SALUTE

È vero che bere meno alcol riduce l’ipertensione? Sì, specie fra i forti bevitori

È il risultato della prima revisione sistematica dopo 15 anni, pubblicata su The Lancet. "È importante proporre politiche mirate verso questi gruppi di popolazione" chiosano gli esperti

Per il Regno Unito i risultati di misure contenitive del consumo di alcol si tradurrebbero in oltre 7000 ricoveri ospedalieri e 678 decessi per malattie cardiovascolari in meno ogni anno. Crediti immagine: lehtta, Pixabay

SALUTE – Tanto sappiamo sulle conseguenze nefaste dell’abuso di alcol sull’aumentato rischio di ipertensione, tanto poco sappiamo dei reali benefici che una conseguente riduzione del consumo di alcol può portare quanto a regolamentazione della pressione sanguigna.

Lo evidenzia una revisione sistematica sull’argomento pubblicata qualche giorno fa su The Lancet, finanziata dal National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism del National Institutes of Health (NIH) britannico, che per la prima volta fa il punto della situazione. La conclusione è che le conseguenze positive, in termini di ipertensione, di una riduzione del consumo massiccio di alcol si vedono chiaramente in chi beve molto, e molto meno nei consumatori moderati nei paesi ricchi. Un dato che vale sia per gli uomini che per le donne, pur possedendo per queste ultime dati più frammentati, poiché solo 3 trials comprendevano anche le donne. La revisione ha abbracciato 36 studi condotti negli ultimi anni per un totale di 2865 participanti, di cui 2464 uomini e 401 donne.

Nelle persone che bevono in media 1-2 drink al giorno, consumare meno alcol non porta infatti in media a una significativa riduzione della pressione sanguigna, cosa che invece si osserva in chi consuma più di due bicchieri al giorno ed è particolarmente evidente nei forti bevitori, cioè in chi beve in media oltre 6 bicchieri al giorno. La presenza delle donne è un elemento di novità di questa revisione. L’ultima review in materia risaliva a 15 anni fa e non distingueva per sesso, che è invece un fattore importante da considerare – chiosano gli esperti – perché le donne e gli uomini metabolizzano l’alcol in modo diverso a causa delle differenze nella distribuzione del grasso corporeo e delle dimensioni del corpo.

I ricercatori hanno considerato un consumo medio di 15 grammi giornalieri di alcol puro in chi consumava 2 drink al giorno, 30 in chi ne beveva 3, 49 in chi ne beveva 4-5, e 76 grammi al giorno per chi ne consumava sei o più. La percentuale di riduzione del consumo di alcol è diversa a seconda della tipologia di bevitore: per i primi, chi cioè consuma un massimo di 30 grammi di alcol puro al giorno, la riduzione ha significato smettere di bere, mentre per i bevitori più forti semplicemente una diminuzione delle dosi: da 49 a 9 grammi i primi e da 76 a 44 grammi i secondi. Come si rilevava in apertura, però, sono questi ultimi, i forti bevitori, a vedere un maggiore miglioramento dei valori pressori in percentuale.

Si tratta di un risultato molto interessante in termini di politiche sanitarie, che ci fa riflettere sul fatto che anche lavorare per migliorare le abitudini di vita di chi sta peggio ed è più a rischio può portare grandi benefici. Per il Regno Unito – affermano gli autori – i risultati di misure contenitive del consumo di alcol in queste persone si tradurrebbero in oltre 7000 ricoveri ospedalieri e 678 decessi per malattie cardiovascolari in meno ogni anno.

L’ipertensione e le malattie a essa correlate rappresentano infatti un importante problema per la sanità pubblica, e lo saranno sempre di più nei prossimi decenni, dato l’invecchiamento della popolazione. L’ipertensione colpisce oggi più di 1 miliardo di persone in tutto il mondo ed è attualmente il principale fattore di rischio singolo per morbilità e mortalità per un totale di 10,7 milioni di morti solo nel 2015 e 211,8 milioni di anni di vita persi in salute a livello mondiale. Associata ad altri fattori di rischio, come appunto l’abuso di alcol, l’ipertensione compare oggi fra i primi cinque fattori di rischio responsabili delle crescenti malattie non trasmissibili a livello mondiale, cruciale per il programma 25×25 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevede di ridurre entro il 2025 del 10% il consumo di alcol e del 25% la mortalità per le 4 principali malattie croniche nel mondo.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.