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STEM in Europa, a che punto siamo?

La falce dei tagli della nuova presidenza Trump ha messo a rischio non solo i laboratori ma anche i programmi scientifici scolastici ed extrascolastici.

In ritardo rispetto agli Usa e alla crescita dell’industria Hi-tech, anche l’Europa ha iniziato a smuovere un po’ le acque per adeguare i percorsi scolastici. Crediti immagine: Steven Brewer, Flickr

APPROFONDIMENTO – Alla March for Science dello scorso 22 aprile a Washington, la comunità scientifica americana era ben rappresentata in tutte le sue componenti, dalla biomedicina alle scienze del clima. Nel corteo si potevano leggere cartelli di protesta e slogan a difesa della ricerca scientifica e l’educazione dedicata alle scienze. La falce dei tagli della nuova presidenza Trump, infatti, ha messo a rischio non solo i laboratori ma anche i programmi scolastici ed extrascolastici dove la scienza si impara e dove gli studenti iniziano a comprenderne il valore sociale, dopo essersi appassionati alle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).

Tra i marchers di Washington, era presente David Evans, direttore esecutivo della National Science Teacher Association, alla testa di più di 50.000 membri dell’associazione per rivendicare il giusto riconoscimento al ruolo della scienza e dei docenti di scienza nella comunità americana, ha dichiarato: “I programmi di educazione sulle Scienze stanno subendo dal governo lo stesso trattamento di tutta la scienza in generale, e questo è inquietante e inaccettabile”

I tagli previsti da Trump, infatti, minacciano di ridurre le spese per l’educazione nelle scienze da 68 a 59 miliardi di dollari, una cifra consistente che va a toccare anche i programmi educativi della NASA e dell’NNI.  

STEM in USA

Quest’ultima rivendicazione non è frutto solo dell’attuale situazione politica. Lo sono invece i tagli al budget dai quali, in un modo o nell’altro, dipendono tutti gli altri problemi legati al mondo delle scienze.
Il potenziamento degli studi STEM è da molti anni un obiettivo nella comunità di scienziati e insegnati statunitensi, afferenti agli standard K-12, il dibattito nato attorno a queste discipline comprende molte discussioni ancora aperte, e la marcia è stata in definitiva l’ultimo l’evento per richiamare l’attenzione e ricordare, per esempio, una non piena parità di genere nel settore, riconosciuta di recente anche in Italia.

Il termine STEM ha iniziato ad acquisire una sua identità nel panorama delle discipline K-12 circa dieci anni fa, nel 2006, con lo scopo di definire una nuova formula per affrontare la scarsa preparazione degli studenti ai nuovi lavori ad alto contenuto tecnologico che si iniziavano a intravedere all’orizzonte.

In tempi brevi, il nuovo paradigma STEM è diventato catalizzatore di diverse riflessioni inerenti il concetto di innovazione tecnologica ed educazione.

Solo pochi mesi dopo il battesimo di questo nuovo acronimo, per esempio, il ricercatore Georgette Yakman alzava già il tiro chiedendo che venisse aggiunta la lettera A, passando a STEAM, per includere anche le Arti in questa nuova, necessaria, battaglia per rinnovare i programmi scolastici.

Più di recente, inoltre, è sorta anche la necessità di includere la lettura tra le discipline da tutelare, evolvendo quindi da STEM o STEAM in STREAM – con l’aggiunta della R per Reading – visto che nel frattempo qualche passo in avanti per la cura delle scienze di base e applicate è stato fatto, ma gli studenti rischiano di trascurare il basilare esercizio della lettura.

Da Scientix a MoM: l’EU insegue le STEM

Qual è stato nel frattempo l’atteggiamento europeo? In ritardo rispetto agli Usa e alla crescita dell’industria Hi-tech, anche l’Europa ha iniziato a smuovere un po’ le acque per adeguare i percorsi scolastici.

Scientix è un network nato nel 2009 per non lasciare isolati i progetti europei dedicati alle scienze, e per creare una massa critica a favore in particolare delle discipline STEM. Ad essere coinvolti in Scientix sono soprattutto gli insegnanti, insieme ai ricercatori, ai project managers e ai decisori politici.

L’esperienza americana continua a rimanere un riferimento solido per la scuola Europea in fatto di STEM. Tra i progetti avviati con Scientix si può tuttavia intravedere un dato significativo che rivela quanto in realtà i programmi scolastici europei, e italiani in particolare, siano già dotati di tutti gli anticorpi necessari per affrontare questa sfida da un punto di vista strettamente culturale, mentre è principalmente la mancanza di strutture adeguate a impedire un’innovazione dell’educazione scolastica rapida e all’altezza di altri paesi.

Una delle ultime iniziative italiane che prova a colmare la distanza tra i vecchi paradigmi educativi e l’interesse crescente per le scienze applicate è Mom – Matters of Matter – Futures material in Science education, un progetto finanziato nell’ambito del programma Erasmus+, ideato, proposto e coordinato dall’IIS Cavazzi di Pavullo, già coinvolto in NanoLab.

MoM ha l’obiettivo di innovare e migliorare l’insegnamento delle scienze nelle scuole superiori, appunto, attraverso lo studio e l’applicazione pratica di materiali innovativi di ultima generazione con approcci IBSE (Inquiry Based Education Education) e PBL (Problem Based Learning). Il progetto coinvolge le classi di quattro istituti di Italia, Portogallo, Irlanda e Germania, impegnate nella messa a punto di esperimenti scientifici durante le ore di laboratorio su, tra le altre cose, nanomateriali, nuovi dispositivi, circuiti progettati ad oh con Arduino. MoM è inoltre un progetto “Teacher to Teacher”, non sono cioè solo i gruppi classe a confrontarsi, verificare e condividere periodicamente durante il progetto i risultati dei propri laboratori, ma anche gli insegnanti, seguendo la tradizione dei progetti Comenius – gli antesignani di Erasmus+.
Sono probabilmente soprattutto gli insegnanti stessi a beneficiare delle sessioni di confronto, considerando che saranno loro stessi i depositari e i messaggeri di una nuova conoscenza che si sta nel frattempo plasmando. Gli strumenti messi a disposizione dell’Europa ci sono, le iniziative e la buona volontà, per il momento, anche.

Leggi anche: Il “declino” dell’italiano a scuola: diamo i numeri

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Marco Milano
Dopo gli studi in Scienza dei Materiali si è specializzato in diagnostica, fonti rinnovabili e comunicazione della scienza. Da diversi anni si occupa di editoria scolastica e divulgazione scientifica. Ha collaborato, tra gli altri, con l’Ufficio Stampa Cnr e l’agenzia Zadig.