AMBIENTEricerca

Anche le formiche soccorrono i feriti

Le formiche Matabele prendono il nome da una tribù molto distruttiva, che come loro nei termitai devastava tutto ciò che incontrava. Ma di fronte a una compagna in difficoltà entrano in "modalità soccorso", per riportarla al formicaio.

Le formiche soldato Matabele hanno la meglio su un grosso soldato della specie Macrotermes bellicosus, tra le termiti più grosse del pianeta. Fotografia di ETF89, CC BY-SA 4.0

AMBIENTE – Pochi giorni fa parlavamo di un recente studio che ha confermato il social buffering nei pesci zebra: per questi pesciolini, poter vedere il banco vuol dire essere più tranquilli e riprendersi più velocemente dallo stress di un pericolo scampato.

Ma l’aiuto tra animali può assumere infinite forme: una di queste è un comportamento di salvataggio appena documentato dagli scienziati del Biocentre alla University of Würzburg nelle formiche Matabele africane (la specie Megaponera analis), che riportano al formicaio le compagne ferite affinché ricevano assistenza. La scoperta è stata pubblicata su Science Advances. È la prima volta che un comportamento di aiuto in questo senso viene osservato negli invertebrati, spiega Erik Frank, tra gli autori del lavoro.

Queste formiche vivono in formicai che ospitano anche 20 milioni di unità. Conoscendo la loro organizzazione sociale, e quella delle formiche in generale, gli scienziati si aspettavano che il singolo individuo (fatta eccezione per la regina riproduttrice) non avesse poi così tanto valore, o perlomeno non abbastanza da spendere intenzionalmente energie per soccorrerlo e riportarlo “alla base”.

Le Matabele sono lunghe una ventina di millimetri, diffuse in tutta la parte meridionale del Sahara e predatrici altamente specializzate: vanno a caccia di termiti in missioni quotidiane rigorose e distruttive, alle quali devono il loro nome. I “Matabele” erano infatti una tribù africana che nel 1800 razziava e distruggeva tutto ciò che incontrava sul suo cammino.

Dalle due alle quattro volte al giorno, le formiche Matabele escono dal formicaio e in lunghe, ordinate file vanno alla volta dei termitai, dove l’organizzazione è simile a quella che conoscono in prima persona: una casta per le lavoratrici, una per le riproduttrici e una per le termiti soldato.

Arrivate in sito, le formiche soldato – dotate di formidabili pinze – neutralizzano le termiti soldato, uccidono tutte le operaie che capitano a tiro e riportano il bottino di uova e larve a casa con loro, in spedizioni che durano circa un’ora. Ma le termiti non si fanno razziare senza reagire, anzi. I soldati si scatenano in “battaglie” per proteggere la propria casa, sfruttando i potenti apparati boccali per attaccarsi alle formiche predatrici, che rimangono ferite.

Quando una formica viene ferita secerne sostanze chimiche di allarme, un vero e proprio grido d’aiuto olfattivo che nelle compagne scatena la risposta di soccorso. Recuperata, viene ricondotta a casa dove la terapia consiste per la gran parte nella rimozione delle tenaci termiti soldato, spesso ancora fermamente appese al suo corpo.

Per quanto il soccorso con rientro al formicaio sia un comportamento nuovo durante i raid ai termitai, queste formiche collaborano tra loro anche quando si trovano coinvolte in situazioni bellicose con altre formiche, come quelle del genere Dorylus. Durante gli scontri, queste ultime si attaccano alle zampe e al corpo delle Matabela proprio come fanno le termiti. Ed è in quei momenti che torna utile il gioco di squadra: le formiche Matabela si guardano le spalle le une con le altre, rimuovendo le nemiche attaccate alle estremità delle compagne.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Kea, la risata contagiosa dei pappagalli neozelandesi

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Condividi su
Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".