SCOPERTE

Fuochi d’artificio cosmici: Alma cattura la nascita esplosiva della stella

Una nascita esplosiva, con veri e propri fuochi d’artificio, è andata in scena nella costellazione di Orione a oltre 1350 anni luce dalla Terra

Crediti immagine: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), J. Bally/H. Drass et al. Immagine scattata da Alma di OMC-1 nella nube di Orione che mostra la nascita esplosiva di una stella, con l’espulsione di diverse nuove stelle avvenuta circa 500 anni fa. I colori dei dati di Alma rappresentano il relativo effetto Doppler delle lunghezze d’onda emesse dal gas monossido di carbonio.

SCOPERTE – Non solo le stelle morenti esplodono in impressionanti fuochi d’artificio cosmici. Gli scienziati hanno osservato per la prima volta l’esplosione di due protostelle che si scontrano nella loro culla stellare e sono rimasti sorpresi nello scoprire che questi eventi violenti e potentissimi possono avvenire anche all’inizio del ciclo vitale di una stella.

Gli astronomi, guidati da John Bally dell’Università del Colorado, autore dello studio pubblicato sulla rivista Astronomical Journal, hanno focalizzato la loro attenzione sulla Nuvola molecolare di Orione, OMC-1, che si trova nell’omonima costellazione a circa 1350 anni luce dalla Terra e hanno scoperto che all’interno della densa e massiva incubatrice stellare qualcosa non andava.

Osservando le immagini scattate dal telescopio Alma dell’Eso era impossibile non notare quella potente esplosione, originata dallo sfioramento o dallo scontro frontale di due protostelle adolescenti, che si è verificata circa 500 anni fa, come spiega Bally: “Quello che abbiamo osservato in questa calma incubatrice stellare è la versione cosmica dei fuochi d’artificio del 4 luglio, con giganti getti a razzo che volavano in tutte le direzioni”.

I processi di formazione stellare nella nube sono noti: le stelle nascono quando il gas e le polveri presenti nella nube, che è centinaia di volte più massiva del nostro Sole, iniziano a collassare per effetto della gravità. Nelle regioni più dense le protostelle si accendono e iniziano a muoversi nella culla in modo casuale, come delle barche alla deriva. L’effetto di questo moto errante comporta però un rischio e cioè che le stelle vengano attratte verso un centro di gravità comune, generalmente la protostella più grande, fino a sfiorarsi o addirittura scontrarsi prima di lasciare l’incubatrice stellare, dando vita a interazioni violente, proprio come l’esplosione osservata.

Nel caso della nube molecolare OMC-1, il processo di formazione stellare è iniziato circa 100mila anni fa e la sua velocità è aumentata fino a circa 500 anni fa, quando le due protostelle sono esplose. Gli astronomi non sono sicuri se i due oggetti si siano semplicemente sfiorati o se abbiano avuto una collisione frontale, ma il risultato finale è stato la potentissima esplosione che ha lanciato le protostelle più vicine nello spazio interstellare a distanze di un anno luce dalla loro incubatrice e con una velocità di 150 chilometri per secondo, rilasciando in pochi attimi la stessa energia che il nostro Sole emette in 10 milioni di anni.

Questi fuochi d’artificio cosmici hanno ciclo vitale cortissimo, basti pensare che l’evento fotografato dal telescopio Alma è durato appena pochi secoli, un lasso di tempo davvero breve su scala astronomica. Gli scienziati hanno poi sottolineato che non si tratta di eventi rari nell’universo, anzi queste esplosioni di stelle nascenti sono abbastanza comuni e causano la distruzione della loro incubatrice stellare, tanto che il loro ruolo potrebbe essere ben più importante di quanto ipotizzato fino ad oggi. Proprio questi fuochi d’artificio potrebbero giocare un ruolo chiave nella regolazione del ritmo della formazione stellare nelle nubi molecolari giganti ed esserne un meccanismo integrante.

A impressionare nelle immagini scattate dal telescopio Alma è comunque l’altissima risoluzione: già nel 2009 il gruppo di Bally aveva osservato il fenomeno con le immagini del telescopio Gemini Southern, sempre situato in Cile, ma le nuove foto hanno fornito dati più precisi e svelato importanti dettagli circa la distribuzione e le alte velocità con cui si muove il gas di monossido di carbonio all’interno dei getti, particolari che potrebbero aiutare nella comprensione delle forze che entrano in gioco in questo fenomeno e sull’impatto che queste esplosioni hanno sulla formazione stellare nelle galassie.

Un risultato importante, sottolinea l’autore della ricerca, e che svela soprattutto la natura esplosiva non solo delle vecchie stelle, ma anche delle nascenti: “Le persone associano generalmente questi eventi violenti alle stella più anziane, come la nova sulla superficie di una stella morente oppure le supernova di una stella particolarmente massiccia. Alma invece ci ha mostrato qualcosa di totalmente nuovo nell’altra estremità del ciclo vitale di un astro: la sua nascita esplosiva”.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.