AMBIENTE

Europa e inquinamento atmosferico

I dati sull'inquinamento atmosferico indicano un miglioramento, ma siamo ancora indietro rispetto alle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità

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In Europa le emissioni di alcuni inquinanti sono calate rispetto al 2000, grazie all’azione delle direttive introdotte. Crediti immagine: Inchy23, Wikimedia Commons

AMBIENTE – La qualità dell’aria in Europa è migliorata rispetto al passato: tutti i precursori e tutte le emissioni primarie che contribuiscono alla formazione di materiale particolato (PM), ozono (O3) e biossido di azoto (NO2) sono calati rispetto al 2000. Lo stesso vale per  arsenico, cadmio, nichel, piombo e mercurio. Questo è quanto è stato rilevato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) nel rapporto del 2016 sulla qualità dell’aria.

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Il merito va alle direttive che sono state introdotte nel corso del 21esimo secolo. Resta tuttavia un certo margine di miglioramento: la nuova direttiva, che riguarda l’emissione di alcuni inquinanti atmosferici, stabilisce ulteriori riduzioni. L’applicazione delle nuove indicazioni potrà cominciare nel 2020. A quel punto bisognerà concentrarsi sulla limitazione delle emissioni di SO2, NOX, i composti volatili organici che non comprendono il metano, NH3 e materiale particolato di diametro inferiore a 2.5 µm (PM2.5). L’effetto della direttiva è ambizioso: ridurre del 50%, rispetto al 2005, i decessi legati all’inquinamento atmosferico. Malgrado la posta in gioco sia alta, la data che ci obbligherà invece a un impegno serio per raggiungere l’obiettivo è lontana: l’obbligo infatti scatterà solo nel 2030.

I settori che dovranno impegnarsi nella sfida di ridurre l’inquinamento sono tanti: trasporti, commercio, attività domestiche e istituzionali, industria e energia, agricoltura e infine rifiuti sono tutti responsabili dell’aria cattiva che respiriamo. Servono dunque interventi mirati e strutturali e l’introduzione di nuove tecnologie in ambiti con bisogni alquanto differenti.

In ballo c’è la nostra salute: malattie cardiovascolari, cancro, diabete, fertilità e problemi neurologici nei bambini sono collegati con l’inquinamento. Allo stesso modo è in pericolo il cibo che mangiamo e l’ambiente in cui abitiamo, entrambi messi in pericolo a causa di alcuni inquinanti capaci di acidificare il suolo, distruggere ecosistemi e danneggiare la vegetazione.
È a partire da queste motivazioni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato limiti così stringenti per gli inquinanti atmosferici. I valori stabiliti dall’OMS sono molto più severi di quelli europei.  Se paragonate con le linee guida per la qualità dell’aria dell’OMS, sono alte le percentuali di cittadini europei esposti a concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti fissati.

Clicca sull’immagine per visualizzare l’infografica interattiva. Grafico di Giulia Annovi

 Ma come si misura l’inquinamento dell’aria? Tipicamente si prende la concentrazione media annuale e la si confronta con le linee guida dell’OMS. Ma anche le esposizioni quotidiane possono fare la differenza sulla salute delle persone. Anche perché i livelli di inquinanti possono variare nell’arco della giornata e da città a città. Il Canada ha preso alla lettera tali considerazioni: ha inventato l’Air Quality Health Index (AQHI), un indice in grado di suggerire ai cittadini se in quel giorno e a quell’ora è salubre o meno andare a correre all’aria aperta o fare una passeggiata lungo la strada. Il rischio è determinato dalla combinazione di tre inquinanti presenti nell’aria, scelti perché particolarmente nocivi per la nostra salute. Il livello di ozono, biossido di azoto e particolato servono a calcolare un indice espresso da una scala che varia da zero a dieci. I cittadini possono monitorare quotidianamente l’aria che respirano tramite una app. Se il risultato è compreso tra uno a tre si può stare all’aria aperta;  tra quattro e sei le persone sane possono continuare a svolgere attività all’aperto, ma è meglio evitare esposizioni per chi è affetto da particolari patologie, anziani e bambini; al di sopra di sette si può pensare di rimandare le proprie uscite. Al livello 10 è proprio sconsigliabile esporsi agli inquinanti.
Ebbene, provando ad applicare la formula del AQHI ai dati grossolani (perché riferiti alla media di un anno) che sono stati rilevati in alcune città italiane, nessuna città scende al di sotto del livello quattro. Per alcune città esistono più stazioni che monitorano tutti e tre i parametri che concorrono a calcolare l’indice. Siamo dunque ricorsi a una media di valori, che però cela le differenze tra quartieri, che nelle grandi città possono essere notevoli.

Clicca sull’immagine per visualizzare l’infografica interattiva. Grafico di Giulia Annovi

Dunque in Europa siamo migliorati, ma resta ancora molto da fare per abbattere il rischio per la nostra salute. Ce lo dice il confronto con l’OMS, ma anche l’applicazione di un sistema di misurazione che sarebbe comprensibile a qualsiasi cittadino.

E in Europa esiste qualcosa di analogo al modello canadese, che sia accessibile anche al cittadino? Un sistema di monitoraggio ora per ora degli inquinanti atmosferici, con la possibilità di ottenere una previsione della qualità dell’aria della propria regione, è stato sviluppato in seno al progetto europeo Copernicus. Atmosphère è un portale che raccoglie in un formato opendata i dati sull’inquinamento atmosferico. I due istituti francesi che l’hanno sviluppato pubblicano ogni giorno alle 10 del mattino  dettagliate carte previsionali che monitorano 12 inquinanti atmosferici.

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Lo strumento è utilissimo per chi deve introdurre misure per ridurre l’inquinamento nelle nostre città. Ancora forse è un po’ distante dai cittadini, benché il controllo e l’impegno di ciascuno sarebbe auspicabile per migliorare l’aria che respiriamo.

@AnnoviGiulia

Leggi anche: Inquinamento e malattie occupazionali: quanti anni persi in salute

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.