IL PARCO DELLE BUFALE

Diritto di replica

A seguito della pubblicazione dell'articolo "Spermatozoi infuocati: una scoperta italiana", pubblichiamo una replica inviataci dalla Dottoressa Gatti.

Dall’intervista sul libro Case Studies in Nanotoxicology and Particle Toxicology, Elsevier editore, su AzoNano

Rispondo di malavoglia ad un articolo intitolato “Spermatozoi infuocati: una scoperta italiana” (https://oggiscienza.it/2017/03/20/burning-sperm-disease-bufala/) a firma di tale Sylvie Coyaud. Lo faccio di malavoglia perché il livello non è quello del dibattito scientifico e, dunque, si svolge su un terreno che non mi appartiene.

Passando brevemente in rassegna i vari punti su cui s’incentra la critica feroce di cui sono oggetto, io non sono affatto una “militante contro le vaccinazioni”. Molto più semplicemente e senza che questo costituisca per me un interesse prevalente, da una quindicina di anni analizzo vaccini e, dopo quindici anni di conferma, ho pubblicato i dati. Se quei dati non aggradano all’autrice del pezzo, se quei dati, freddamente oggettivi, agli occhi dell’autrice fanno di me un’“anti” è qualcosa che trovo quanto meno bizzarro ma, ancora una volta, non è fatto che mi competa. Se, poi, a M.me Coyaud non aggrada nemmeno il giornale su cui i dati sono stati pubblicati, forse sarà opportuno che la s’informi che le critiche vanno rivolte al contenuto e non al contenitore.

Altro punto: che io sia associata al CNR è un fatto. Che io appartenga ad un fantomatico “Dipartimento di Nanodiagnostica” è cosa che mi era ignota fino a che non ebbi a leggere lo scritto di M.me Coyaud.

L’ironia sui vaccini “scaduti” dimostra chiaramente l’incompetenza in materia dell’autrice. Le particelle oggetto delle nostre ricerche non si degradano e, dunque, non hanno nulla a che vedere con il tempo di scadenza di un vaccino che è fondato su considerazioni biologiche e farmacologiche. Giusto per semplificare, un vaccino appena prodotto e uno scaduto non importa da quanto tempo danno esattamente lo stesso risultato se le particelle solide, inorganiche e non degradabili sono ciò che si cerca.

Continuando, io non ho mai avuto nulla a che vedere con azioni legali connesse in qualunque modo ai vaccini. Anzi, l’unica volta in cui la famiglia di un militare morto di cancro tentò di far passare le vaccinazioni come causa della malattia che il ragazzo contrasse, fui proprio io a dire che noi non avevamo trovato nulla che potesse confortare la tesi. Naturalmente se M.me Coyaud ha informazioni diverse sul mio conto che io stessa ignoro, me ne renda edotta.

Quanto alle analisi eseguite in Francia, occorre dire che in un caso furono eseguite con una metodologia inadatta che non poteva dare risultati e in un’altra qualcosa fu visto ma non se ne comprese il significato. Purtroppo non basta essere francesi né pronunciare più o meno esplicitamente il classico “lei non sa chi sono io”. Per potersi esprimere con credibilità su un argomento che prevede una ricerca basata su tecnica e scienza occorre avere le nozioni necessarie per farlo e le capacità. Malauguratamente chi fece le analisi in Francia di quelle nozioni non era padrone né, probabilmente, della loro esistenza era al corrente. Prendere per buoni risultati solo perché partoriti oltre confine è un’ingenua manifestazione di provincialismo o, se la nazionalità di M.me Coyaud è francese come parrebbe dal nome, di un mal riposto patriottismo.

Poi l’autrice vira sulla burning semen disease di cui, peraltro, equivoca anche il nome. Piaccia o no, si tratta di una condizione che si fa sempre più comune e che dipende dall’inquinamento dello sperma, un inquinamento da particelle che noi abbiamo fotografato per anni più volte. L’ironia becera della sig,ra Coyaud non fa onore né a lei né al giornale che la ospita ed è un vero e proprio insulto a chi soffre del problema. Un incontro con queste ammalate non sarebbe tempo sprecato.

L’ultimo punto è quello delle conferenze. Noi non paghiamo affatto per partecipare a conferenze e il fatto che queste vengano definite truffaldine è un’ulteriore conferma del livello mortificante dell’articolo.

Oltre quarant’anni di ricerca sul campo mi hanno insegnato molte cose, una delle quali è che, quando non si conosce un argomento, si tace. L’altro insegnamento è che, quando si obietta nei riguardi di un dato, si portano prove proprie. Vero è che una giornalista, sempre che tale sia M.me Coyaud che, ammetto, non avevo mai sentito nominare prima, non ha mezzi per fare ricerca, ma il lasciarsi andare ad insulti e illazioni del tutto gratuite è squalificante. Altra cosa sarebbe per qualche commentatore che viene qualificato come dottore. Magari, in quel caso, i dati propri possono essere legittimamente richiesti, se non altro considerando le enormità che scrive.

Se, in realtà, poco m’importa delle opinioni di M.me Coyaud, sono restata davvero delusa dall’apprendere che la testata informatica su cui costei versa per motivi a me ignoti il suo astio nei miei riguardi appartiene in qualche modo ad un’istituzione che ho sempre ritenuto prestigiosa come la SISSA.

Forse dovrò rivedere le mie opinioni.

Commento Redazionale: precisiamo che Oggiscienza è una rivista pubblicata da Sissa Medialab, che è una società dotata di propria autonomia, anche nell’esercizio della politica editoriale.
Nessun organo della SISSA è coinvolto nella definizione della politica editoriale della rivista Oggiscienza, nè tantomeno in attività di controllo editoriale dei contenuti.

Condividi su
Livia Marin
Dopo la laurea in fisica presso lʼUniversità di Trieste ho ottenuto il Master in Comunicazione della Scienza della SISSA. Sono direttrice responsabile di OggiScienza dal 2014 e, oltre al giornalismo, mi occupo di editoria scolastica.