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Speciale LEA – Vaccini: cosa cambia e che cosa manca

Bene per l'introduzione di nuove vaccinazioni gratuite, ma coperture previste ancora poco realistiche, in mancanza di un piano di comunicazione preciso. Ne parliamo con Pier Luigi Lopalco.

“Gli obiettivi sono decisamente ambiziosi, specie se confrontiamo questi desiderata con le attuali coperture per alcuni di questi vaccini. Non è ben chiaro come si intenderà procedere a livello nazionale sul fronte della comunicazione istituzionale, per sensibilizzare sull’importanza di vaccinarsi anche per queste nuove malattie.” Crediti immagine: Pixabay

SPECIALE LEA – Un aspetto cruciale dei nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) riguarda sicuramente l’ambito dei vaccini, attraverso l’introduzione di nuove vaccinazioni gratuite e senza ticket per il bambino e per l’adulto/anziano: vaccino per il Meningococco B e per il Rotavirus per i bambini con meno di un anno di vita, il vaccino per la varicella, quello per l’HPV nei maschi undicenni e il Meningococco tetravalente, cioè per i ceppi ACWY sempre negli adolescenti, e infine Pneumococco e Zoster negli anziani. Vaccini già disponibili in Italia, e in molti casi ampiamente consigliati, ma che finora hanno ottenuto coperture medio-basse. Bisogna precisare, infatti, che quando si parla di “obbligo” vaccinale in Italia, anche in questo caso, si intende l’obbligo di garantire il vaccino in forma gratuita. Si tratta dunque di aver introdotto in forma gratuita vaccini già esistenti e già consigliati, sia per bambini e adolescenti, che per adulti e anziani, fissando nuovi obiettivi di copertura.

Si tratta di misure molto importanti per la sanità pubblica, e che rendono il nostro paese un esempio per tutta Europa, dal momento che, sebbene la maggior parte dei paesi europei offra queste vaccinazioni, considerate quindi importantissime a livello internazionale, nessuno di essi al momento prevede un ventaglio così completo e gratuito.

“Non si può non notare però – spiega a OggiScienza Pier Luigi Lopalco, Docente di Igiene e Medicina Preventiva all’Università di Pisa – che gli obiettivi, quanto a percentuali di copertura attese, sono decisamente, e giustamente, ambiziosi, specie se confrontiamo questi desiderata con le attuali coperture per alcuni di questi vaccini (i dati qui). Non è ben chiaro, infatti, come si intenderà procedere a livello nazionale sul fronte della comunicazione istituzionale, per sensibilizzare sull’importanza di vaccinarsi anche per queste nuove malattie. Abbiamo visto anche di recente, in relazione alla scarsa copertura vaccinale per il morbillo, che al momento siamo all’anno zero nella comunicazione”.

Se guardiamo i dati sull’attuale copertura vaccinale per l’HPV nelle ragazze riportati dal portale EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità, la media nazionale non supera infatti il 54%, con percentuali di appena il 30% in diverse regioni, mentre gli obiettivi fissati dai nuovi Lea sono del 60% nel 2018, del 75% per il 2019 e del 90% nel 2020. Per la varicella addirittura si parla di raggiungere il 75% nel 2018, quando nel 2015 la media nazionale si arrestava a quota 30%.
In alcuni casi si tratta addirittura di introdurre quasi da zero una nuova vaccinazione, come nel caso del Pneumococco nell’adulto, che in alcune regioni non è mai stata di fatto attivata concretamente.

Tabella presa dalla circolare del Ministero del 9 marzo.

Il Ministero ha infatti pubblicato il 9 marzo scorso un circolare sugli aspetti operativi “per la piena e uniforme implementazione del nuovo PNPV 2017-2019 e del relativo Calendario Vaccinale”, dove sono precisate le principali direzioni che dovranno essere intraprese, fra cui appunto – si legge – “lo sviluppo di programmi di comunicazione e formazione efficaci e il miglioramento dell’attuale sistema di sorveglianza degli eventi avversi a vaccinazione”. “Tuttavia, non viene ancora chiarito nel dettaglio – precisa Lopalco – se ci saranno dei piani per la comunicazione istituzionali mirati, come saranno strutturati e soprattutto come se ne valuterà l’efficacia in termini di risultati.”

Un’ulteriore sfida da non sottovalutare – prosegue Lopalco – riguarderà l’incrocio fra una sempre maggiore offerta, che si articolerà in più sedute vaccinali per ogni bambino, e le risorse umane attualmente in campo, che sono già sotto stress. “Un calendario vaccinale più ricco significa più appuntamenti per ogni bambino, dal momento che alcuni vaccini non possono essere somministrati in concomitanza. Dobbiamo prendere atto della necessità di assicurarci anche di possedere buoni assetti organizzativi”

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.