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Starnazzi nel Cretaceo: un indizio sul canto degli uccelli preistorici

Studiando un fossile di uccello preistorico, un gruppo di paleontologi ha identificato l'organo utilizzato da questi animali per emettere suoni

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Grazie a un organo chiamato siringe gli uccelli preistorici probabilmente emettevano suoni simili alle attuali oche. Crediti immagine: Nicole Fuller/Sayo Art for UT Austin

SCOPERTE – Alla fine dell’era dei dinosauri, tra 69 e 66 milioni di anni fa, la Terra era già abitata da uccelli simili a quelli che conosciamo oggi: accanto agli ultimi rettili alati, solcavano il cielo antichi uccelli simili alle attuali anatre, i vegavi. Quando nel 1992 i primi fossili di vegavi sono stati scoperti nell’isola antartica di Vega – di qui il nome della specie, Vegavis iaai – si destò un certo stupore tra i palentologi, per la prima documentazione di uccelli coevi dei dinosauri, i loro antenati diretti. L’esame della struttura scheletrica dei vegavi fece pensare da subito a un’affinità con oche, anatre e cigni, i membri degli attuali anseriformi.

Uno studio pubblicato su Nature è andato in una direzione mai esplorata in precedenza, non solo nell’ambito degli vegavi, ma di qualunque altro gruppo di uccelli preistorici. Un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Julia A. Clarke dell’Università del Texas ad Austin ha compiuto un esame della siringe, l’organo che negli uccelli è deputato all’emissione di suoni, per la comunicazione intra ed extraspecifica. Non era mai stato studiato nei dettagli l’organo sonoro degli uccelli, per i limiti presentati da una documentazione fossile che assai di rado conserva tessuti molli o cartilaginei.

La siringe è costituita da membrane vibranti attaccate ad anelli di cartilagine posti alla biforcazione della trachea. La vibrazione delle membrane, come nelle corde vocali umane, produce i diversi tipi di suoni emessi dagli uccelli, importanti strumenti di comunicazione soprattutto nei rituali di accoppiamento e nelle segnalazioni territoriali. I ricercatori hanno realizzato un’immagine tridimensionale del siringe di vegave attraverso la tomografia ai raggi X, per poi compiere un’analisi dettagliata della strutture e una simulazione dei suoni che l’organo era in grado di emettere. Si tratta della prima ricostruzione in assoluto dei segnali vocali di un uccello preistoico.

Per mezzo di una serie di comparazioni con le strutture e le funzionalità della siringe di diversi uccelli attuali, gli scienziati sono riusciti a stabilire con una buona approssimazione lo spettro di suoni che emetteva la siringe di vegave: il verso tipico doveva essere molto simile agli starnazzi emessi da oche e anatre contemporanee. Si conferma così l’affinità che questi antichi uccelli condividevano con gli anseriformi attuali.

Nei dinosauri teropodi, antenati degli uccelli, non sono mai state individuate strutture cartilaginee, e sembra che potessero produrre suoni di frequenza più bassa, più simili a ringhi e sibili. “L’origine degli uccelli”, afferma la Clarke in un comunicato, “va ben oltre l’evoluzione del volo e delle penne”. Se infatti alcuni aspetti anatomici tipici degli uccelli, come penne e piume, erano già apparsi nei loro antenati rettili, i canti, i cinguettii e gli starnazzi che oggi sono un sottofondo costante nel mondo in cui viviamo nel Mesozoico iniziarono a fare la loro comparsa solo dopo l’origine dei primi uccelli. E potrebbe essere stata proprio la diversificazione sonora a dare il là all’evoluzione dell’intera classe e al loro incontrastato successo adattativo.

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