quindi il famoso curatore Nigel Larkin per passare allo stadio successivo, quello dell’estrazione.

I fondi a disposizione, però, non erano sufficienti. Ed è qui che l’aiuto di Alan Gillies si è rivelato determinante, regalando un lieto fine alla vicenda. Rivoltosi alla SSE, ha subito ricevuto risposte positive dall’azienda, che ha finanziato ben volentieri l’operazione. Un accordo vincente che includeva anche il museo e l’università.

“Ittiosauri come il Mostro di Storr Lochs dominavano le onde mentre i dinosauri tuonavano in tutta la terra” spiega Brusatte. “Le loro ossa sono eccezionalmente rare in Scozia, il che rende questo esemplare uno dei fiori all’occhiello dei fossili scozzesi. È tutto merito dell’occhio attento di un collezionista dilettante se questo notevole fossile è stato trovato la prima volta, a dimostrare che non c’è bisogno di una laurea per fare enormi scoperte scientifiche”.

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