CRONACA

Il Grand Finale della sonda Cassini: un tuffo tra gli anelli di Saturno e l’addio

La missione spaziale nata dalla collaborazione tra Nasa, Esa e Asi si prepara al suo gran finale: prima un tuffo tra gli anelli di Saturno, poi la sonda Cassini scenderà nell’atmosfera del pianeta

Crediti immagine: NASA/JPL-Caltech

CRONACA – Ha svelato la natura della polvere interstellare, ha descritto nel dettaglio le lune di Saturno, scoprendo oceani di metano su Titano e attività idrotermali potenzialmente ospitali per la vita su Encelado. Ora però la sonda Cassini si prepara al suo Grand Finale a 20 anni dal lancio che sancì l’inizio della missione, nel 1997. Il 26 aprile la sonda, nata dalla collaborazione tra Nasa, European Space Agency e Agenzia Spaziale Italiana si è ammutolita: un silenzio che è durato poco più di 24 ore e che le ha permesso di entrare nell’orbita che il prossimo 15 settembre la porterà al “pensionamento”. Un tuffo tra gli anelli di Saturno e la sua atmosfera per svelarne gli ultimi misteri dopo aver inviato preziosissimi dati per 13 onorati anni di onorata carriera.

Un vero e proprio Grand Finale, questo il nome della sequenza di manovre che gli scienziati hanno scelto per accompagnare l’addio definitivo alla sonda e salutare così una missione che ha rappresentato un punto fondamentale nello studio del sistema solare. Il silenzio radio, necessario affinché l’antenna ad alto guadagno (HGA) progettata dal team italiano dell’Asi la protegga dalle microparticelle che potrebbero comprometterne l’entrata in orbita, è iniziato alle 8 del mattino del 26 aprile ore italiane e finirà questa mattina, 27 aprile, quando la sonda si rimetterà in contatto con gli scienziati a Terra.

Se anche Cassini è rimasta in silenzio, ha però continuato ad “ascoltare” e soprattutto a fotografare tutto quello che accadeva intorno a lei, regalandoci così altre preziose immagini di Titano, una delle lune di Saturno. Per poter entrare nell’orbita con la giusta spinta, la sonda ha effettuato il 22 aprile scorso il suo 127° passaggio intorno a Titano, un flyby “d’addio” prima di andare incontro al suo vero obiettivo, che le ha permesso di scattare foto ad una distanza di appena 979 chilometri dalla superficie del satellite.

Un ultimo sguardo a Titano con i suoi strumenti radar, quasi un ultimo saluto ad un caro amico con cui ha passato gli ultimi 13 anni, svelandone mari e oceani di idrocarburi, per poter ripartire alla volta degli anelli del pianeta. Un congedo che nell’ultimo passaggio offre agli scienziati uno sguardo del tutto nuovo su una regione già nota, dove si trova anche l’isolotto magico, ma mai osservata a queste lunghezze d’onda. Earl Maize, project manager di Cassini, ha spiegato: “Con quest’ultimo ‘flyby’ siamo in assetto per il Grand Finale. La sonda ormai è su una traiettoria balistica che, anche in caso di possibili futuri aggiustamenti, entrerà definitivamente nell’atmosfera di Saturno il prossimo 15 settembre, qualsiasi cosa accada”.

Ma perché porre fine a questa importante missione? Dopo 7 anni di viaggio nello spazio interstellare e 13 anni di osservazioni ravvicinate di Saturno e delle sue lune, la sonda Cassini ha quasi finito il carburante e questo la renderà ingovernabile dagli scienziati della missione, che non potranno più controllarne i movimenti. La sonda avrebbe potuto così precipitare sulle lune Encelado e Titano, dove sono stati rivelati ambienti potenzialmente abitabili, danneggiandone irrimediabilmente gli equilibri e mettendo a rischio le missioni future.

Cosa fare allora per un Grand Finale che si rispetti? Gli scienziati della collaborazione internazionale non ha avuto dubbi: un tuffo tra gli anelli di Saturno, per scattarne immagini ravvicinate, e poi una discesa kamikaze nella sua atmosfera. Questo il Grand Finale che si rispetto per il duro lavoro che la sonda, la prima ad arrivare così vicino ad un pianeta nel nostro sistema solare, ha svolto con risultati eccezionali. Tanti successi raggiunti e un tuffo tra gli anelli: non poteva essere progettato certo in maniera migliore.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.