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Le novità del Comitato Italiano Paralimpico

Uno sguardo al movimento paralimpico italiano dopo i Giochi di Rio 2016

La partecipazione femminile a Rio è la più alta della storia. “Fino a poco tempo fa si tendeva a tenere la persona disabile in una condizione di iper protezione dentro le mura domestiche, e questo era ancora più frequente per il sesso femminile”. Crediti immagine: Stuart Grout, Flickr

SPORTLAB – Le Paralimpiadi di Rio 2016 hanno regalato grandi soddisfazioni agli atleti paralimpici italiani. Al nono posto nel medagliere per nazioni, l’Italia ha guadagnato quattro posizioni rispetto a Londra 2012 registrando il miglior risultato di sempre. Se l’Italia ha guadagnato medaglie, c’è un dato in leggera controtendenza: sono diminuiti i Comitati che hanno partecipato alle Paralimpiadi. Come racconta il dossier prodotto dal Comitato Italiano Paralimpico, rispetto all’edizione precedente, i Comitati partecipanti sono passati dai 164 di Londra 2012 ai 160 di Rio del Janeiro. Il motivo è da ricercarsi nelle difficoltà finanziarie e organizzative che hanno spinto alcuni Comitati a rinunciare alla partecipazione. Tuttavia, questo non è un vero e proprio segnale di allarme per la situazione generale del movimento paralimpico. Il perché lo ha raccontato a OggiScienza la presidentessa del CIP Emilia Romagna, Melissa Milani.

“In generale, la sfida è quella di supportare economicamente il costo degli allenatori e dei tecnici all’interno delle società sportive, e per far fronte a questo sono i comitati di ciascuna regione a muoversi insieme alle federazioni di riferimento per cercare degli sponsor e delle risorse adeguate”, racconta la Milani, “il CIP nazionale, invece, supporta economicamente gli atleti del Club paralimpico, cioè quegli atleti che in occasione dellultima edizione dei Giochi Paralimpici, o dei Campionati Mondiali, abbiano raggiunto risultati significativi. Nessun atleta paralimpico è professionista, e le sponsorizzazioni, per chi le ha, sono in genere molto più esigue di quelle degli atleti delle discipline olimpiche”. Gli atleti, inoltre, almeno nel periodo di avviamento alla disciplina sportiva, si devono far carico della spesa degli ausili sportivi (protesi, carrozzine), se la loro disabilità non proviene da incidenti sul lavoro. Al raggiungimento di importanti risultati sportivi è, invece, possibile che INAIL o altri istituti riescano a sostenere per gli atleti il costo delle protesi durante la loro carriera sportiva.

Nonostante gli sforzi economici richiesti ai singoli atleti, il movimento paralimpico è in continua crescita. La partecipazione femminile, per esempio, a Rio è la più alta della storia: con 1670 atlete, Rio 2016 ha letteralmente doppiato Atlanta 1996. “Credo che ciò sia dovuto a un progresso culturale” spiega Melissa Milani. “Fino a poco tempo fa si tendeva a tenere la persona disabile in una condizione di iper protezione dentro le mura domestiche, e questo era ancora più frequente per il sesso femminile”.

Anche la percezione delle Paralimpiadi da parte del pubblico è cambiata molto e una maggiore esposizione mediatica ha fatto entrare massicciamente questi eventi nelle nostre case. “Quando ho iniziato a lavorare nella famiglia paralimpica, cioè 30 anni fa, – continua la Milani – la combinazione sport e disabilità sembrava fantascienza. Da Seul 1988 abbiamo potuto usufruire degli stessi impianti delle Olimpiadi coinvolgendo i comitati organizzatori dei vari Paesi in un progetto unico, ma i media nazionali hanno continuato a ignorare l’esistenza di questa importante manifestazione fino a Torino 2006. La tv pubblica italiana ha scoperto la bellezza dello sport paralimpico solo con Londra 2012 dando il meglio di sè con Rio2016 e raggiungendo una copertura mediatica amplissima”.

Da alcuni anni, credendo nellimportanza dello sport paralimpico, il CIP sta portando a conclusione la costruzione di un nuovo impianto sportivo dedicato, il Centro delle Tre Fontane, che sarà un impianto a disposizione di tutto il territorio dell’Eur a Roma. Inoltre, in collaborazione con il Coni e il Ministero della Pubblica Istruzione, il CIP sostiene progetti per l’avviamento allo sport e per l’inclusione delle persone con disabilità, come per esempio il progetto “Sport di classe” nelle scuole elementari e “Sport per tutti a scuola” nelle scuole secondarie, che prevede la distribuzione di contributi per le società sportive che collaborano con le scuole.

Un movimento sempre in crescita, ma – secondo le parole di Melissa Milani – non ancora pronto per essere accorpato ai Giochi Olimpici. “Credo che i tempi non siano ancora maturi per unire assieme gli eventi Olimpici e Paralimpici, sia da un punto di vista culturale sia da un punto di vista logistico. Si potrebbe, forse, immaginare per disabilità, come per la sordità, dove adattamenti minimi non andrebbero a stravolgere la struttura organizzativa, ma sarebbe molto più complicato per le disabilità dovute a lesioni midollari, per esempio. Poi, al momento attuale, non credo che nessuna città al mondo riuscirebbe a ospitare Olimpiadi e Paralimpiadi nei medesimi giorni”.

Le Paralimpiadi di Tokyo 2020 vedranno il debutto del badminton e del taekwondo. L’Italia punterà a consolidare il suo nono posto nel medagliere e per farlo dovrà cercare di migliorare la competitività anche nelle discipline con minore tradizione.

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Giulia Rocco
Pensa e produce oggetti multimediali per il giornalismo e l’editoria. L’hanno definita “sperimentatrice seriale”.