SALUTE

Attività fisica per prevenire il cancro: un nuovo studio lo conferma

Uno studio italiano per la prima volta ha mostrato che l'attività fisica agisce come prevenzione per i tumori gastro-intestinali abbassando i livelli di acidi biliari nel sangue.

Una corsa di media distanza è in grado di ridurre sostanzialmente la concentrazione di acidi biliari nel sangue, soprattutto quelli più nocivi, che concorrono alla patogenesi dei tumori del pancreas, delle vie biliari, dello stomaco e del colon-retto. Crediti immagine: Hamza Butt, Flickr

SALUTE – Tutti siamo a conoscenza del fatto che fare un po’ di attività fisica tre volte alla settimana sia un toccasana per la nostra salute, sia in termini cardiovascolari che per ridurre il rischio di sviluppare il cancro. Ma se riguardo al rischio cardiovascolare è più semplice per chiunque intuire il valore del movimento fisico come riduzione della pressione sanguigna e dei livelli di colesterolo cattivo nel sangue, il fatto che una corsa un paio di volte la settimana possa costituire un bonus per il rischio tumorale, come può esserlo smettere di fumare, è solitamente più difficile da comprendere. Eppure le evidenze scientifiche non mancano, e proprio in questi giorni si è aggiunto un altro importante tassello, riguardo ai tumori del tratto gastro-intestinale.

Uno studio condotto dall’Università di Verona in collaborazione con la New York University School of Medicine ha mostrato che una corsa di media distanza è in grado di ridurre sostanzialmente la concentrazione di acidi biliari nel sangue, soprattutto quelli più nocivi, che concorrono alla patogenesi dei tumori del pancreas, delle vie biliari, dello stomaco e del colon-retto.

Se da tempo è nota la relazione fra alti livelli di acidi biliari nel sangue e il rischio neoplastico, non si era mai indagata l’ipotesi che l’attività fisica potesse essere un buon modo per abbassare questi livelli. Gli acidi biliari provocano un danno diretto alle cellule, imputabile al potenziamento dello stress ossidativo, al danneggiamento diretto di DNA e mitocondri, all’inibizione dei processi di proliferazione neoplastica e all’aumentata resistenza delle cellule neoplastiche ai meccanismi immunitari che ne contrastano la crescita. “L’elemento di novità della ricerca è aver identificato un nuovo meccanismo che spiega il legame tra attività fisica e ridotto rischio di neoplasie gastrointestinali, soprattutto di cancro del colon-retto” spiega a OggiScienza Giuseppe Lippi, responsabile della sezione di Biochimica clinica dell’ateneo veronese.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Oncotarget, si è basato sui dati provenienti dai prelievi effettuati ai partecipanti delle quattro edizioni di “Run For Science”, un progetto di ricerca sulla corsa, ideato da Scienze motorie dell’ateneo scaligero, che dal 2014 si tiene ogni anno a Verona. “I prelievi sono stati effettuati prima e dopo la corsa, e sono stati poi inviati al laboratorio che ha eseguito un’analisi sofisticata di ogni acido biliare” precisa Lippi. Le analisi sono state condotte utilizzando una strumentazione di ricerca molto sofisticata e precisa, quale la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa tandem (LC-MS/MS) con rilevazione a triplo quadruplo. “Si tratta di una cosa che non era mai stata fatta prima, che ci ha permesso di notare che non solo vi è una correlazione fra la corsa e la diminuzione dei livelli di questi acidi, ma che i più nocivi di essi sono anche quelli che si abbassano di più.”

La riduzione di acidi biliari nel sangue conseguente all’attività fisica potrebbe inoltre essere considerata un presidio terapeutico aggiuntivo anche per pazienti che abbiano già ricevuto una diagnosi di tumore. “Dai risultati che abbiamo conseguito in questo studio – conclude Lippi– si dimostra infatti che non serve diventare atleti per godere di questi benefici, poiché la riduzione degli acidi biliari nel sangue è indipendente dall’intensità dell’esercizio, ma si correla solo alla sua durata”.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.