SCOPERTE

Trappist-1, il Sistema Solare con 7 “sorelle” della Terra: ci saranno acqua e…vita?

Sette esopianeti con caratteristiche simili a quelle della Terra scoperti nel sistema Trappist-1 a 39 anni-luce da noi. Aumentano la probabilità di trovare pianeti abitabili e vita oltre il nostro Sistema Solare.

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A 39 anni-luce dalla Terra si trova un Sistema Solare con sette esopianeti che hanno caratteristiche simili al nostro. Crediti immagine: NASA/JPL-Caltech

SCOPERTE – Abbiamo trovato sette sorelle della Terra. Michael Gillon, a capo del telescopio Trappist e ricercatore dell’Università di Liegi, in Belgio, lo ha annunciato tradendo una grande emozione. Alle 19 del 22 febbraio, ora italiana, la NASA finalmente ha fatto il suo annuncio. A 39 anni-luce dalla Terra, intorno a una stella nana che è più piccola del nostro Sole e molto più fredda, ci sono sette esopianeti che hanno caratteristiche molto simili al nostro.

Gli esopianeti del sistema stellare Trappist-1 si trovano in una fascia abitabile, a una distanza dalla stella dove potrebbero esserci le condizioni ottimali per la nascita della vita. Un annuncio che apre a tanti scenari ed emoziona tutti i suoi scopritori: non solo questi pianeti potrebbero essere ospitali per la nostra specie, ma potrebbero ospitare forme di vita aliene.

Gillon, che ha pubblicato i risultati della scoperta su Nature, ha dichiarato che si tratta di un sistema planetario eccezionale: i suoi pianeti sono numerosi e tutti e sette hanno caratteristiche simili a quelle della Terra. Sei di loro sono i candidati più promettenti, che hanno una composizione rocciosa e dimensioni simili al nostro pianeta. Tre degli esopianeti però sono troppo vicini alla loro stella e la temperatura superficiale potrebbe essere troppo alta per garantire la presenza di acqua liquida, se non su una piccola parte della sua superficie. In compenso, gli altri tre esopianeti sono estremamente promettenti.

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I pianeti di Trappist-1 che si trovano nella zona abitabile potrebbero avere acqua allo stato liquido. Crediti immagine: NASA/JPL-Caltech

La scoperta di questa stella nana ultrafredda risale al maggio 2016 ed è stata possibile grazie al nuovo tipo di telescopio, il Transiting Planets and PlanetesImals Small Telescope, TRAPPIST, che è situato in Cile e lavora nell’infrarosso. Solo lo scorso luglio gli scienziati, grazie ai dati aggiuntivi dei telescopi spaziali Hubble e Spitzer, erano stati in grado di individuare due pianeti rocciosi nella zona abitabile del sistema. Ora, incrociando i dati del telescopio spaziale Spitzer della NASA, che ne ha fotografato lo spettro nell’infrarosso, e del Very Large Telescope dell’ESO, gli scienziati sono riusciti a osservarli tutti e sette.

Per scovare gli esopianeti gli astronomi si sono serviti anche stavolta del metodo del transito: concentrandosi sullo spettro luminoso della stella Trappist-1, ne hanno studiato anche il più piccolo calo di luminosità. Questo calo è dovuto al passaggio davanti alla stella del pianeta, che ne altera così lo spettro che arriva fino alla Terra.

Se a luglio 2016 erano stati individuati solo due pianeti, stavolta un’ulteriore e più precisa analisi dello spettro stellare ha permesso l’individuazione di tutti e sette questi nuovi mondi, permettendo per ciascuno di essi di ottenere informazioni sulle loro dimensioni, sulla composizione e sull’orbita. Trappist-1 b, c e d sono considerati troppo vicini alla stella per avere acqua liquida, mentre Trappist-1h troppo lontano; però gli altri tre corpi celesti e, f e g sono i candidati ideali perché situati proprio nel centro della zona abitabile.

Un’analisi dello spettro stellare ha permesso di ottenere informazioni sulle dimensioni, la composizione e l’orbita dei sette esopianeti. Crediti immagine: NASA/JPL-Caltech

D’altronde questa stella che ha una massa pari ad appena l’8% del nostro Sole e molto più fredda è riuscita a stupire tutti. Se i sette pianeti si trovano entro un’orbita che, paragonata alla Terra, sarebbe entro quella di Mercurio, il pianeta solare più vicino al Sole, la sua bassa temperatura permette un irraggiamento di calore che è simile a quella ricevuta da Venere, dalla Terra e da Marte. Thomas Zurbuchen, della NASA, ha commentato: “La scoperta rappresenta un pezzo importante nel puzzle della ricerca di pianeti abitabili, posti dove può nascere e fiorire la vita. Rispondere alla domanda se siamo soli nell’universo è una delle priorità della scienza e trovare così tanti pianeti per la prima volta nella zona abitabile rappresenta un incredibile passo avanti nel raggiungimento di una risposta”.

Se il lavoro di Spitzer, Hubble e Kepler nella ricerca di altri mondi al di fuori del nostro Sistema Solare ha portato finora a risultati notevoli, concordano gli scienziati, ora non resta che attendere il lancio nel 2018 del telescopio spaziale James Webb, che con la sua grande sensibilità potrebbe aiutare a determinare le composizioni chimiche delle singole atmosfere di queste sette “sorelle” della Terra e stabilire una volta per tutte non solo se sono abitabili, come noi lo intendiamo, ma aprire alla scoperta della vita aliena nel cosmo.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.