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I tesori del fiume, un percorso di valorizzazione dei bacini di acqua dolce italiani

Dai laghi di montagna ai grandi fiumi, il fotografo naturalista Marco Colombo ha esplorato le acque interne italiane, con una particolare attenzione alla valorizzazione della biodiversità

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SPECIALE NOVEMBRE – Con il suo nuovo libro I tesori del fiume, il fotografo naturalista Marco Colombo ci conduce alla scoperta degli ecosistemi fluviali italiani, habitat spesso poco considerati, ma che custodiscono uno sconfinato patrimonio di biodiversità. Laureato in Scienze Naturali, Colombo è sempre stato appassionato di animali, ancor prima di diventare un fotografo. È sua la fotografia che ha vinto nella categoria Rettili e anfibi al Wildlife Photographer of the Year 2016.

“La fotografia subacquea rappresenta solo una minima percentuale dei miei lavori. Mi capita di fare molti scatti in ambiente marino, però ho deciso di dedicare questo lavoro ai fiumi e ai laghi italiani, perché sono ambienti minacciati da una moltitudine di fattori e necessitano di  un’opera di sensibilizzazione nei confronti del grande pubblico, che spesso li considera delle discariche”. Con queste parole Marco Colombo presenta il suo ultimo libro, frutto di oltre cinque anni di spostamenti sul territorio italiano. “L’Italia è ricca di patrimoni naturalistici ed endemismi degni di protezione, spesso con caratteristiche uniche. Alcuni degli scatti del libro sono frutto di casualità, fotografie nate mentre giravo per altri lavori. Nell’ultimo anno e mezzo circa, invece, sono andato a caccia di storie particolari, che volevo inserire nel libro perché arrivassero alla gente”, spiega Colombo.

Il libro descrive una serie di ambienti molto diversi tra loro, legati all’acqua dolce: dai laghi di montagna ai grandi fiumi, senza disdegnare i corsi d’acqua meno conosciuti. “Mi piace andare dove le persone di solito non arrivano, in luoghi che spesso non hanno nemmeno un nome. I tesori naturali si trovano nei posti più inaspettati, il Parco del Ticino o quello del Sesia, per citarne due famosi e non lontani da dove risiedo”, commenta Colombo. Una sezione del libro di Colombo spalanca una finestra inedita su uno degli ecosistemi meno conosciuti: i laghi di alta quota. “Qui ho voluto fotografare semplicemente paesaggi sommersi, perché i laghi in alta quota non hanno molte forme di vita. Molte delle foto quindi ritraggono alberi morti, sul fondo del lago, sotto la crosta di ghiaccio invernale, in uno scenario gelido e sospeso”, continua il naturalista.

Uno dei lavori più importanti inseriti nel libro riguarda il proteo, una sorta di salamandra bianca cieca che vive nei fiumi e nei laghi sotterranei, all’interno delle grotte del Nord-Est italiano. “Il proteo ha branchie rosse con cui estrae l’ossigeno dall’acqua, caratteristica che nelle altre salamandre esiste di norma solo allo stadio larvale. Può vivere fino a cento anni e digiunare fino a sette-otto anni: ha sviluppato questa caratteristica in risposta al tipo di ambiente in cui vive, tipicamente non ricco di prede. La lentezza nella crescita e nella maturità sessuale sono le caratteristiche chiave del suo ciclo vitale”, aggiunge Colombo. Il proteo è una specie endemica, tanto rara quanto bizzarra, ma anche poco conosciuta. “Per fotografarlo ho dovuto andare nelle grotte carsiche con una squadra di speleologi, calarmi in una sorta di voragine profonda 40 metri, portando con me tutta l’attrezzatura, per poi immergermi con le bombole nei laghi sotterranei”, racconta il fotografo.

I tesori del fiume è anche una guida ai piccoli equivoci sulle specie dell’ambiente marino e fluviale: “Molti degli animali che le persone associano all’idea di mare – spiega Colombo – ci sono anche nei corsi di acqua dolce. I fiumi dell’Italia centro-meridionale ospitano i granchi, mentre i gamberi sono presenti anche in provincia di Varese, dove risiedo. Anche le cozze e le spugne, invertebrati che si associano comunemente all’ambiente marino, sono presenti con specie diverse nei fiumi e nei torrenti”.

Tra le chicche presenti nel libro, ci sono anche le foto del ciclo vitale completo della lampreda di mare, un ancestrale pesce privo di mandibole. “Assomigliano a delle anguille con la bocca a forma di ventosa – spiega Colombo – e sono immutate da milioni di anni: la forma attuale dell’animale risulta identica a quella rinvenuta nei fossili. Hanno uno scheletro molto ridotto,  anche se sono lunghe un metro,  hanno un terzo occhio sottocutaneo sulla fronte che presiede la regolazione ormonale e una narice sola. Questi animali migrano dal mare al fiume, dove costruiscono un nido sul fondo spostando fino a 10 kg di sassi con la bocca. In Italia la specie risultava scomparsa dagli anni Cinquanta, a parte in un’area ristretta dove facendo un po’ di ricerche sono riuscito a trovarla e a immortalarne l’intero ciclo vitale, probabilmente per la prima volta nella storia della fotografia naturalistica in Italia”.

I laghi e i fiumi sono ambienti che esercitano mediamente meno fascino sul grande pubblico rispetto al mare, perché sono più freddi e torbidi e le specie che li abitano sono meno colorate, eppure – conclude Colombo – “anche qui ci sono molte forme di vita interessanti, le cui storie possono aiutare a sensibilizzare il pubblico circa i rischi ambientali che fronteggiano oggi i corsi d’acqua, tra i quali cementificazione, inquinamento, bracconaggio e introduzione di specie provenienti da altri Paesi”.

Per poter vedere altri lavori di Marco Colombo o sfogliare un’anteprima online del libro I tesori del fiume è possibile visitare il sito www.calosoma.it

Leggi anche: I fiumi intermittenti: una risorsa poco esplorata

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Sara Moraca
Dopo una prima laurea in comunicazione e una seconda in biologia, ho frequentato il Master in Comunicazione della Scienza della Sissa di Trieste. Da oltre dieci anni mi occupo di scrittura: prima come autore per Treccani e De Agostini, ora come giornalista per testate come Wired, National Geographic, Oggi Scienza, La Stampa.