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Il senso delle formiche per la direzione

Le formiche del deserto sono famose per la loro abilità di navigazione, ma c'è una novità: sono infallibili anche quando camminano all'indietro

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Un gruppo di formiche del deserto (C. bombycinus) pasteggia con una grossa zecca. Fotografia di Bjørn Christian Tørrissen, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons

AMBIENTE – Le formiche del deserto hanno un orientamento straordinario: anche se si trovano in un luogo sconosciuto, in qualsiasi momento possono stabilire la posizione del loro nido e ritornarvi sfruttando un percorso diretto, del tutto nuovo. Per farlo non usano tracce chimiche come fanno molte altre formiche, ma una vasta gamma di informazioni sia interne al loro corpo che provenienti dal mondo che le circonda e che vengono integrate nella navigazione stimata (path integration o dead reckoning), una sorta di sofisticatissimo GPS animale. I campi magnetici, le vibrazioni del terreno su cui stanno camminando e addirittura il livello di anidride carbonica presente nell’aria sono tutti elementi che le formiche del deserto possono sfruttare. L’ultima novità è che riescono a farle tutto questo anche camminando all’indietro.

Come riporta uno studio pubblicato su Current Biology, Antoine Wystrach e i colleghi dell’Università di Edimburgo hanno scoperto che queste formiche (il genere Cataglyphis, che comprende una novantina di specie studiatissime per la navigazione) sono capaci di “disaccoppiare” la direzione da intraprendere dall’orientamento del proprio corpo: così riescono a mantenere la traiettoria, ad esempio continuando ad andare verso Nord, persino se sono rivolte nella direzione opposta. Gli insetti continuano a stupirci, insomma, con comportamenti flessibili e sofisticati.

Quante volte vi è capitato di guardare affascinati delle minuscole formiche che trasportavano pezzi di foglie, briciole o piccoli detriti, anche tirandoli al contrario? Proprio da queste osservazioni gli scienziati si sono resi conto che procedere in direzione contraria non diminuiva la capacità delle formiche di far ritorno a casa. Così hanno deciso di testarla, per scoprire come le informazioni di posizione venissero archiviate nella mente dei piccoli insetti.

Hanno piantato delle barriere nel terreno in modo che per le formiche la strada verso casa fosse solo una, e hanno dato loro un piccolo biscotto e un altro più grande. Le formiche che prendevano il primo biscotto, dunque procedevano guardando avanti, si precipitavano verso Sud e poi facevano una rapida svolta a destra nella direzione giusta. Quelle che procedevano di spalle, trainando il biscotto, a un certo punto si fermavano e si giravano per guardare nella direzione in cui stavano andando. Ed è in quel momento che ritrovavano l’orientamento: riconoscevano la nuova direzione da intraprendere e la memorizzavano per usarla all’indietro

È prima di tutto quel momento, quel “dare un’occhiata” che ha stupito i ricercatori, perché significa che le formiche del deserto utilizzano all’unisono almeno tre diversi tipi di memoria. Quella visiva della scena che hanno di fronte, quella della direzione da intraprendere di fronte a loro e il ricordo della posizione del biscotto.

Il ricordo della scena si basa sull’aspetto che ha guardandola di fronte, ed è per questo che le formiche si fermano a guardare in avanti e poi riprendono a tirare il loro biscotto. Sono capaci di trasferire quel ricordo a una rappresentazione delle direzioni che si basa sul mondo circostante e non su loro stesse. “Fino a poco tempo fa si pensava che la loro navigazione si fondasse su strategie stereotipate in diversi moduli del cervello”, spiega Wystrach in un comunicato. Al contrario “la nostra scoperta mostra che si tratta della sofisticata organizzazione di più rappresentazioni e ricordi che coinvolgono il trasferimento di informazioni tra varie aree del cervello”.

La sfida ora sarà cercare di capire quali sono le aree di questo cervello microscopico coinvolte nella navigazione stimata e come interagiscono tra di loro, permettendo alle formiche di fare homing con tanta precisione e non sbagliare mai formicaio. Ma se volete indugiare tra la sabbia del deserto ancora un momento, potete ascoltare David Attenborough che racconta la vita delle formiche Cataglyphis nel Sahara.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: L’albero genealogico degli insetti

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".