SCOPERTE

I dinosauri covavano le uova per mesi: un’altra causa per la loro estinzione

Gli embrioni di dinosauri sono molto rari, per questo è difficile ottenere informazioni sul loro sviluppo. Una ricerca rivela che il loro periodo di incubazione era probabilmente molto più lungo di quello degli attuali uccelli, che sono i moderni discendenti dei dinosauri.

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Crediti immagine: per gentile concessione di Darla Zelinitsky

SCOPERTE – Ritenuti per lungo tempo degli stupidi, lenti e goffi lucertoloni, i dinosauri hanno avuto la loro rivalsa quando gli scienziati hanno iniziato a comprendere la complessità della loro biologia. Diversi studi sui resti fossili indicano che gli attuali uccelli sono i moderni discendenti dei dinosauri piumati; per questo molti studiosi chiamano i grossi rettili estinti 66 milioni di anni fa con il nome di dinosauri non aviani, distinguendoli così dai dinosauri aviani, cioè gli uccelli.

Date le dimensioni delle uova e la velocità della crescita dopo la schiusa, si immaginava che lo sviluppo embrionale dei rettili estinti fosse paragonabile a quello degli attuali volatili. Ma, a quanto pare, non è così. Un dietro-front giunge da uno studio americano pubblicato sulla rivista PNAS, secondo cui gli embrioni di due specie di dinosauri erbivori impiegavano il doppio del tempo per svilupparsi rispetto a embrioni di uccelli provenienti da uova della stessa taglia.

“Alcuni dei più grandi enigmi sui dinosauri riguardano la loro embriologia: praticamente non si sa nulla”, commenta in un comunicato Gregory M. Erickson, professore di Scienze biologiche della Florida State University, alla guida della ricerca che ha coinvolto anche la University of Calgary e l’American Museum of Natural History.

Gli embrioni studiati sono quelli di Protoceratops e di Hypacrosaurus: le uova dei primi si aggirano sui 200 grammi di peso per circa 8 centimetri di diametro, mentre quelle dei secondi misurano 20 centimetri per oltre 4 chili. Prima sono stati analizzati i denti degli embrioni tramite tomografia assiale computerizzata, poi ne sono stati estratti alcuni per consentirne l’esame con sofisticati microscopi: l’indagine ravvicinata ha evidenziato delle linee di crescita, determinanti per il lavoro degli scienziati.

“Queste sono le linee che si fissano quando si sviluppa il dente di qualsiasi animale. Sono simili gli anelli degli alberi, ma vengono formate ogni giorno. Potremmo letteralmente contarle per vedere quanto è durato lo sviluppo di un dinosauro”, spiega Erickson.

I risultati hanno evidenziato che il Protoceratops – da adulto lungo non più di due metri necessitava di 2,8 mesi prima di uscire dall’uovo, mentre per il ben più grosso Hypacrosaurus – mediamente lungo 9 metri – ce ne volevano 5,8. Cifre ben diverse da quelle degli attuali uccelli, in cui l’incubazione va dagli 11 agli 85 giorni.

“Il tempo all’interno dell’uovo è parte cruciale dello sviluppo, ma questa fase iniziale di crescita è poco nota perché gli embrioni di dinosauro sono rari”, spiega Darla Zelenitsky dell’ateneo di Calgary, co-autrice della ricerca. “Gli embrioni possono potenzialmente dirci come si sviluppavano i dinosauri e come crescevano nei primi anni di vita, e se siano più simili agli uccelli o ai rettili in questi aspetti”.

La strategia riproduttiva degli uccelli è basata su brevi tempi di incubazione e su un grande numero di uova deposte, così da ridurre al minimo i rischi di attacchi dei predatori verso i genitori e la futura prole. I dinosauri non-aviani invece di rischi ne correvano molti di più, come accade tuttora ai rettili primitivi. Di conseguenza, le migrazioni che si pensava che i suddetti dinosauri compissero in estate, dirigendosi verso l’Artico dopo aver nidificato nelle zone temperate del Canada, appaiono ora assai meno probabili.

Ancora più rilevante è quello che si può dedurre in merito all’estinzione dei dinosauri: se si considera che, oltre alle lunghe incubazioni, queste creature a sangue caldo necessitavano di grandi quantità di cibo per raggiungere le dimensioni adulte e la maturità, sembra evidente il loro svantaggio rispetto alle specie che sopravvissero al cataclisma.

“Sospettiamo – conclude Erickson – che i nostri risultati abbiano implicazioni per comprendere perché i dinosauri si sono estinti alla fine del periodo Cretaceo, mentre anfibi, uccelli, mammiferi e altri rettili sono sopravvissuti e hanno prosperato”.

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