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Pesci e cambiamento climatico: spostarsi per sopravvivere?

Traslocare o adattarsi? Entrambe sono opzioni difficili da attuare considerando che il cambiamento climatico in atto modifica le temperature a un ritmo senza precedenti

“Adattarsi a una temperatura diversa da quella standard, comporta dei cambiamenti fisici per i pesci. Lo stress termico potrebbe infatti influire sulla capacità di riproduzione o sulla crescita degli individui”. Crediti immagine: Adrian Pingstone, Wikimedia Commons

RICERCA – La castagnola blu-verde (Chromis viridis), presente nelle barriere coralline di tutto il mondo, è in grado di adattarsi a una temperatura superiore di 2-4 gradi Celsius rispetto al calore estivo a cui è abituata. Ma se queste condizioni climatiche dovessero verificarsi, i pesci potrebbero preferire spostarsi dove l’acqua è più fredda.

Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato su Global Change Biology, a cui hanno partecipato biologi marini dell’Università di Copenaghen e della James Cook University.  “Adattarsi a una temperatura diversa da quella standard comporta dei cambiamenti fisici per i pesci. Lo stress termico potrebbe infatti influire sulla capacità di riproduzione o sulla crescita degli individui”,  ha chiarito Jacob Johansen, professore di biologia marina all’Università del Texas. I pesci si trovano di fronte a una situazione critica, determinata dalla velocità con cui gli oceani si stanno surriscaldando. Una velocità che non si era mai vista prima, che costringerà i pesci ad adattarsi o a cambiare habitat per non morire.

La prima parte dello studio ha indagato la capacità di adattamento dei pesci alle temperature crescenti degli oceani; le specie marine si sono infatti già adattate a variazioni di temperatura lungo il corso dei millenni. Gli altri adattamenti, però, sono avvenuti molto più lentamente: si parla infatti di un aumento graduale, pari a un grado Celsius ogni milione di anni. Le previsioni attuali per l’aumento delle temperatura suggeriscono cambiamenti molto più veloci, concentrati in un lasso inferiore di tempo: la temperatura oceanica dovrebbe aumentare di 2-4 gradi entro la fine del secolo.

Lo studio ha però voluto considerare un approccio diverso. Cosa succederebbe se fossero i pesci a spostarsi verso acque più fredde? Non sarebbe infatti la prima volta che interi ecosistemi si spostano in regioni diverse: esistono già numerose evidenze dello spostamento di habitat di alcune specie tipiche della barriera corallina e di svariati pesci pelagici, a causa dell’innalzamento delle temperature oceaniche. Secondo i ricercatori, questo potrebbe anche accadere con la specie oggetto dello studio, la castagnola blu verde. Gli studiosi sottolineano l’urgenza di effettuare ricerche simili su diverse specie ittiche, soprattutto su quelle che rappresentano le colonne portanti del commercio ittico internazionale.

Il trasloco verso un nuovo habitat non può essere la pallottola d’argento per ogni specie, soprattutto per quelle della barriera corallina, che hanno bisogno del reef per la propria sopravvivenza (e viceversa). La stessa castagnola blu verde ha un range di movimento molto limitato e si sposta generalmente a non più di 18 metri dal proprio ambiente naturale. Se i pesci non saranno in grado di adattarsi dovranno trasferirsi in acque più profonde, dove le condizioni non sono per nulla ideali. Il riscaldamento degli oceani, inoltre, non è un fenomeno che procede gradualmente. Ci sono delle fasi più acute e critiche, degli eventi transitori che sono in grado di causare molti danni. Un esempio sono le conseguenze determinate dal passaggio di El Niño sulla grande barriera corallina, che ha causato un  drastico aumento della temperatura, ben al di sopra della tolleranza termica degli animali, causandone una massiccia moria e mettendo sul filo del rasoio anche la sopravvivenza dei coralli.

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Sara Moraca
Dopo una prima laurea in comunicazione e una seconda in biologia, ho frequentato il Master in Comunicazione della Scienza della Sissa di Trieste. Da oltre dieci anni mi occupo di scrittura: prima come autore per Treccani e De Agostini, ora come giornalista per testate come Wired, National Geographic, Oggi Scienza, La Stampa.